<<Si può pensare alla pittura come un essere vivente?>>. Pennelli, oggetti personali, spazzole, contenitori colmi di colore ancora fresco e strumenti vari costruiti per dipingere. Andrea Kvas non ha smesso di lavorare, è come entrare nel suo studio. Quello che mette in mostra non è qualcosa di finito, di confezionato, ma è la pratica processuale che precede l’opera così come siamo abituati a pensarla. Non c’è una formalizzazione, soltanto un processo creativo in atto. In un sistema artistico dove la ricerca, intesa nella sua forma più pura, embrionale, non ha spazio di visione e significato se non all’interno dello studio d’artista, Kvas compie un gesto politico: dal carattere ludico quasi esasperato la pratica artistica diventa opera. Diventa esposizione.
Spazio Morris è uno spazio-progetto no profit fondato dall’artista Alessandra Pedrotti e dalla fillmmaker Marta Pierobon, con cui l’artista è da sempre in dialogo. Nato nel 2010 come luogo di ricerca, sperimentazione e di visibilità per giovani artisti, fino al 2013 ha organizzato esposizioni site-specific, residenze e progetti speciali all’interno di un grande appartamento dismesso in zona Porta Romana. Dopo dieci anni di fermo, Spazio Morris inaugura il suo ritorno con la personale A New Golden Age of Guano ospitata nella seconda stanza (chiamate Camera Doppia) dello Studio Giovanni de Francesco, atelier dell’artista, in mostra fino al 12 maggio.
Andrea Kvas realizza un’installazione site-specific immersiva dal processo continuo. Attivo dai sette giorni precedenti all’opening e in work in progress fino alla sua chiusura, lo spazio espositivo è in continua evoluzione dalle molteplici dimensioni trasformative di cui si può assistere e fare esperienza. A ricoprire il pavimento della stanza, è una stratificazione di poster che riproducono ossessivamente in un migliaio di copie lo stesso soggetto: la riproduzione fotografica di un dipinto dell’artista in cui tra le fluide forme pittoriche di riconosce il profilo di un uccello. Questo dipinto, insieme ad alti due, sono le uniche opere precedentemente realizzate da Kvas che decide di inserire in questo spazio di sperimentazione. Sugli stessi poster, l’artista interviene ulteriormente con resine sintetiche, pigmenti o impasti di cellulosa per (ri)dipingere nuove composizioni che appende e posiziona in tutto lo spazio. L’immagine diventa in questo modo materia prima, capace di saturarne le architetture con diverse configurazioni e composizioni. La processualità della pratica è portata a una massima estensione. Al centro della stanza si erige un piano di lavoro composto da una grande lastra di cartone su cui l’artista interviene con molteplici livelli di materia pittorica dalla natura organica, cambiandone poi le dimensioni e le funzioni appoggiandola alle pareti dalle sembianze espositive.
<<È più calzante raccontare di una pittura che si esprime in prima persona>> usando l’artista <<come mezzo di comunicazione>>. Attraverso la stratificazione, il processo pratico e la ripetizione, in A New Golden Age of Guano Andrea Kvas trasforma lo spazio espositivo in un corpo pittorico vivo dal rapporto istintivo e giocoso, a sconvolgerne gli equilibri.
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