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Svizzera e Singapore alla Biennale di Venezia: ecco i progetti dei Padiglioni
Arte contemporanea
di redazione
Manca ormai poco all’apertura della 59ma Biennale d’Arte di Venezia, che aprirà le porte all’Arsenale, ai Giardini e si diffonderà in tutta la Laguna a partire dal 23 aprile 2022 e, intanto, si annunciano i progetti. In questi giorni, hanno svelato le carte il Padiglione della Svizzera e il Padiglione Singapore, tradizionalmente due tra i più interessanti e spesso in grado di riservare sorprese.
The Concert: un’esperienza immersiva per il Padiglione della Svizzera
Iniziando dai Giardini, “The Concert” è il titolo del progetto presentato da Latifa Echakhch per il Padiglione svizzero, in collaborazione con il percussionista e compositore Alexandre Babel e il curatore italiano Francesco Stocchi, attualmente curatore di arte moderna e contemporanea al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e responsabile del programma artistico della Fondazione Memmo di Roma.
Si tratterà di un’installazione immersiva e multimediale e ogni spazio del padiglione – che fu progettato da Bruno Giacometti nel 1951 – sarà caratterizzato da un’atmosfera diversa, tra luce e ombra. In questi ambienti sarà presentata una serie di sculture, ispirate a opere e tradizioni folcloristiche. La maggior parte dei materiali utilizzati per la mostra, riciclati da precedenti Biennali, sono essi stessi risultato di una trasformazione.
Nata a El Khnansa, in Marocco, nel 1974, residente tra Vevey e Martigny, in Svizzera, e rappresentata dalle gallerie Dvir Gallery, Kamel Mennour, Kaufmann Repetto e Pace Gallery, per il suo progetto per il Padiglione elvetico Latifa Echakhch si è ispirata ai fuochi rituali presenti in molte culture, dal rogo di pupazzi di paglia nella notte di San Giovanni, al Böögg, dato alle fiamme sul Sechseläutenplatz di Zurigo per scacciare l’inverno. Il contesto sarà dunque avvolgente e coinvolgente, «Vogliamo che il pubblico lasci l’esposizione con la stessa sensazione di quando si esce da un concerto, che senta l’eco di questo ritmo, di quei frammenti di memoria».», ha commentato Echakhch. «Ogni volta, la Biennale offre un profluvio di eccellenza artistica. Un’onda che culmina in una magnificenza catartica per poi rifluire, lasciando un paesaggio deserto di edifici abbandonati».
Promossa dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, l’esposizione sarà accompagnata da un vinile e da un libro che riflettono le discussioni che hanno guidato il progetto. Il libro presenta materiali d’archivio, interviste e testi critici, incluse considerazioni teoriche attorno al suono, al ritmo e alla nozione di opera d’arte totale.
Parole dimenticate: il Padiglione Singapore all’Arsenale
Passando invece all’Arsenale, il Padiglione Singapore, con “Pulp III: A Short Biography of the Banished Book” proporrà un tributo sotto forma di libro, film e labirinto di carta, alle comunità che si riuniscono intorno alla tradizione della stampa e delle sue tecniche, a Venezia, Singapore e altrove. A realizzare il progetto, l’artista Shubigi Rao in collaborazione con la curatrice Ute Meta Bauer.
Commissionata dal National Arts Council Singapore, “Pulp III” sarà incentrata sul tema della scomparsa, tanto delle lingue a rischio estinzione che delle biblioteche pubbliche e alternative. Ma il progetto punta a raccontare anche le storie di coraggio e di resistenza, per la volontà di documentare, tramandare e condividere, ha spiegato Shubigi Rao, la cui ricerca spesso incrocia linguaggi eterogenei, tra film, fotografia e scrittura, per confrontarsi in modo critico, poetico e umoristico con i sistemi di conoscenza che strutturano il nostro mondo. «C’è redenzione nel coraggio degli altri, di chi crea, scrive e salva. Questo progetto è un riconoscimento a tutte le persone e a quei testi che creano mentre informano, che ci costringono a difendere o ad abbandonare le nostre posizioni», ha continuato l’artista, originaria di Singapore e riconosciuta a livello internazionale anche per le sue opere letterarie.
«Al centro di questo Padiglione c’è una domanda su cosa significhi effettivamente raccontare la storia dei libri messi al bando», ha commentato la curatrice Ute Meta Bauer. «Shubigi Rao impiega il libro e l’immagine in movimento come linguaggi di espressione di quelle parti della storia che sono state deliberatamente oscurate da coloro che sono al potere e dagli espedienti del Capitalismo. In un momento in cui il mondo sta vivendo una grande perdita, non solo in termini umani di vite a causa della pandemia, ma anche di forme e stili di vita a causa della crisi climatica, la mostra al Padiglione fa riflettere su cosa significhi persistere, produrre e vivere insieme in modo significativo».