25 febbraio 2025

Spazi indipendenti, Adiacenze a Bologna compie 15 anni e si racconta in questa intervista

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Cosa vuol dire essere uno spazio indipendente oggi? Una conversazione con Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi di Adiacenze, per i suoi 15 anni di mostre, progetti e residenze, a Bologna e oltre

Irene Fenara, Se il cielo fugge, Adiacenze, 2016
Irene Fenara, Se il cielo fugge, Adiacenze, 2016

A Bologna, il 20 febbraio 2010, Amerigo Mariotti e Daniela Tozzi diedero vita a Adiacenze, uno spazio espositivo no-profit, adiacente alle gallerie storiche di Bologna ma focalizzato su chi si affaccia per la prima volta al mondo dell’arte. Una realtà parallela, quindi, ma aperta, con l’obiettivo di creare ponti fra gli artisti all’inizio dei loro percorsi e le istituzioni.

In questi 15 anni Adiacenze si è espansa, cambiando sede più volte, fino a quella attuale di Vicolo Spirito Santo. Ogni trasferimento ha rappresentato un’opportunità e al tempo stesso una sfida, portando alla sperimentazione di nuove forme di interazione non solo con gli spazi ma con l’idea stessa di «Essere uno spazio indipendente».

Arte come relazione con il territorio. E non solo

La prima mostra di Adiacenze, inaugurata quel 20 febbraio, era The lim-it space upgrades the reality di Giacomo Lion, a cura di Daniela Trincia e Angel Moya Garcia. Si potrebbe dire che i temi affrontati da Lion – il moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione a discapito delle relazioni interpersonali – hanno anticipato quello che sarebbe divenuto uno degli interessi centrali dell’attività di Adiacenze: le relazioni, non solo fra l’artista e sistema dell’arte ma con la comunità in cui questo è immerso.

Giacomo Lion, The lim-it space upgrades the reality, Adiacenze, 2010, foto di Dario Lasagni

Il legame con il territorio bolognese emerge pienamente nella collaborazione con la Casa della Cultura Italo Calvino di Calderara di Reno e nel programma di residenze Prospettive. I due progetti hanno incarnato pienamente quest’attenzione per il territorio e per i suoi contrasti, soprattutto per ciò che concerne il rapporto centro-periferia e la partecipazione dei pubblici all’interno dello spazio urbano.

Nello specifico, il progetto Prospettive ha dato vita a un network di residenze d’artista promosso dalla Regione Emilia-Romagna: gli artisti, grazie alla mediazione di Adiacenze, hanno potuto lavorare in diverse realtà del territorio – Calderara di Reno, Cento, Cotignola, Granarolo dell’Emilia, Spilamberto, Valsamoggia, Vernasca (Vigoleno) -, ribaltando il rapporto preesistente fra centro e periferia.

uido Segni, Fino alla fine, a cura di Alessandra Ioalé e Marco Mancuso, Adiacenze, 2019, foto di Luciano Paselli

Essere uno spazio no-profit oggi

Interrogarsi su cosa sia cambiato in questi 15 anni non è solo un modo per comprendere l’evoluzione di Adiacenze, ma anche per riflettere su cosa sia cambiato nel modo di esporre l’arte nell’ultimo decennio. Per questo motivo, mi sono interfacciata con Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi, rispettivamente fondatore e co-direttrice dello spazio espositivo.

Cosa è cambiato da quel 20 febbraio 2010? Quali sono le differenze fra l’essere uno spazio indipendente nel 2010 ed esserlo oggi?

«Adiacenze inaugura il 20 febbraio 2010 come uno spazio indipendente dedicato agli artisti emergenti, offrendo loro un ambiente in cui muovere i primi passi nel mondo dell’arte. Nasce con l’intento di colmare un “vuoto” tra l’Accademia e il sistema dell’arte, un’area che, in quel momento, non rientrava negli interessi delle gallerie commerciali. Fin dai suoi primi anni, Adiacenze si è affermata a Bologna e in Italia come un luogo di sperimentazione, un laboratorio in cui osare, confrontarsi e persino sbagliare, sempre in dialogo con figure curatoriali. L’attenzione non si è mai focalizzata solo sul risultato finale, ma soprattutto sul processo creativo, sul significato profondo del lavoro artistico e sul come svilupparlo insieme.

Questa libertà di pensiero e azione è il cuore dell’indipendenza di Adiacenze, un’indipendenza che significa essere slegati dal mercato, dalle sue tendenze e dai suoi vincoli, mantenendo una totale centralità dei contenuti. Dall’apertura fino a oggi, il nostro focus è rimasto lo stesso: valorizzare il dialogo e la relazione con gli artisti. Garantire questa libertà ha richiesto un costante impegno per costruire un progetto sostenibile, che non dipendesse dalla vendita diretta delle opere. Oggi ci sosteniamo grazie a bandi pubblici e privati, sia a livello locale che nazionale e, più recentemente, anche internazionale, e a curatele esterne. Questo ci ha permesso di consolidare Adiacenze non solo come spazio di ricerca e sperimentazione, ma anche come piattaforma di produzione artistica.

Nel tempo, il nostro percorso si è esteso oltre la sede a Bologna, grazie a collaborazioni con istituzioni nazionali e internazionali, cruciali per ampliare le opportunità degli artisti con cui lavoriamo. In questa evoluzione, abbiamo deciso di concentrarci sempre di più sul processo artistico e sulla ricerca, considerando la restituzione espositiva come una delle tante tappe che lo compongono. La nostra linea curatoriale si fonda sulla necessità di interrogare il presente attraverso l’arte, creando condizioni e occasioni che favoriscano lo sviluppo della ricerca artistica, sia in dialogo con gli artisti stessi, sia attraverso connessioni con altri professionisti e discipline, arricchendo così il processo creativo e ampliandone le prospettive».

Presentazione de La Foresta n. 5, Adiacenze, 2022

Tra località e internalizzazione: uno sguardo al futuro

La riflessione su cosa voglia dire essere uno spazio indipendente oggi non è, però, esule dal contesto internazionale dell’arte contemporanea. La capacità di fare rete e dialogare è ciò che permette alle realtà indipendenti di valorizzare la propria azione sul territorio. Al tempo stesso, questo desiderio di connessione nasce da un bisogno profondo: quello di pensare a un futuro per l’arte contemporanea che non passi solo dalla rete istituzionale.

Questo desiderio di internazionalizzazione è emerso nella conversazione con Adiacenze, che ha già concretizzato questa riflessione in SWAP, un programma di residenza d’artista internazionale, uno scambio tra Bologna e Bergen, in Norvegia.

Giacomo Modolo in residenza presso la Pinacoteca Civica il Guercino di Cento per Prospettive. Fare Parte, a cura di Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi, 2023, foto di Michele Amaglio, courtesy Adiacenze

Quali sono gli obiettivi per i prossimi anni di Adiacenze?

«Nei prossimi anni, Adiacenze mira a rafforzare ulteriormente il proprio ruolo a livello internazionale, ampliando le reti di collaborazione con istituzioni e realtà artistiche all’estero. Questo permetterà di offrire agli artisti nuove opportunità di confronto e crescita in un contesto sempre più globale.

Allo stesso tempo, lo spazio di Adiacenze continuerà a essere un punto di riferimento a livello locale, un luogo dinamico di dialogo e contaminazione sulle tematiche contemporanee, in cui sperimentazione e ricerca possano svilupparsi attraverso un costante scambio tra artisti, curatori e pubblico».

Lesia Vasylchenko, Children of Infinity, a cura di Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi, Adiacenze, 2025, foto di Michele Amaglio, courtesy Adiacenze

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