Thao Nguyen Phan è un’artista vietnamita poliedrica la cui formazione prende le mosse dalla pittura, si sviluppa attraverso il cinema sperimentale e sfocia nell’installazione multimediale. I lavori dell’artista sono sviluppati attraverso la commistione di linguaggi diversi, a intrecciarsi in un’opera d’arte articolata, impregnata di profondi significati poetici, visivi e simbolici.
Reincarnation of Shadows: il titolo della mostra riflette la volontà di Thao Nguyen Phan di interrogarsi sulla possibilità che i miti tramandati oralmente, rimasti nell’ombra, si reincarnino ciclicamente. La denuncia che l’artista intende muovere è rivolta alle verità storiche che riguardano il passato del Vietnam, occultate dai racconti ufficiali. «Aspiro a costruire un corpus di opere interconnesse tra loro, in cui la diversità di stili e materiali possa coesistere in una dimensione onirica di democratica utopia» spiega Thao Nguyen Phan. La presenza di elementi ricorrenti nelle opere rende l’esperienza di visita immersiva e culla lo spettatore in un percorso fiabesco e familiare. Uno dei leitmotiv è il fiume Mekong, fonte di nutrimento e collegamento per i cittadini del Sud-Est asiatico. Per l’artista il corso d’acqua raffigura l’emblema dell’abissale cambiamento introdotto dal colonialismo e dall’eccessivo sfruttamento del suolo e delle risorse naturali. Il fiume ritorna quasi ossessivamente nelle opere in mostra. Nel video a tre canali First Rain, Brise Soleil vengono raccontate, in chiave romanzata, alcune delle vicende legate ai miti collettivi di Cambogia e Vietnam. Partendo dalle leggende popolari e dalla memoria storica, Thao Nguyen Phan sviluppa un’arte universale che riesce ad abbracciare tematiche attuali: urgenza ambientale, colonialismo e industrializzazione. Nella visione dell’artista, è importante che l’uomo tenti di costruire e intessere una profonda relazione che lo leghi al paesaggio, passando attraverso la percezione e la serenità che l’esperienza della natura infonde.
La mostra Reincarnations of shadows espone anche una selezione di opere pittoriche. La serie ad acquerelli su seta Dream of March and August inscena episodi di vita quotidiana popolare dai soggetti disparati. Ai dipinti viene conferito un velato realismo magico: una ragazza è assorta nella lettura di un libro mentre sta in equilibrio sulla schiena di un bufalo immerso nel fiume, un cerbiatto scorre su un trasportatore a nastro insieme ad una valigia e una bambina. I riferimenti simbolici e spirituali arricchiscono la mostra e il lavoro dell’artista: nell’installazione No Jute Cloth for the Bones, Thao Nguyen Phan applica al soffitto delle lunghe fronde di juta grezza essiccata. L’effetto che intende ottenere è quello di un varco rituale da oltrepassare per proseguire la visita.
Nella seconda sala è esposto anche il lavoro di un’altra artista vietnamita, cara a Thao Nguyen Phan. Si tratta di Diem Phung Thi, nota scultrice modernista che ha influenzato notevolmente la pratica artistica di Thao Nguyen Phan. Le sculture in mostra attingono a un bacino di immagini semplici, a tratti astratte e molto intime. I materiali utilizzati dall’artista sono variegati, dalla terracotta, al legno al metallo. Le sculture di piccolo formato richiamano le forme dei corpi di bambini, donne, soldati e soggetti ritirati in posizioni di preghiera. Il lavoro di Diem Phung Thi è contraddistinto da una profondo desiderio di resistenza è libertà e si sviluppa concretamente in sette moduli che si ripetono e intrecciano generando significati complessi. A proposito della contaminazione con questa artista visiva, Thao Nguyen Phan afferma «Il mio incontro con Diem è un incontro di linguaggi, la metafora della romanizzazione della scrittura vietnamita. Siamo donne e abbiamo entrambe studiato in Occidente. Per me il linguaggio di Diem è un sofisticato e consolidato sistema di scrittura».
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