Il disegno del cielo, impresso nella terra dove ebbe inizio la storia dell’umanità e dove, oggi, si svolge un conflitto che sembra segnarne la fine. Si rivolge decisamente ai massimi sistemi di grandezza, anche in termini di spazio e di tempo, il visionario Michel Comte, attualmente impegnato nella realizzazione di Center of the World, una monumentale opera di land art, nei pressi dell’antica città di Harran. Situata nei pressi del confine tra Siria e Turchia, l’area è conosciuta per le stupefacenti rovine di Göbekli Tepe, sito risalente all’inizio del Neolitico dove è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, costruito più di 11600 anni fa.
Qui, in questo luogo che ancora riserva sorprese – solo pochi giorni fa, non distante da Göbekli Tepe, è stato rivenuto un nuovo agglomerato di rovine, tra cui statue antropomorfe – Comte, in collaborazione con l’architetto giapponese Mitsunori Sano, realizzerà una serie di forme circolari che vanno da 20 a 25 metri di larghezza, con un minimo di tre metri di profondità nel terreno desertico, coprendo un’area di oltre 120 chilometri. La scala e la posizione di ogni cerchio rispecchieranno la formazione di Orione nel cielo notturno, visibile nei mesi di febbraio e marzo. Ogni sera, quando il sole tramonta e fino a quando la luna sarà visibile, il contorno di ogni cerchio si illuminerà gradualmente, formando una connessione tra la conoscenza degli antichi adoratori del cielo e la tecnologia odierna.
I resti archeologici rivenuti dimostrano i primi segni di civiltà così come la conosciamo, non solo dove la coltivazione e l’addomesticamento degli animali furono praticati per la prima volta ma anche nel luogo in cui è testimoniato il primo collegamento tra un concetto trascendentale – e la sfida archeologica è sfiorarne il senso – e una complessa struttura architettonica. La città di Göbekli Tepe era popolata dai Sabei, una comunità religiosa di ispirazione giudaica che governava uno dei più importanti siti commerciali del mondo antico. La sua posizione offre una vista eccezionale della costellazione di Orione e qui furono costruiti il primo osservatorio e la prima università della storia.
Center of the World non sarà facilmente visitabile, visto che la zona si trova lontano dai sentieri battuti, ha spiegato Michel Comte, che nel 2017, alla Triennale di Milano, presentò una suggestiva installazione di ghiaccio, luce e ombra. Non sarà la stessa cosa ma, in casi del genere, Google Earth aiuta (vedi il caso del misterioso monolite dello Utah). Che poi, a quanto spiegato dall’organizzazione, Center of the World dovrebbe essere visibile anche dallo spazio, una volta completata.
«Le persone dovranno arrivare qui e poi dovranno vivere lo spazio in diversi momenti della giornata, per apprezzare appieno tutte le variazioni create dal gioco di luci e ombre», ha continuato il fotografo e artista svizzero, che ha scelto di lavorare ad Harran a causa della sua stratificazione storica e religiosa in combinazione con la complicata realtà politica contemporanea. Il suo obiettivo è costruire un ponte tra l’antico e il nuovo, «una strada verso la pace», ha specificato, proseguendo il suo impegno a sfondo sociale, come quando, nel 1993, supportò la costruzione di un ospedale ortopedico a Kabul, in Afghanistan.
Dopo The Center of the World, Michel Comte proseguirà la sua ricerca recandosi a Spitsbergen, arcipelago norvegese a ridosso del Polo Nord, per un’altra installazione dedicata allo scioglimento dei ghiacci. A novembre 2021, il profilo dei ghiacciai sarà proiettato, in scala reale, sugli edifici della Città del Vaticano.
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