07 agosto 2024

Talvolta leggera, spesso pessimista, ma anche lirica ed esilarante è la maniera di Ensor (di guardare all’umanità)

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Nel 2024 ricorre il 75° anniversario della morte di James Ensor, innovatore e rivoluzionario, celebre “peintre des masques”: Ostenda e Anversa celebrano la sua arte con un ricco programma di iniziative che dimostrano, immagine dopo immagine, che la sua opera è molto di più di una serie di maschere

James Ensor, ROSE, ROSE, ROSE - À MES YEUX!. Installation view, Mu.ZEE, Ostenda. Ph. Nick Decombel Fotografie

A Ostenda, «la regina dei volubili mari, della morbida sabbia e del cielo carico di oro e opale», James Ensor è nato nel 1860, è vissuto – non da eremita come vuole la leggenda, ma partecipando alla vita culturale e sociale presso il Cercle artistique, la Compagnie du Rat Mort, il club cinematografico di Henry Storck e il giovanissimo Rotary – ed è morto nel 1949. Ricorre, dunque, il 75° anniversario della morte: occasione per cui la città belga ha scelto di mettere  sotto i riflettori l’artista, che gode di una risonanza contemporanea, con un festival cittadino dalle molteplici sfaccettature e numerose mostre ed eventi di alto profilo che svelano il vero volto dell’uomo dietro le maschere (qui il sito di riferimento). 

Ostenda, Ph. Toerisme Oostende, Westtoer

Vario e ben rappresentativo dello spirito di Ensor, il festival cittadino ha una durata di nove mesi ed è animato da 75 progetti che toccano anche i campi dell’arte nello spazio pubblico – con Joke Raes, che usa le maschere al pari di Ensor, ma in modo totalmente diverso; Passion4Wood e Maxime Van Besien, che hanno realizzato un busto di Ensor con materiali naturali come legno e paglia; o il circuito Elle adore le noir che mira a collocare opere d’arte legate a Ensor all’interno o nei pressi di esercizi commerciali e/o di ristorazione – della musica, dei progetti partecipativi – come La nave dei folli a cura di Joannes Késenne, con tra gli altri Koen Van Mechelen, Ria Pacqué, Koenraad Tinel e Fred Bervoets; o You give it a blow and it is gone di Gwendolyn Lootens – e della letteratura, coinvolgendo anche i bambini con l’iniziativa Ensor in Wonder Waai del Theater aan Zee a cura di Danny Ronaldo.

Sempre, fino alla tarda età, Ensor sperimentò in maniera quasi programmatica nuovi soggetti, generi, stili e tecniche, con piena cognizione di causa, scegliendo con estrema cura il materiale nelle botteghe più costose, aggiornandosi su ciò che accadeva nell’ambiente dell’avanguardia, dell’arte, della musica e della letteratura a Parigi e Bruxelles, e sapendo riconoscere quale degli antichi maestri, tra Bruegel, Rembrandt, Watteau, Goya o Hokusai, potesse essere un valido modello. Da subito fu considerato, da amici e nemici, un temibile talento, che oggi conosciamo e riconosciamo nella sua nazione natia anche attraverso un programma espositivo che conta quasi una trentina di mostre, ognuna con prospettive molto diverse dall’altra. Proprio a Ostenda per esempio, negli spazi del Mu.ZEE, ROSE, ROSE, ROSE – (da un discorso di Ensor: nome di donna, ma anche fiore e colore!) – À MES YEUX! ha messo al cuore dell’idea curatoriale la produzione di Ensor di nature morte, ben illustrando la sua capacità di creare un nesso tra l’arte pittorica accademica del XIX secolo e l’arte moderna a cavallo tra XIX e XX secolo. 

