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Tevere Expo, Iginio De Luca – Affissioni pubbliche in luoghi vari
Arte contemporanea
Tevere Expo di Iginio De Luca è uno scandaglio del sommerso tra i flutti torbidi del fiume Tevere, lungo le mura che lo cingono e trattengono, allontanato allo sguardo impaziente e nervoso di un’accelerazione caotica cittadina.
Dimenticato, trascurato, lasciato indifferente nel suo scorrere attraverso Roma, il fiume mansuetamente preserva il senso del tempo, insieme alle macerie di una città che smarrisce continuamente se stessa, che tarda a risvegliarsi nell’illusione di non poter scrivere più alcuna storia, mentre molte iniziano, si restringono, s’affrettano, finiscono, affastellandosi in una presa del destino che il lento fluire quieta, sospende, lascia affievolire.
Il progetto installativo, vincitore di Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere, è orchestrato nell’azione di affissione pubblicitaria lungo il tracciato cittadino che costeggia i luoghi istituzionali e culturali della città, in un percorso confluente di simboli e radicamenti intrisi di un articolato e molteplice trascorso storico, vitale, tragico, coscienzioso, formativo, intellettuale, contestativo, contestabile e resistenziale.
Le immagini silenti dei detriti e scarti affiorati sul Tevere, affiorano innalzandosi sul tessuto urbano, riportando allo sguardo distratto dei passanti un perduto mondo di relitti, oggetti smarriti, abbandonati, ripudiati dal quotidiano, che il fiume accoglie, rimesta, tramuta in materia onirica, in memoria del tempo presente, riemersa dal fondale della sua storia antica, del suo inarrestabile divenire.
Riposti nel letto del Pater Tiberinus, depositario dell’andamento ritmico, della dinamicità e continuità di ogni epoca, gli oggetti abbandonano la propria appartenenza, identificabilità e funzionalità trascorsa per una percezione incompleta e incerta, che pure li affida ad un dominio estetico e alla seduzione di un ritrovamento, di una traccia sfuggente e corrotta, di cui è impossibile ricostruirne i percorsi.
Iginio De Luca cattura le materialità corporee del sommerso in un lirismo fotografico dal sapore pittorico, dai toni foschi, ma penetranti, che restituiscono l’essenzialità eloquente del corso d’acqua, frammista alle contaminazioni mondane.
L’artista, superando gli abissi di un passaggio recente, dà vita ad un’esondazione figurale esposta lungo la città, dimentica della sua antica fondazione lungo le sponde fluviali, un tempo venerate come divinità, e ora scenario d’incuria e indifferenza, ma anche teatro senza maschere dal fascino ambiguo, intriso di una poetica del dismesso e del residuale, rispecchiante la controversa, brutale, sognante e contemplativa identità cittadina.
Nella diffusione promozionale installativa, le immagini si conformano, per contrappasso, come rivelazione e denuncia di una turbante malia, un incanto enigmatico e infernale di ciò che si adagia sul fondo, allegoria di una oscura e segreta profondità che il fiume, come specchio, restituisce all’osservatore.
Il Tevere, nel suo limo di rifiuti, frantumi e scarti, rompe i propri argini visivi, impossessandosi di apparati comunicativi trasversali, entrando nello spazio visuale urbano e richiamando alla mente i versi di una inondazione passata, cantati da Luigi Pirandello ne Pianto del Tevere
Non lo vedrete piú com’io lo vidi
per Roma, un giorno, il Tevere passare
tra i naturali suoi scoscesi lidi:
quasi fin qua,
a preservarlo anche dall’ombre tetre
delle case papali su le pietre
delle rovine, e fargli scorta al mare,
la campagna già corsa, la natura
libera, s’allungasse entro le mura
della Città.
[…]
ecco s’avviva,
e il fiume gonfio, con terribil gioja,
l’isola che gli han tolta si riprende.
Mugliando e pieno di rapina scende:
par che ogni onda s’inciti a superare,
sú sú, gli orli degli argini oppressori;
scappa per sotterranee vie, si mostra
al Pantheon: “Mi vedi, avanzo sacro
di Roma nostra?
sono ancor qua:
Roma ha bisogno d’un mio gran lavacro!”
E il fiume anela di diventar mare
su la Città.
Luigi Pirandello, Pianto del Tevere, in “Riviera Ligure”, 1901, n. 32
Tevere Expo, installazione urbana esposta negli spazi pubblicitari di Roma, dal 26 aprile 2021 e per le due settimane successive, è promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MIBACT) – Direzione Generale Creatività Contemporanea, e coinvolgerà 15 luoghi della città, attraverso altrettante fotografie. L’opera finale, poetica traccia artistico-documentale dell’iniziativa, sarà destinata al Museo MACA di Frosinone.
I 15 luoghi delle affissioni a Roma:
1- Via Maresciallo Diaz (Ministero Affari Esteri)
2- Lungotevere Maresciallo Diaz (stadio Olimpico)
3- Piazzale Clodio, angolo viale Mazzini, (Tribunale Ordinario di Roma)
4- Viale De Coubertin, piazza Apollodoro (museo MAXXI, Auditorium)
5- Via Pinciana, 55 (Galleria Borghese, Villa Borghese, galleria Nazionale)
6- Corso Trieste, via Trau, 1 (villa Torlonia, via Nomentana)
7- Via delle Scienze (università La Sapienza).
8- Via Tiburtina, San Lorenzo (Casa della Memoria, Pastificio Cerere)
9- Via Prenestina, piazzale Labicano (Porta Maggiore)
10- Via Palmiro Togliatti, angolo via Serafini (Cinecittà)
11- Via Duilio Cambellotti (teatro Tor Bella Monaca)
12- Via Tuscolana (Acquedotto Claudio, Quadraro)
13- Piazzale 12 ottobre 1492 (stazione Ostiense, Eataly, Piramide)
14- Largo Giovanni Battista Marzi, (lungotevere, ponte Testaccio, Mattatoio)
15- Viale Trastevere, 141 (Ministero della Pubblica Istruzione, Mibact)