Vi ricordate dello sfratto del neonato Spazio Amato dal suo rifugio di via Vallarsa, perché durante l’opening del giovane artista italiano semplice Giulio Alvigini si era fatto troppo “assembramento” scambiato per una festa?
Come promesso dai fondatori, i giovani Giorgio Bernasconi, Marco Paleari e Pietro Guglielmin, Spazio Amato avrebbe trovato una nuova location: detto fatto, e dopo una vera e propria festa tenutasi lo scorso marzo per commemorare lo sloggio, ecco che lo spazio Ex Amato (traslocato il luogo, traslocato anche il nome!) si ripresenta in una nuova forma in quello che sarà il luogo futuro dell’Associazione OBlò, in zona sud a Milano (via Passo Pordoi 10), a poche centinaia di metri rispetto all’antico bunker.
Terzo artista a presentare il suo lavoro, stavolta, è Marco Paleari (1998) con “Sembra facile ma non è difficile”, mostra personale e decisamente suggestiva aperta fino al 14 maggio, dal mercoledì alla domenica, dalle 15 alle 19 su prenotazione.
Nel perfetto ambiente di OBlò i disegni di vario formato del giovane artista ci raccontano “l’impressione di un dato momento”, ma è senza dubbio nella lunga parete di “contorni” di corpi in scala 1:1, dai quali escono -in maniera alternata- dettagli di volti, mani o contrappunti di fiori che si percepiscono le intenzioni.
“L’artista vuole immaginare cosa potrebbe accadere dentro queste delimitazioni, come la “storia infinita” continuerebbe a generarsi all’interno dei simulacri ospitanti anche una volta svuotati di tutte le loro aggettivazioni: attori diversi in ruoli sempre uguali”, si legge nel testo che accompagna la mostra. E a proposito di attori, viene in mente anche Pasolini e il suo film La Ricotta, osservando la tela Rosso scala C (2021), dove Paleari sdraia i corpi dei protagonisti sulla tela e utilizzati come pattern per ricreare la scena della Deposizione dipinta da Rosso Fiorentino nella Pala di Volterra (1521).
E tra i disegni di piccolo formato dalla serie Drawings that have chosen me (2020 – in corso), realizzati “ricalcando” le immagini digitali da smartphone e tablet, che ci mostrano anche della perdita di qualità e incidenza delle immagini quotidianamente viste e “scrollate” in questa condizione di visione, è necessario entrare nello spazio candido di Oblò-Ex Amato consapevoli di doversi prendere un po’ di tempo per scoprire l’esercizio al dettaglio, per riabituare l’occhio alla dimensione della lentezza della pittura e del disegno, oltrepassando la tempesta attuale di immagini. E in attesa di scoprire dove sarà la prossima “casa” di Ex Amato.
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