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T-Space: 5 giovani artisti esplorano la fotografia panoramica
Arte contemporanea
T-Space di Milano presenta “Spin me round”, una mostra online pensata come una “mini serie” che riflette sulla fotografia panoramica con l’intervento di cinque giovani artisti: Silvia Morin (1988, Corato, Bari), GianMarco Porru (1989, Oristano), Luisa Turuani (1992, Milano), Giulia Ratti (1992, Milano) e Sara Lorusso (1995, Emilia Romagna).
I lavori inediti degli artisti vengono pubblicati sugli account Facebook e Instagram di T-Space, potete trovare qui sotto una delle opera di Silvia Morin, Hypnotic room, e trovate quella di GianMarco Porru, Hibernation training, sui social.
I prossimi lavori a essere resi accessibili al pubblico saranno quelli di Luisa Turuani, Ma non è questo il giorno, il 31 maggio, di Giulia Ratti, Ci sei?, il 3 giugno, e di Sara Lorusso, Prima di andare via, il 6 giugno.
Publiée par t-space sur Mardi 26 mai 2020
“Spin me round”, T-Space, Milano
di Ana Laura Espósito
Osservi. Giri intorno. Guardi una fotografia panoramica. Scegli un’inquadratura: screenshotti. Decidi di pubblicare l’immagine e digiti #findyourframe @t_space_. Poi premi Invia e Condividi. Se pubblichi un nudo rischi d’essere punito perché hai trasgredito le regole della comunità virtuale. Forse sarai bannato. Ma non ci pensi anche se sarebbe una vera catastrofe ora che in realtà puoi fare soltanto questo. Interagisci con i tuoi followers. Sei entusiasta delle ripercussioni. Facce, cuori, like. Ti comporti così perché oggi non puoi fare altro come spettatore.
Dallo schermo del cellulare ti sposti sul computer per leggere il testo della mostra:
«”Spin me round” è il titolo che Rui Wu e Giulia Spreafico, fondatori dello studio fotografico e dello spazio espositivo T-Space di Milano, hanno scelto per il primo progetto visitabile solo online, che dal 25 maggio scorso e ogni tre giorni, presenterà il lavoro di cinque artisti invitati a confrontarsi con l’immagine panoramica “come un luogo dove qualcosa può davvero accadere”. Attraverso una fotografia a 360 gradi ogni autore propone una performance che lo spettatore può percorrere con il suo smartphone, tablet o pc».
Controlli i commenti al tuo ultimo post. Forse non era l’orario migliore per pubblicare. Ora che ci pensi ti sei dimenticata d’includere il titolo della mostra: “Spin me round”. Eppure non torni indietro, sai che con il tag è sufficiente. Un attimo dopo ti chiedi: «Cosa resta dell’empatia con l’opera d’arte nonostante tutti sensi tranne l’occhio siano in letargo?» Questa sì che è davvero una domanda troppo lunga per i social. Continui a leggere un testo sulla mostra:
«L’opera Hypnotic room (2020) di Silvia Morin inaugura l’esposizione “Spin me round” a partire dell’intimità di una stanza in cui emerge la ricerca dell’artista volta a riflettere, a partire dalle biografie delle vittime, sulla violenza domestica».
Le aggressioni in casa sono aumentate con il lockdown. Ricordi di essere venuta a conoscenza di quest’informazione anche se saresti incapace di rintracciare dove l’hai letto. Fai uno sforzo allontanando lo sguardo verso destra. Così si muovono gli occhi quando cercano di ricordare. Torni al testo:
«Il secondo lavoro appartiene a GianMarco Porru, un’immagine che condensa alcune delle antitesi più dibattute su cui si fonda la nostra cultura occidentale attraverso etichette stereotipiche e binarie: uomo-donna, natura-cultura, reale-virtuale. Il titolo dell’opera…»
Sbuffi. Ti annoi a morte. Ritorni sullo smartphone e vai su www.t-space.it per guardare il lavoro dell’artista anche se ti sei già dimenticata il suo nome. L’opera si intitola Hibernation training (2020) e ti attira in particolare un’inquadratura. I colori svegliano il tuo desiderio, sarebbe perfetta per il tuo prossimo post. Questa volta sì che ci pensi: «E se mi bloccano l’account per nudità?» Cerchi sul dizionario il significato d’ibernazione e un’altra domanda ti fa sentire inadeguata per la sintesi: «E se questo rallentamento delle attività vitali fosse soltanto una prova di sopravvivenza in attesa di un isolamento più forzato?».
Ti sei abituata con rapidità all’impero dell’occhio. All’asepsi dello schermo. Aspetti i prossimi episodi di Spin me round come una boccata d’aria. Rimani in attesa. Ne sei fiduciosa. Perché se prima avevi sbraitato dicendo «Come diamine si fa a parlare di performance negando il corpo e lo spazio?», ora sei convinta sull’efficacia della strategia. Aspetti che il lavoro di Luisa Turuani vada online: l’hai visto in anteprima senza capirlo subito, ma il giorno dopo ti è sembrato illuminate. Ti sei svegliata con un sorriso come quando risolvi un’equazione matematica. Ti ha fatto pensare alla libertà; e ora la vedi sciogliersi lentamente, come un gelato alla panna sulle strade deserte di Milano.