James Ensor, ROSE, ROSE, ROSE – À MES YEUX!. Installation view, Mu.ZEE, Ostenda. Ph. Nick Decombel Fotografie

Ensor iniziò con nature morte ornamentali, di grande perizia ma tradizionali. Ben presto passò alla sperimentazione e rinnovò la natura morta, tanto nel modo in cui la realizzava quanto in ciò che dipingeva, animando, per esempio, in maniera spettrale gli oggetti che rappresentava e, successivamente, dipingendo in uno stile onirico o spettrale. Le nature morte realizzate tra il 1880 e il 1939 ne mostrano invece l’evoluzione stilistica, dallo scuro e classico al variopinto ed espressivo e alla luce e all’etereo. Se la natura morta occupò un ruolo estremamente importante nella sua intera opera pittorica, non fu però la sola: Xavier Tricot, curatore della mostra Autoritratti (Casa di Ensor, Ostenda), ricorda che «nell’arte di Ensor, l’autoritratto è di fondamentale importanza e occupa un posto di rilievo all’interno della sua opera». Tra gli esempi più noti ci sono sicuramente l’Autoritratto con cappello fiorito, realizzato nel 1883 e rielaborato intorno al 1888; Lo scheletro pittore del 1896-97; e Autoritratto con maschere del 1935, quintessenza della sua visione artistica. Tricot curerà anche James Ensor: Satira, Parodia, Pastiche, una mostra in agenda per settembre che toccherà tutte le tecniche utilizzate – pittura a olio, lavori su carta, grafica stampata, nonché documenti e foto – e testimonierà il talento di Ensor nel parafrasare tematiche o specifiche opere di altri artisti. 

James Ensor, Autoritratto con cappello, 1883. Courtesy Collezione Mu.ZEE, ph. Hugo Maertens

Ancora, a Ostenda, le Gallerie Veneziane ospitano Ostenda, il paradiso immaginario di Ensor, una mostra – in programma fino al 27 ottobre – che svela come la città, i tetti, le banchine, le dune, i polder e il mare abbiano ispirato a Ensor misteriose immagini ingenuamente liete o idilliache, piuttosto che ritratti fedeli, come la vista del 1890 sui tetti delle case del Van Iseghemlaan, nota con il titolo Vista di Phnosia, onde e vibrazioni luminose. Il curatore della mostra Herwig Todts, in carica anche per la mostra I sogni più sfrenati di Ensor. Oltre l’impressionismo, in programma dal 28 settembre al Museo Reale di Belle Arti di Anversa (KMSKA), nelle prossime settimane, ci racconterà del rapporto tra Ensor e Anversa, dove grazie a un gruppo di facoltosi appassionati e ai risoluti conservatori museali, sin dagli anni 1920 il KMSKA vanta la più vasta collezione – che gradualmente ampliata fino a comprendere 39 dipinti, 650 disegni, di cui non meno di 10 delle sue opere migliori – di Ensor al mondo.

La casa di James Ensor. Ph. Toerisme Oostende vzw – James Ensorhuis – Nick Decombel Fotografie

In programma ad Anversa, da settembre, c’è anche Masquerade, make-up & Ensor, una mostra che trasporrà le idee di Ensor sulla mascherata, la (falsa) civetteria, la seduzione, l’inganno, l’artificiale e l’effimero ai giorni nostri, con opere di Issy Wood, Harley Weir, Cindy Sherman, Tschabalala Self, Juergen Teller, Bruce Gilden, Serge Lutens, Julien dYs, Thomas De Kluyver, Eugene Souleiman, Inge Grognard, Lucy Bridge, Pat McGrath, Lucia Pieroni, Gary Gill, Isamaya Ffrench, Aurore Gibrien, Siddhartha Simone, Yadim, Ana Takahashi, Holli Smith e molti altri. Il FOMU aderisce all’iniziativa ENSOR 2024 con Anti-Fashion, la retrospettiva dedicata a Cindy Sherman, che come Ensor è nota per il suo giudizio critico e ironico sulle convenzioni sociali espresso attraverso i travestimenti. In città ci sarà spazio anche per la straordinaria avventura grafica di Ensor – il Museo Plantin-Moretus presenta in autunno Stati dellimmaginazione: Ensor e l’esperimento grafico. 

Anche Bruxelles, che ha rivestito un ruolo cruciale nella vita e nella carriera, ha celebrato il maestro fiammingo – il KBR ha ospitato James Ensor: Inspired by Brussels e il Bozar James Ensor, Maestro – contribuendo contribuendo a dare di Ensor un’immagine molto più grande di un semplice pittore di scheletri e maschere. Quelle maschere che per lui significavano «freschezza del colore, decorazione sontuosa, gesti inaspettati e selvaggi, espressioni molto stridenti, squisita turbolenza». 

James Ensor, ROSE, ROSE, ROSE – À MES YEUX!. Installation view, Mu.ZEE, Ostenda. Ph. Nick Decombel Fotografie

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