Dal 6 giugno all’8 settembre 2024, il Museo Orto Botanico di Roma ospita Avant que nature meure. Un lavoro di ricerca dell’artista Silvia Cini sulle tracce dei fiori più raffinati e delicati di sempre: le orchidee. Avant que nature meure è tra i progetti vincitori dell’Italian Council (11ma edizione, 2022), il programma di promozione internazionale per l’arte contemporanea italiana della DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC – Ministero della Cultura. Gli studi botanici dell’artista hanno contribuito a generare un’opera destinata all’Istituto Centrale per la Grafica di Roma. Là dove sono conservate anche le tavole e l’erbario dell’artista Enrico Coleman (1846-1911). Colui che nella contemplazione di flora e fauna ha saputo coniugare una personale sensibilità romantica con l’attenzione scientifica per il dettaglio.
Avant que nature meure nasce proprio dall’incontro tra Silvia Cini ed Enrico Coleman, uno dei più significativi pittori paesaggisti nella Roma di fine Ottocento. Tra il 1893 e il 1910, dipinse una serie di acquerelli di orchidee spontanee, indicando, per ognuna, il nome e il luogo di ritrovamento. Nel 2015, a partire da questa mappatura ante litteram della biodiversità di Roma, Cini ha avviato la sua indagine sulle fioriture odierne sopravvissute, con l’obiettivo di tutelare le specie ancora esistenti. Un lavoro di anni che affiancherà fisicamente quello di Coleman.
Sculture, installazioni ambientali e sonore, video e soprattutto fotografie sono esposte all’interno di una delle serre dell’Orto Botanico, tra i più antichi giardini d’Europa. Il percorso segue cronologicamente le diverse tappe e declinazioni mediali della ricerca sulle orchidee, coniugando elementi eterei con dati concreti sulla fioritura metropolitana.
Il progetto comprende anche conversazioni, talk, workshop e performance legati all’obiettivo di promuovere una riflessione sull’ecosistema. Il dibattito vede coinvolti botanici, studiosi dell’ambiente, antropologi, artisti, storici dell’arte, urbanisti e curatori. Non a caso Avant que nature meure nasce dalla collaborazione con istituzioni culturali e museali come l’Hungarian Garden Heritage Foundation, l’ELTE Botanical Garden di Budapest, Careof a Milano, MAMbo a Bologna, PAV Parco Arte Vivente a Torino e Kunstraum München – En Plein Air a Monaco.
Lungo l’iter espositivo sarà possibile osservare alcune minute sculture di orchidee spontanee che Silvia ha realizzato utilizzando la tecnica della galvanoplastica. Stabilizzando le specie botaniche come si faceva nei cabinet scientifici del centro Europa ai tempi di Coleman. Si tratta di prototipi atti ad indicare le aree di fioritura nel verde cittadino. A queste si affiancano alcune orchidee in creta cruda, testimoni del workshop tenuto dall’artista al Museo PAV di Torino, per un invito a riflettere sulla caducità dei fiori.
A catturare lo sguardo, all’inizio del percorso espositivo, è un abito in tulle sospeso, ispirato ai camici delle biologhe dell’Orto Botanico di Budapest. I fiori ricamati a mano dall’artista sul vestito vogliono essere un richiamo alla tradizione del popolo Matyò. Un gruppo etnico ungherese noto per la ricca tradizione culturale. In particolare proprio per i suoi abiti tradizionali decorati, i cui ricami sono stati riconosciuti Patrimonio Culturale Immanente dell’Umanità dall’UNESCO. Un video presenta la performance coordinata dall’artista e realizzata a Budapest. È la danza di una giovane con indosso l’abito di Silvia Cini, alla quale si alternano immagini originali delle ricamatrici Matyò negli anni Venti. Dal filmato sono state tratte alcune fotografie della danzatrice che seguono gli innumerevoli scatti floreali esposti.
La mostra comprende anche documenti, immagini delle orchidee spontanee nelle loro aree di fioritura, mappe, video e gli esiti dell’incontro “Spontanee”, realizzato a Careof.
Una mappa digitale interattiva mostra i luoghi di fioritura a Roma e invita chiunque a contribuire alla sua implementazione partecipando alla open call attraverso il sito del progetto. Questa mappatura – realizzata in collaborazione con gli studiosi dell’Orto Botanico di Roma – proseguirà anche dopo la conclusione della mostra e verrà aggiornata grazie all’impegno collettivo.
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