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Spazio all’arte: Claudio Seghi Rospigliosi apre le porte della sua Villa di Prato
Arte contemporanea
di Marina Dacci
Intervista in libertà a Claudio Seghi Rospigliosi, persona amabile ma schiva che, da un paio d’anni, invita artisti a interpretare gli spazi di Villa Rospigliosi, a Prato.
«…Collezionista non sembra una bella parola sembra alludere a chi accumula cose…in realtà io colleziono sensazioni di cui l’opera è solo un tramite. L’opera mi fa rivivere l’emozione di un incontro: è una stratificazione di memorie, di sensazioni. La mia collezione è iniziata a metà degli anni Novanta, è una collezione semplice e eterogenea. Il lavoro di un artista mi deve colpire immediatamente. Mi sto interrogando sullo status che il collezionismo sta cercando di darsi…una cosa per me è chiara: riuscire a restare all’esterno del perimetro strettamente mercantile dell’arte…
Alla base del progetto che abbiamo avviato con ChorAsis (Lo spazio della Visione) a cui mi sto dedicando da un paio d’anni è la voglia di allargare la fruizione dell’arte contemporanea a un pubblico di non-addetti-ai-lavori che ne possa fruire gratuitamente, cercando di creare un contatto amichevole nell’accoglienza e di stimolare la reattività personale senza resistenze psicologiche. Non desidero consolidare circuiti autoreferenziali, ma privilegiare invece il rapporto col mio territorio proponendo il progetto in chiave formativa, con modalità che vengono messe a punto di volta in volta con gli artisti.
ChorAsis nasce dalla collaborazione tra me e Riccardo Farinelli e si colloca all’interno di una associazione che si chiama Progetto Hermes, nata per diffondere la pratica del teatro sociale e successivamente arricchita di altri linguaggi (musica e arte) con uno scopo semplice: la divulgazione della bellezza.
Questa villa (già villa Aldobrandini) si porta dietro energie pesanti legate a un certo tipo di aristocrazia che viveva in una sorta di immobilismo fino agli anni Ottanta: successivamente, anche grazie alla visione di mia madre, si sono create condizioni di “apertura verso il fuori” che sono approdate, nel tempo, alla creazione del progetto Hermes con l’obiettivo di far circolare e diffondere energia creativa.
Con ChorAsis la villa e la sua vasta area circostante vengono affidate allo sguardo degli artisti per una loro reinterpretazione dello spazio: sono invitati senza limiti di mezzi né di modalità assumendomi i costi di produzione.
L’elemento di grande importanza per me – in questa relazione con gli artisti – è il rispetto reciproco che mi ha sempre regalato particolari forme di complicità che nascono dalla voglia di sperimentare insieme. Questo è quello che mi arricchisce. È chiaro che mi interessa molto stare dentro il processo di produzione, sono un uomo del fare più che del comunicare…spesso collaboro alla realizzazione dei lavori in prima persona. Non chiedo nulla in cambio agli artisti. Al termine del progetto alcune opere vengono acquistate, ma non è indispensabile: ci sono lavori, ad esempio, che per loro natura sono effimeri…
Gli obiettivi futuri: il riutilizzo della parte agricola della proprietà per realizzare uno spazio multimediale per danza e musica e la creazione di uno spazio dedicato alla residenza degli artisti per favorire al meglio il loro rapporto con l’ambiente su cui devono intervenire.
Stiamo lavorando anche alla produzione di pubblicazioni, a memoria delle esperienze realizzate: non si possono definire cataloghi tradizionali, ma documentazioni di un work in progress».