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The tilt of time, a Firenze sette artisti in dialogo con Anish Kapoor
Arte contemporanea
A Firenze, fino al 30 novembre, è visitabile The tilt of time – L’inclinazione del tempo, un progetto collettivo che si pone in relazione e confronto con la mostra Anish Kapoor. Untrue Unreal a Palazzo Strozzi (di cui scrivevamo qui). Il progetto esplora la natura multiforme del tempo attraverso le opere di Giulio Aldinucci, Fabrizio Ajello e Francesco D’Isa, Chiara Bettazzi, Alessandro Gandolfi, Jacopo Jenna, Namsal Siedlecki e segna, per il terzo anno, la collaborazione tra il Master in Curatorial Practice di IED Firenze e la Fondazione Palazzo Strozzi.
Coordinato da Daria Filardo e Martino Margheri e curato da dieci studentesse dello IED (Georgina Anastasi, Victoria Cassone, Hailey Conway, Patricia Hale-Siedler, Sneha Harish Chaturani, Solomiia Hrebeniak-Dubova, Alisa Kanevskiy, Catarina Mel, Emma Miles e Alexandra Skilnick) il progetto espositivo si sviluppa attorno ad una visione fluida del tempo, configurandosi come un tentativo per palesarne i suoi plurimi caratteri.
Ci vuole tempo, è solo una questione di tempo, di attesa, un lento movimento che plasma la materia. The tilt of time nasce dalla stretta connessione con l’attuale mostra di Kapoor. Si pone in posizione dialettica, trasversale, ragiona sulla dicotomia tra tempo e spazio, tra storia e geografia. Se in Kapoor si indagano gli spazi, e si mostrano come plastici, spezzati, ribaltati, riflessi, infiniti e modellati, in The tilt of time queste caratteristiche vengono accostate al concetto di tempo.
In mostra si dà forma allo spirito del tempo con sei percorsi possibili, sei opere che portano in luce differenti traiettorie di ricerca, tutte dal carattere aperto e mai analitico. Ecco allora che il tempo diventa infinito, ampio, dato da Internet, esso diventa spezzato dalla pandemia, violento a causa delle guerre e, infine, estremamente veloce.
Gli spazi dello IED si aprono con l’installazione site-specific di Chiara Bettazzi. Oggetti esposti, composti, giustapposti, provenienti dal magazzino dell’istituto e dal suo studio, si mischiano e si incontrano, facendo emergere storie nascoste. Frammenti di tempo passato racchiusi in questa contemporanea wunderkammer che mostra l’inevitabile fluire del tempo tra crepe e oggetti dimenticati. Segue Alessandro Gandolfi, che con una selezione di foto, racconta i cambiamenti e i contrasti del nostro tempo. Quattro storie contemporanee, ecologiche e politiche evidenziano la compresenza di una moltitudine di eventi nello stesso presente. Le diverse foto, riprese da diversi reportage, raccontano la questione balcanica, i cambiamenti climatici in Italia, i conflitti e i luoghi in cui si toccano Cina e Taiwan e, infine, l’odierno contesto dei libici.
Fabrizio Ajello e Francesco D’Isa intervengono sui tunnel solari del corridoio, i lucernari si riempiono di disegni che raccontano di un tempo onirico, altro, che fluisce e si modifica velocemente. L’opera, Pozzi capovolti, si addentra nel mondo dell’ipotetico, del futuro possibile, partendo dalla messa in forma di sogni personali. Essa attraversa diversi linguaggi, quello dei sogni, quello della trascrizione scritta, quello dell’intelligenza artificiale e del disegno. Il soffitto dello spazio diviene manifestazione visiva di storie mai avvenute, forme non definite e linguaggi tradotti. L’opera riflette su questa tecnologia, l’intelligenza artificiale, e sull’impatto che essa ha sulla nostra immaginazione.
Conclude la mostra la scultura di vetro di Namsal Siedlecki. Una testa di vetro soffiato che incorpora la lunga canna di metallo usata durante la sua lavorazione, essa testimonia una trasformazione materica, una testa di vetro che trova la sua genesi nel rapporto con la statuaria del passato. La scultura diviene spunto di indagine, ponte temporale tra passato e presente, tra materia e forma.
Oltre alle opere esposte, il progetto si completa con due eventi performativi pensati per gli spazi della Strozzina a Palazzo Strozzi. Sabato, 11 novembre, avrà luogo sleeping concert di Giulio Aldinucci, un concerto del tempo che mostra la stratificazione di quest’ultimo. Mentre giovedì, 23 novembre, Jacopo Jenna riempirà lo spazio con la performance Here and now giocando sulle nozioni del qui e ora, sul carattere imminente del tempo. Il tempo diventa un’esperienza partecipata, un’indagine che ognuno può incarnare e di cui può fare esperienza.
The tilt of time è una mostra che riconosce il suo tempo, ne vede le relazioni ed evidenzia le infinite possibilità trasformative. Esplora la trasformazione dei materiali nella storia, la generazione di immagini usando nuovi linguaggi, il movimento dei corpi, la creazione di paesaggi sonori e la manifestazione di luoghi e tempi che raccontano fratture geopolitiche. La mostra è una dimostrazione della moltitudine e poliformità del tempo.