Il 22 maggio, la DAFNA Gallery in collaborazione con la Fondazione Morra, ha inaugurato l’esposizione “The New Empire”, a opera di Maurizio Elettrico, artista napoletano che, dopo una formazione in scienze naturali, ha orientato la sua ricerca artistica prevalentemente ai rapporti interdisciplinari tra la filosofia, la storia e l’iconografia. L’arte di Maurizio Elettrico si contraddistingue per la varietà dei materiali che utilizza e per il lessico che applica, spaziando tra disegno su carta pregiata, scultura e installazioni polimateriche che vedono materiali organici mescolarsi a materiali artificiali, video, performance, e un’intensa attività di scrittura.
La mostra, inaugurata nello splendido Palazzo Albertini di Cimitile, rappresenta il nuovo tassello espositivo dell’ampio progetto artistico “The New Empire” che l’autore sviluppa da diversi anni e che vede, in quest’occasione, protagoniste immaginarie due personaggi della sua opera letteraria: Lily Moore e Sarah Powers. L’artista compare formalmente solo come curatore dell’esposizione, sovrapponendo il mondo letterario e quello artistico nella nostra realtà di visitatori inconsapevoli. Abbiamo raggiunto l’artista per farci raccontare di più.
All’interno del tuo percorso artistico, The New Empire ha segnato una svolta narrativa importante da cui sono derivate le opere che hai realizzato in questi ultimi anni. Puoi parlarci di questa connessione tra testo letterario e opera materiale?
«The New Empire è stata un po’ la matrice letteraria di questo lavoro che è proprio una filiera multimediale. Si tratta di un testo fantapolitico giocato come un saggio storico del futuro con una doppia linea temporale: la linea temporale dello storico, che racconta fatti del suo passato, ma che appartengono sempre al nostro futuro. Esiste quindi un continuo paradosso temporale che è il gioco su cui ho formato questo mondo parallelo. The New Empire rappresenta la base di tutta quella che è l’esecuzione di oggetti, di disegni, pitture tutte fortemente connesse con questo mondo, con i suoi personaggi, con le sue storie. Esistono oggetti già descritti nel testo che poi visualizzi materialmente nelle mostre; si tratta di uno scambio continuo tra l’aspetto letterario e l’aspetto visivo».
Come mai nel tuo testo è presente una folta e solida bibliografia, che possiamo definire immaginaria in quanto rimanda a testi e citazioni di pura fantasia?
«Il mio intento è stato quello di rendere l’immaginazione, la fantasia umana in qualche modo credibile, come se fosse realtà. Estremizzando questa fantasia conferendogli qualcosa di poco veritiero e non vicino a una realtà quotidiana ho avuto bisogno di dargli una coerenza al fine di inverare l’assurdo. Una finzione che si presente come un’utopia ma che rasenta sempre la realtà stessa e talvolta sconfina in essa».
E qui arriviamo direttamente alle tue opere polimateriche che restituiscono fattivamente allo spettatore ciò che aveva solo immaginato dal testo letterario.
«L’aspetto polimaterico è molto importante perché l’effetto sensoriale è fondamentale, dal tatto agli odori e al gusto; tutto ruota intorno all’estensione biologica di queste creature che popolano il mio mondo. Sono personaggi aristocratici, una razza di artisti che si è auto-evoluta attraverso una manipolazione genetica fino a diventare dei perfetti demiurghi che lavorano sia sulla materia inorganica sia su quella vivente; essi quindi trasformano il mondo in base a quello che è il loro capriccio estetico ed in questo c’è una totale e continua dimensione barocca e di riferimenti al mondo rinascimentale, all’idea di arte e natura mescolate insieme ma proiettate all’interno di un universo iper-tecnologico.
In tale contesto la tecnologia finisce con lo sconfinare quasi nella magia in un’unione di razionale e irrazionale. Le dimensioni temporali si configurano come portali che comunicano con mondi paralleli che sono come una sorta di paradisi o di inferni in un gioco continuo di scambi. L’effetto della materia diventa fondamentale proprio in questo senso, ovvero quello di riconsegnare l’aspetto, attraverso le mie installazioni, di una sorta di Wunderkammer, una raccolta meravigliosa di oggetti rarissimi, che non potrebbero neanche esistere perché appartengono ad altri mondi o comunque ad un altro tempo storico.
È la fantasia che disperatamente vuole farsi realtà, ed il presupposto di questo modello fantapolitico sono gli artisti al potere, che hanno utilizzato le loro risorse economiche per dominare; un mondo in mano a questa immaginazione continua è un mondo che ha continui deliri ma che si poggia in modo iperbolico sulle emozioni, sulle affettività e gli aspetti portanti della nostra realtà umana».
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