A Milano, Studiohomeawareness è un luogo di introspezione ed estroflessioni di linguaggi ibridi e crossmediali, un b2b di espressioni contemporanee. Studiohome è una casa, uno studio, una consapevole ossessione. Fondato da Francesco Giannantonio, grafico e art director, e Leonardo Marchesini, curatore e manager, nasce dal desiderio di essere fuori moda, fuori zona, di mettere la proposta in primo piano e non un nome o una brand identity. Lo spazio è concepito come “contenitore di vicende umane”, la cui espressione diventa il filo rosso che connette tutti i progetti che qui incubano, crescono e manifestano.
Inaugurata nel settembre 2022, la galleria occupa gli spazi di un’ex attività commerciale e ha esposto una pluralità di espressioni del contemporaneo, remix tra performance, arti visive, video art e installazioni in collaborazione con magazine, collettivi e artisti. La traccia curatoriale che lega le esperienze di Studiohome è il “manifestare l’umano”, le sinergie e le emotività attraverso corpi, scritture e linguaggi. Lo spazio espositivo è composto da un’area superiore, un soppalco e una scala a chiocciola in metallo che conduce all’ ambiente sotterraneo, simil bunker berlinese, dal design minimale e dall’estetica industriale. Un contrasto intrigante che invita a essere esplorato.
La galleria nasce dal desiderio di creare un momento di contatto e di incontro tra persone e non solo tra opere. L’intento iniziale, lavorare tra l’arte e il mondo del fashion design, per sfatarne gli stereotipi e scoprire nuove miscelazioni possibili tra culture visive, senza mancare d’ironia e provocazione. La proposta è pensata per un network giovane, periferico, punto d’aggregazione e non semplice messa-in-scena: condividere un momento di awarenerss, appunto, di consapevolezza.
Da due anni, Studiohome ha aperto le porte a progetti di natura disparata. Tra questi, la mostra d’apertura in collaborazione con il collettivo Evolvere, le sperimentazioni post- umane e surreali di Francesco Saverio Tani, Thieves Exhibition nata dai contrasti spaziali tra gli artisti Clara Begliardi e Spacecowboy. Tra le più recenti Esogenesi, iniziativa che gioca sulla convergenza di più menti: mostra di contaminazioni, vede ibridarsi le sofferenze evanescenti di Giorgia Grassi, i lavori del designer Vincenzo Villani e i le hiper-rimediazioni di Giovanni lo Castro ed Enrico Pozzobon; e la performance Se Resti, che esibisce le ricerche materiche e le reliquie epidermiche dell’artista Alice Capelli. Interessante la proposta di In Parasomnie-Liturgie di giugno scorso, mostra che interpreta i sacrilegi, gli incubi e le patologie legate a disturbi episodici del sonno grazie ai lavori di Agne Raceviciute e Devocka.
Lo spazio ha ospitato anche All Art is an Image in collaborazione con Coeval Magazine, rivista e piattaforma trans contemporanea, un evento notturno effimero pensato per la community offline e curato da Ilaria Sponda. Studiohome rimane aperto a proposte esterne e parallele rispetto al programma della galleria quando in linea con i concetti curatoriali: come da intento iniziale, si vuole portare una visione a 360° dell’arte, includendo moda, cinema, fashion, figurazioni.
Come raccontano i founder, l’obiettivo è creare un punto di incontro fisso, un appuntamento a cadenza mensile che possa animare una zona, Famagosta, ancora acerba dal punto di vista delle proposte artistiche. Uno spazio è chi vi abita, chi vi trascorre il suo tempo e si racconta, condividendo una parte di sé. In un curioso equilibrio tra umorismo e contrarsi, lo spettatore è invitato a disarticolarsi, a scuotere il suo orizzonte emotivo per lasciarsi guidare dai colori e dai rumori che di volta in volta ricablano lo spazio.
Il site specific è una cifra fondamentale per Studiohomeawareness: tutto il lavoro di produzione, dalla gestazione all’esibizione, si costruisce sulla natura architettonica dello spazio: «Ci piace lavorare su un’idea sin dal concepimento, su una visione spaziale. È lo studio che ispira gli artisti: sentirsi vicini allo spazio, viverlo, non solo appendere qualcosa al muro. Il nostro è un lavoro di supporto nella costruzione tematica di un pensiero progettuale che abbia solidità», raccontano i curatori.
Oggi Studiohome è aperto al pubblico con Staging the [un] Human, mostra che esplora il tema del “dare voce” alle ambiguità inconsce, alla sospensione del giudizio e agli inevitabili cortocircuiti. Un format interattivo che vede un b2b tra Carolina Papetti, visual artist tra Milano e Amsterdam, e quattro artisti che, in successione, declinano e interpretano il suo lavoro. La mostra gioca con il movimento discendente dello studio: la scala, la volta inferiore e le pareti sono allestite in tutte le direzioni. Nel sotterraneo, un video monocanale sintetizza il percorso. Le maschere di Carolina prendono vita, bagnandosi e deformandosi su tubi e piastrelle. La loro voce è sussurrata nei lavori pittorici di Lorenzo Conforti, grandi oli su tela che rivelano presenze bio-morfiche in atmosfere indefinite.
Martina Rota dialoga con i volti in lattice generando azione: la sua proposta, che proviene da pratiche coreografiche e performance teatrali estremamente espressive e sincere, è un lungo canto bipolare, poetico e nudo che racconta le nostre derive, cosa siamo stati e quel leggero dolore del libero arbitrio. I prossimi artisti saranno Valery Franzelli, che alternerà voci e silenzi tramite l’uso della scrittura, e le azioni di tessitura e cuciture anatomiche di Susana Ljuljanovic.
Un’opportunità per andare a conoscere Studiohomeawareness, i curatori e gli artisti.
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