Le piazze sono il luogo in cui le epoche si incontrano, raccontano gli scambi e le condivisioni delle comunità che le hanno abitate, tra passato e presente. Da questa riflessione nasce Time Square, una mostra in cui l’arte trascende il tempo, rivisitando la storia in una maniera inedita e anticonvenzionale. Ideata da Alessandro Bulgini, direttore artistico di Flashback Habitat, mette a confronto alcune opere d’arte dal Trecento al Novecento con alcuni dei maggiori marchi commerciali che illuminano le piazze di oggi.
Time Square è la famosa piazza newyorkese nata agli inizi del Novecento, dinamico crocevia urbano caratteristico per le sue spettacolari insegne luminose sugli edifici vetrati. Il suo primo cartellone pubblicitario elettrificato è stato infatti installato più di cento anni fa. In altri casi il dialogo tra architettura e pubblicità può diventare dissonante, come il cartellone di un marchio di occhiali sulla facciata del Duomo di Milano. Questa è l’immagine da cui parte la ricerca di Bulgini, ideando sedici arrangiamenti diversi, con opere ed insegne pubblicitarie appartenenti a collezioni private.
Ogni stanza rappresenta una metaforica piazza in cui un’opera storicizzata su una parente dipinta con un colore che fa riferimento alla storia dell’arte, è messa dinnanzi ad un logo contemporaneo, disposto su bianca e neutra parete. Le tinte delle stanze sono a cura di Paolo Genta, paesaggista e architetto di interni. La gamma tonale propone tonalità come il “rosso fiorentino”, il bordeaux di “Kandinsky”, il giallo della “Ceramica Cina”, il rosso vermiglio “Giorgione” o l’azzurro “Gaugin”, oltre a diverse sfumature di viola.
La mostra si trasforma in un gioco in cui è possibile trovare la connessione sottintesa tra gli arrangiamenti degli elementi proposti in ogni stanza/piazza. La ricerca del nesso si trasforma in una rivalsa contro l’imposizione antipoetica della pubblicità che sfrutta la cultura per la sua promozione commerciale. Le opere possono avere delle evidenti connessioni, come l’insegna elegante della Rolex il cui logo è una corona a cinque punte, accanto ad un antico volume del Theatrum Sabaudiae (1697), una monumentale opera barocca dedicata ai domini del Regno di Savoia.
Altre volte si presentano delle relazioni criptiche, ne è un esempio la scultura del San Rocco (1490-95) in legno intagliato da Giovan Angelo del Maino (Milano, 1475-1536) insieme al logo della compagnia petrolifera Shell. Il santo, protettore degli appestati, è scalzo, ha un cappello sotto il braccio e sta impugnando un tradizionale bastone da passeggio. Nell’iconografia cristiana questi elementi, insieme ad una zucca per l’acqua e una conchiglia, simboleggiano il pellegrinaggio. Il match fa dialogare la scultura di del Maino con la grande conchiglia fondata da Marcus Samuel (Londra, 1853-1927) alla fine dell’Ottocento, mercante che iniziò ad importare ed esportare conchiglie e finì per commissionare la prima vera petroliera al mondo.
Alcuni match sono particolarmente brillanti ed esteticamente armoniosi, come la scultura della Signorina Grandifirme (1937-38) della Essevi Ceramica Lenci, una donna sicura di sé che trascina la pelliccia di una volpe morta. Il manufatto, dai vividi colori, è messo a confronto con il leone del marchio Peugeot, incarnando la crudeltà della donna.
Time Square “mette in piazza” letteralmente, seppur metaforicamente, oggetti che intrattengono nuove relazioni, raccontano nuove storie e diventano il simbolo della stratificazione culturale, sociale ed economica della nostra civiltà. Leggendo il simbolismo delle opere è possibile dare un’ordine al caos che ci circonda, mettendo in gioco la nostra abilità nelle creazione di collegamenti. In alternativa la mostra offre semplicemente la possibilità di riflettere sulla realtà che ci circonda, osservando lo spirito del tempo che scorre, intrappolato nella storia.
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