Chiude con la presentazione del catalogo, martedì 19 ottobre, la mostra lucana “Perimetro del sensibile”, dei pugliesi Giuseppe Spagnulo (Grottaglie, 1936 – 2016) e Raffaele Quida (Lecce, 1968) nella Chiesa del Carmine di Matera. Pubblicazione edita da NFC edizioni che suggella l’elegante operazione di “avvicinamento e abbinamento” dei due artisti compiuta dal curatore Giacomo Zaza, nel ragionare una selezione di opere efficacemente combacianti tra loro e con l’ambiente; oltre una decina, dei primi anni Novanta quelle di Spagnulo, degli anni Duemila quelle di Quida, affiancate in un armonico percorso di raffronti visivi e percettivi lungo la navata della chiesa seicentesca inglobata in Palazzo Lanfranchi, sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna.
Costruita sul rapporto tra le due esperienze artistiche, sotto il Patrocinio del Museo, della Provincia e del Comune di Matera, la mostra è stata realizzata con la collaborazione della Cosessantuno Artecontemporanea, seria e ormai storica realtà pugliese guidata da Gianmichele Arrivo, e della Fondazione per l’Arte e le Neuroscienze F. Sticchi, nonché delle collezioni Fraccalvieri e Sirressi di Santeramo, per il prestito delle opere di Giuseppe Spagnulo.
«Nel mezzo dell’odierna costellazione di segni ed esperienze artistiche prendere in esame i percorsi di Spagnulo e Quida – afferma Zaza – significa attestare l’importanza della complementarietà tra percezione e linguaggio». Distanti per generazione, vicini per affinità nell’intendere lo spazio materiale e simbolico, i due artisti «Hanno operato e operano delle ‘riconfigurazioni’ a partire dai campi sensibili e dalla percezione della materia, della forma e della superficie». Un’opportunità di dialogo, serrato e convincente grazie anche all’allestimento che procede per osmosi e per stridore con il contesto connotato e gli elementi decorativi della chiesa sconsacrata.
Progetto espositivo ed editoriale che racchiude tanto le considerazioni e gli esiti del maestro Spagnulo – «Non credo in una forma più perfetta di un’altra, ma solo nella quantità di spazio che una forma riesce a mettere in movimento» – quanto i processi di Quida – che nell’opera esemplare 2020 Antropologia sociale, accosta due superfici impresse dallo stesso segno, impronte su carta fotosensibile e incise su una lastra di marmo, percettibilmente differenti ma non una più dell’altra. Progetto che nei termini “perimetro” e “sensibile” appare come un ossimoro, mettendo in campo coppie di concetti agli antipodi, «Immobilità e trasformazione, struttura razionale e impeto magmatico, superficie e profondità, casualità e geometria, bordo e sconfinamento, sensibile e soprasensibile».
Continua Zaza, «L’interesse è caduto su artisti che elaborano concetti e pensieri visivi a partire dal contatto con un’opera che interviene in un contesto. La scelta di Spagnulo nasce da una mia ricerca nel territorio e dall’importanza dell’opera dell’artista tra scultura e sconfinamento spaziale, tra dirompenza della materia e percezione della dissolvenza – a Matera si può vedere una bellissima opera nel MUSMA Museo della Scultura Contemporanea. Mi è sembrato congeniale avvicinare la processualità dell’opera di Quida alle presenze austere e pulsanti di Spagnulo, due esperienze prive di retorica e di approcci transizionali. La mostra di per sé è stata un esperimento su ciò che vediamo e ciò che potremmo vedere dentro una struttura barocca e ricca di rimandi, come quella della Chiesa del Carmine di Palazzo Lanfanchi».
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