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Souvenir d’Italie: l’Italia oltre la cartolina, in mostra all’Istituto di Cultura di Dakar
Arte contemporanea
di redazione
Ribaltare il luogo comune, per proporre una visione complessa. Questa la tensione di Souvenir d’Italie, mostra visitabile fino all8 febbraio 2025 presso la nuova sede dell’IIC – Istituto Italiano di Cultura di Dakar. Curata da Eugenio Viola e inserita nell’ambito della sezione OFF della 15ma edizione della Biennale d’Arte di Dakar e della 13ma edizione di Partcours, festival parallelo alla manifestazione, la mostra presenta le opere di Binta Diaw, Adji Dieye e Delio Jasse, artisti italiani o residenti in Italia, di origine africana. Le loro ricerche affrontano temi cruciali come la memoria, l’identità, la migrazione e le complessità della diaspora, riflettendo un mondo sempre più connesso e multiculturale ma anche attraversato da nuove forme di intolleranza.
Inserendosi tra le iniziative che mirano a rafforzare i legami culturali tra Italia e Senegal, la mostra risponde al tema The Wake, Il Risveglio, lanciato dalla Biennale di Dakar, e il titolo, Souvenir d’Italie, richiama esplicitamente il film di Antonio Pietrangeli del 1957, una commedia turistica che promuoveva l’Italia attraverso stereotipi da cartolina. La mostra capovolge questa concezione semplicistica proponendo una riflessione critica sull’Italia contemporanea e su come la sua cultura sia arricchita da storie, visioni e contaminazioni provenienti dall’Africa e dalle sue diaspore.
Promuovendo l’arte come strumento di dialogo, Souvenir d’Italie è un invito a riconoscere e celebrare la complessità delle esperienze migratorie e identitarie, passate e presenti. «Ci invita a ripensare l’italianità in un contesto globale, offrendo uno spazio per la riconciliazione e il dialogo tra le diversità, stimolando una riflessione critica sui concetti di identità e appartenenza, oggi più che mai fluidi e rinegoziabili», ha spiegato Viola, che è direttore artistico del museo MAMBO di Bogotá e ha curato il Padiglione Italia alla 59ma Biennale d’Arte di Venezia.
Tra i lavori esposti all’IIC di Dakar, l’installazione immersiva Il peut pleurer du ciel (2024) di Binta Diaw, realizzata durante una residenza in Senegal sostenuta dall’Istituto Italiano di Cultura di Dakar nell’ambito della terza edizione di Progetto Genesi. Arte e Diritti Umani. L’opera affronta con intensità il tema della migrazione e il suo impatto sulle relazioni tra Africa ed Europa, intrecciando identità, immaginazione e patrimonio culturale.
Adji Dieye presenta Let Me (2021), parte della serie Culture Lost and Learned by Heart. L’installazione esplora il ruolo dell’architettura urbana nella riscrittura della storia post-coloniale, intrecciando gli archivi iconografici del Senegal con il concetto di “parallelismo asimmetrico” introdotto da Léopold Sédar Senghor e le riflessioni del pensatore Felwine Sarr.
Infine, Delio Jasse, artista di origini angolane, indaga la memoria e l’identità attraverso un linguaggio meta-fotografico. Le sue serie Città Foresta (2022) e Visitate l’Italia (2002) dialogano con la storia coloniale italiana e con microstorie personali dimenticate, utilizzando materiali trovati, come vecchi passaporti e album di famiglia.