Nella suggestiva cornice di un trullo (da cui sono passati anche Gerold Miller e herman de vries) le iconiche Column Paintings – colonne dorate e nere adornate da gemme acriliche – di John Torreano si integrano perfettamente, evocando sacro e rituale e simboleggiando altari e luci votive. Frutto del lungo percorso di ricerca di Torreano, la serie esplora l’idea di un linguaggio artistico multiforme rompendo con i canoni modernisti dell’essenzialismo. Le colonne lignee compenetrano lo spazio con una presenza fisica e un’illusionistica curva semicircolare, invitando gli osservatori a interagire in modo paritario con l’opera, trasformando così ogni spettatore in un coautore dell’esperienza. In occasione della presentazione evento, questa sera dalle 19.00 alle 21.00, ne parliamo con Antonio Addamiano e Thomas Brambilla.
Antonio, Thomas, come è nata questa collaborazione?
AA: «Ci hanno fatti incontrare il destino e… Salvo. Durante un’edizione di Artefiera Bologna lo vedo con una quadro di Salvo di un suo collezionista. Gentilmente ha inoltrato una mia offerta di acquisto… e tutto ha funzionato alla meraviglia. Ovviamente da anni nutrivamo una stima reciproca per i programmi delle gallerie e le fiere internazionali a cui partecipavamo – anzi, a proposito, super meritata la sua prima è partecipazione ad Art Basel 2024! Poi, che dire, tra un gallerista metà milanese e metà molfettese e un bergamasco sono bastate parole come “mostra in Puglia, Valle d’Itria, interno di un trullo, Ceglie Messapica e Martina Franca”, insieme a qualche immagine di quello che abbiamo realizzato dal 2022 e la collaborazione è stata una questione di secondi».
TB: «Ci sono l’amicizia, la stima e l’ammirazione reciproca, ma la verità è questa: ero in una fiera e mi avevano appena portato un quadro di Salvo e cercavano a tutti i costi di vendermelo. Ma io non trattavo Salvo e non faccio secondario… Allora arriva Antonio, che conoscevo ovviamente, e quando mi vede con il Salvo e mi dice: “bello… quanto vuoi?”. Glielo vendetti senza nemmeno averlo comprato. Diventammo subito grandi amici».
«There are many stars. There are many gods» direbbe John Torreano. Antonio, come si inseriscono le sue iconiche Column Paintings nel trullo, sia da un punto di vista spaziale che esperienziale, per lo spettatore?
«Le opere sono arrivate parecchio in anticipo rispetto al solito e appena le ho viste dal vivo ho immediatamente pensato che Torrenao avesse veramente centrato in pieno lo spirito della Dep Art OUT e dello spazio unico composto esclusivamente da pietre e chianche. La scelta dell’oro e nero risalta ancora di più questo dialogo. Prossimamente pubblicheremo anche un video con la voce narrante di John e le immagini/video di Fabio Mantegna…farà sognare tutti coloro che non potranno passare da Ceglie Messapica»
Thomas, nel 2019 in galleria hai ospitato nella tua galleria la prima mostra personale in Italia di John Torreano. Cosa ti ha spinto a farlo e come sono evoluti il vostro rapporto e la sua ricerca in questi anni di duratura collaborazione? Cosa avete in cantiere per il futuro?
«Ho conosciuto John Torreano tramite Lynda Benglis e Ron Gorchov durante una di quelle cene newyorkesi dove si raccontano storie d’arte e le cose succedono. Mentre si vantava della sua italianità e della propria superiorità culturale rispetto a Ron perché originaria di Castelrosso, disse… “I’m Italian like John Torreano!!!”. Ron replicò.. “But he is not Italian, he is American like you – (aveva ragione Ron) – do you know him?”. No Ron, dissi, non lo conosco. “You should work with him – disse Lynda – he’s such a great artist.. I call him now and tomorrow you go and visit him. Ok?”. Lo chiamò subito. Ero obbligato ad andare. 4 ore di bus! Ora…. Prova tu a dire no a Lynda e a un suo suggerimento… “Sì Padrona!”. Il giorno successivo presi il Jitney Bus per Long Island a visitare questo John Torreano e restai di sasso. Un maestro incredibile! L’incarnazione degli opposti. Il minimal barocco! Gli proposi subito una personale in galleria, che realizzammo come ben ricordi nel 2019. Da allora divenne uno dei miei migliori amici. Ogni anno viene in Italia, per un mese, a lavorare nel mio storage e ogni volta a New York dormo da lui. Nel 2020 realizzammo un personale con tanto di Catalogo Ragionato al Museo Ettore Fico e quest’anno faremo la nostra seconda mostra insieme in galleria. Ho visto alcuni lavori. Sarà pazzesca».
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