25 agosto 2022

Stefano W. Pasquini, The Book of People – CRAC Gallery

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I ricordi diventano pittura nei ritratti a posteriori di Stefano Pasquini, che alla CRAC Gallery di Terni presenta un progetto aperto che invita alla partecipazione ed esalta la memoria

Stefano W. Pasquini, The Book of People

Si può dipingere la memoria? Chiedetelo a Stefano Pasquini, che nel suo ultimo lavoro, presentato alla CRAC Gallery di Terni, ha fotografato in acrilico su tela i ricordi di tante persone. E continuerà a farlo, in un progetto aperto e interattivo, che propone un interessante confronto tra l’artista e il pubblico, di qualunque tipologia. Con il progetto “The book of people”, avviato da Pasquini nel 2020 ed esposto per la prima volta nella galleria ternana, l’artista coinvolge le persone intimamente, attraverso il ricordo dei propri cari. Invitandoli a condividere un pensiero, un ricordo, e una foto legata alla persona cara, inviandole via email all’artista, il quale procede poi alla realizzazione di un ritratto concettuale di quella persona ricordata. Con un sito web dedicato che indica come partecipare. Il risultato, è una sorta di Antologia di Spoon River fatta di immagini, dipinte, che arricchiscono le parole. “Se ci pensiamo, la maggior parte di noi non sa pressoché nulla dei propri bisnonni, ameno che qualcuno in passato non si sia premurato di lasciare un loro ricordo. Questo progetto vuole essere quel ricordo”, spiega Pasquini.

Stefano W. Pasquini, The book of people

Il valore e l’importanza di questo archivio per immagini e pensieri, firmato dai committenti e realizzato dall’artista, sta nell’eredità eterna di una memoria di affetto per le persone care, persone come tutti, per gli altri, ma importanti per chi le ha conosciute. Non a caso, l’idea nasce proprio da un episodio personale, quando l’artista, dialogando con il padre, viene suggestionato da un piacevole racconto sul suo bisnonno, di cui però il genitore non riusciva a ricordare il nome. Accendendo così una luce sul tema del ricordo e sull’importanza della memoria, da cui è partita la scintilla creativa.
Certo il tema della memoria non è affatto nuovo nella storia dell’arte, ma nella prospettiva proposta da Pasquini assume sfumature inedite, dando vita ad altri significati e numerose sfumature espresse attraverso altrettante forme di linguaggio. Un messaggio artistico che viene già evocato e parzialmente declinato nel titolo del progetto, dove il lemma Libro (“book”), rivela il concetto di una serie continua, suggerendo anche la materialità dell’oggetto che qui, tuttavia, diventa potenzialmente infinito abbracciando lo spazio del web.

Stefano W. Pasquini, The Book of People

È un contenitore, dunque, “The Book of People”, che permette a chi vi entra di specchiarsi nel passato stando nel presente e in vista del futuro. Il termine “Persone”, persona in secondo luogo, recuperata nel latino dall’etrusco maschera, si porta dietro quell’antico debito che l’umanità ha nei confronti dell’arte del teatro e che, uscendo da essa, riguarda la conoscenza del sé. In tal senso, si potrebbe affermare che questo progetto si mostra in maniera autentica nella misura in cui esistiamo noi che lo osserviamo, una platea di voci che non sono solo spettatori, ma parte viva e attiva del progetto stesso. Infatti, e questa è forse la parte più originale e toccante, ogni ritratto realizzato, sia esso di chi non c’è più o di chi vive accanto a noi, nasce dai brevi racconti che ciascuno è invitato a inviare all’artista, affinché questi accompagnino, narrino per l’appunto, le nuove immagini pittori che rielaborate da altrettante fotografie. Ci sono (anche) le parole, dunque, che hanno un peso in questo progetto, perché attestano il senso della presenza, bilanciando in un certo qual senso, quella successione di passi di cui si nutre la memoria. Ancora e infine, bisognerebbe chiedersi perché “The Book of People” si svolge nel linguaggio della pittura. Una pittura, peraltro, non banale: veloce, fluida, gestuale, è la mano pittorica dell’artista che si muove in quella resa di un istante che non guarda alla perfezione, quanto piuttosto alla messa in luce di taluni tratti identitari della persona ritratta, evidenziando al contempo quanto proprio il genere del ritratto sia accostabile all’espressione della biografia. In questo senso, la pittura di Pasquini restituisce quel dato emozionale che s’intreccia nella relazione tra la percezione del sé, nel caso di “The Book of People” nella percezione del ricordo che si ha dei propri cari, in rapporto a meccanismi di tipo sociale. Questo, forse, è il messaggio più profondo e importante lanciato dall’intero progetto. La pittura, per sua stessa definizione, è unica, come scrive la curatrice, Maria Letizia Paiato: così ogni ritratto di “The Book of People” ritrova nella sua unicità e memoria il suo più vivo significato.

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