Studio Azzurro, Meditazioni Mediterraneo – Spazio Think Tank

di - 19 Ottobre 2021

“Che cos’è il Mediterraneo?” si domandava oltre mezzo secolo fa lo storico Fernand Braudel. La risposta da lui stesso fornita in decenni di studi, sfociati in una storiografia di grande qualità, letta da molti, non solo specialisti, è così sintetizzabile: “Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi, non un mare, ma una successione di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”. E poi, subito dopo, si chiedeva ancora: “Come spiegare questa evidente unità, quest’essenza profonda del Mediterraneo?”. E come se non con quella stessa eterogeneità storica e culturale da lui stesso colta con vivo acume. Questi stessi interrogativi, seppur con sguardi e obiettivi differenti, se li è posti anche Studio Azzurro, gruppo di ricerca artistica milanese fondato da Fabio Cirifino, Leonardo Sangiorgi e Paolo Rosa (precocemente scomparso nel 2013), che dai primissimi anni Ottanta esplora i linguaggi delle nuove tecnologie in installazioni multimediali e videoambienti interattivi. Interrogativi che nei primissimi anni Duemila hanno spinto il collettivo ad un lungo pellegrinaggio tra i porti del Mediterraneo, tuttora in corso tra “meditazioni e rivelazioni”, sfociato nel 2002 nella mostra “Meditazioni mediterranee” in Castel Sant’Elmo a Napoli.

Studio Azzurro, Meditazioni Mediterraneo – Spazio Think Tank

Oggi i materiali di quella stessa mostra, rielaborati e parzialmente riproposti, costituiscono l’omonima esposizione ospitata nello Spazio Think Tank a Monopoli, promossa dalla Regione Puglia, dal Comune di Monopoli e dalla Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare. Eccezionale testimonianza di archeologia industriale, l’ex deposito carburanti, già aperto la scorsa estate da uno degli eventi espositivi di Phest (ancora in corso), si propone come nuovo luogo di promozione dell’arte contemporanea, da inserirsi in una programmazione culturale di qualità intrapresa dal comunale pugliese, che già comprende il Castello Carlo V e, a breve, includerà anche Palazzo Martinelli, candidato anch’esso a divenire spazio d’eccellenza.
Spina dorsale della nuova mostra di Studio Azzurro sono i sette cavalletti lignei, uno per ciascuna tappa visitata dal collettivo, proposti come restituzione materiale dell’esplorazione, ma anche come testimonianza della grande tradizione fotografica del paesaggio: cavalletti non da pittura, ma da ripresa en plein air. Posti al centro dello spazio, i cavalletti lo bipartiscono in due navate, imprimendo alla visita un moto circolare, che dall’ingresso procede lungo la parete sinistra, passa poi al fondo della grande aula per concludersi sulla parete opposta. Sarà per la vastità del luogo, per la penombra che permea lo spazio e per la suggestioni delle immagini e dei suoni proposti, ma dalla visione d’insieme deriva una sensazione di laica sacralità.

Studio Azzurro, Meditazioni Mediterraneo – Spazio Think Tank

Nella visita dalla documentazione verbovisiva dei pannelli laterali, assemblaggi ragionati di riflessioni e immagini, si passa a Il colore dei gesti, grande video multicanale introdotto da sei cumuli di colori differenti, trasposizione installativa della varietà mediterranea, tra arte e natura. Un grande affresco sinestesico in cui immagini, suoni, colori e saperi si rapportano e si confrontano senza soluzione di continuità. “La terra genera l’aria, il colore si annoda al suono, la luce scrive il vuoto, l’acqua si ferma nel sale, la voce rivela il tempo, il vento porta i profumi, lo sguardo insegue la memoria”, recitano le immaginifiche composizioni di Studio Azzurro, mentre il corpo disegna la terra, come attesta Il confine dei corpi, tappeto interattivo che si anima al passaggio del visitatore, viandante sui viandanti. Richiamando la poetica imprecisione degli antichi portolani, l’installazione esibisce corpi che spuntano dai margini e si contorcono per delineare, con le loro impronte, ignote geografie, che, nel loro svolgersi, definiscono, in una soave tettonica, il bacino mediterraneo.
L’intervento trasforma lo spazio industriale in un luogo primordiale in cui rintracciare il codice genetico della mediterraneità che il collettivo ha riconosciuto in un sapere circolare, che dalle coste del sud passa a quelle del nord e viceversa, passando per oriente e occidente, in un orientamento senza cardini, senza traiettorie privilegiate, solidale alle genti. Il Mediterraneo, mare nostrum e mare monstrum, è inteso come sconfinato laboratorio umano in cui saperi e vissuti si intrecciano in una trama inestricabile in continuo divenire, tra micro e macrostoria.
Un progetto che rinsalda l’affezione con la Puglia del rinomato gruppo artistico, vincitore del Premio Pino Pascali nel 2004. Già invitato nel 1987 da Anna D’Elia nella mostra “Artronica” in Santa Scolastica a Bari e nel 1996 alla mostra “Virtual Light” curata da Antonella Marino in Palazzo Fizzarotti a Bari, Studio Azzurro curerà l’allestimento della sezione di archeologia subacquea del Museo Archeologico di Egnazia, da inaugurarsi la prossima primavera.

Nato a Terlizzi nel 1980, è giornalista, critico d’arte e curatore indipendente. Dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l'Università degli Studi di Lecce, si perfeziona sull'Arte del Novecento all'Università degli Studi di Bari. Già cultore della materia in Museologia presso l’Università degli Studi della Calabria e docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Vibo Valentia, ha condotto studi specialistici e curato mostre per Soprintendenze, istituzioni e musei.  

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