17 artisti italiani e internazionali in un piccolo borgo dalla storia millenaria. Situato lungo la catena dei monti Carseolani, al confine tra la Marsica e il Lazio, conosciuto anche come la Porta d’Abruzzo, Pereto si anima anche quest’anno con i linguaggi dell’arte contemporanea di straperetana, la manifestazione fondata da Paola Capata e Delfo Durante, giunta alla sua ottava edizione: appuntamento, dunque, dal 13 luglio al 18 agosto 2024, tra strade, piazze e palazzi, per la mostra curata da Paola Capata e Annalisa Inzana. Supernaturale è il titolo del progetto espositivo, un termine che, però non è riferito a qualcosa che trascende i limiti dell’esperienza e che, invece, lascia intendere una immersione totalizzante, superlativa assoluta appunto, nella natura.
Se il borgo non arriva a superare i seicento abitanti per la maggior parte dell’anno, la sua condizione di simbiosi con il paesaggio è profondissima: arroccati sulle pendici del Monte Fontecellese, i suoi edifici sembrano assomigliare a una formazione naturale circondata da boschi. «Ed è dall’immersione nella Natura che nasce il concept di Supernaturale che ha coinvolto artisti che hanno fatto del rapporto fisico e intellettuale con l’ambiente, della passione per le scienze, dell’osservazione del paesaggio in senso romantico o concettuale, il centro della propria poetica e ricerca. Gli artisti protagonisti di questa edizione sono esploratori, misuratori, osservatori, ricercatori, sciamani, la cui passione per il mistero del Mondo che attraversano non finisce mai», spiegano gli organizzatori.
Il percorso di Straperetana 2024 sarà scandito da circa 30 opere, a partire dalle stanze di Palazzo Maccafani, nell’omonima piazza di fianco al Castello di Pereto, attraversando le strade del borgo e concludendo a Palazzo Iannucci, in piazza San Giorgio nella parte inferiore del paese. Le opere di Francis Alÿs, Federica Belli, Nina Carini, Giorgio Cesarini, Davide D’Elia, Hamish Fulton, Agostino Iacurci, Giovanni Kronenberg, Gaia Liberatore, Davide Mariani, Numero Cromatico, Anastasiya Parvanova, Salvo, Tarin, Patrick Tuttofuoco, Nico Vascellari, María Ángeles Vila Tortosa raccontano ognuna di un personale incontro con la natura, intesa nelle sue molteplici declinazioni, dal paesaggio all’ambiente, fino al corpo stesso.
Anche per questa edizione la manifestazione ha collaborato con istituzioni locali come l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, di cui la mostra coinvolge tre studenti, Gaia Liberatore, Giorgio Cesarini e Davide Mariani, quest’ultimo protagonista di un progetto pilota di mini-residenze nel borgo.
Il percorso espositivo si apre a Palazzo Maccafani con le opere di Hamish Fulton (Londra – UK, 1946), artista che dagli anni Settanta ha individuato nell’atto del camminare la forma d’arte che gli permette di avvicinarsi alla natura e incontrare see stesso. Nello stesso sito, anche i lavori di Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976), che con il suo lavoro indaga la relazione tra uomo e natura intrecciando dimensione personale a collettiva, e di Salvo (Salvatore Mangione, 1947-2015) che negli anni Settanta spinge la sua ricerca a indagare l’iconografia paesaggistica italiana dei grandi Maestri. E ancora Nina Carini (Palermo, 1991), le cui installazioni costruiscono ambienti immersivi che mescolano suggestioni naturali e artificiali e Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974) affascinato dalla bellezza a volte terribile dei fenomeni atmosferici.
La mostra prosegue per le strade del borgo, che accolgono le fotografie, tra paesaggio e autoritratto, della giovane fotografa Federica Belli (Mondovì, 1998), un’installazione inedita di Numero Cromatico – collettivo di ricercatori nel campo dell’arte, dell’architettura e delle neuroscienze fondato nel 2011 – e un wall painting site specific di Agostino Iacurci (Foggia, 1986), artista dallo stile inconfondibile che mescola storie locali, ricordi, letteratura e folklore.
A Palazzo Iannucci ritroviamo Agostino Iacurci con una grande opera su tela, María Ángeles Vila Tortosa (Valencia – Spagna, 1978) con una serie di nuove incisioni ispirate ad antichi erbari medievali, e i giovani artisti dell’Accademia Gaia Liberatore (Roma, 2000), Giorgio Cesarini (Caserta, 2000) e Davide Mariani (Cagliari, 1998).
Al primo piano del palazzo si continua con opere scultoree di Giovanni Kronenberg (Milano, 1974), i lavori fotografici tra paesaggio e corpo di Tarin (Rimini), i dipinti di Anastasiya Parvanova (Burgas – Bulgaria, 1990), riflessioni sul paesaggio come sistema di ecosistemi, e Francis Alÿs (Anversa – Belgio, 1959) il cui lavoro nasce nello spazio interdisciplinare tra arte, architettura e pratica sociale. Davide D’Elia (Cava dei Tirreni, 1974) chiude il percorso espositivo con un’installazione pensata per questa edizione, espressione di una ricerca sulla memoria degli spazi e sul tempo.
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