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Together (and ever!), a Kunst Merano
Arte contemporanea
“Il nostro mondo internamente contraddittorio e superficiale si tiene insieme grazie a spiegazioni ora tortuose e tautologiche, ora complesse e ricercate, che sembrano giustificare e scagionare coloro che disgustosamente prosperano su di esso.
Questa esperienza pittorica, che pone il mondo reale sul banco degli accusati, mi permette di credere nelle infinite possibilità non ancora sperimentate dalla vita. So di non essere il solo a credere che la loro conquista è l’unico ed esclusivo scopo dell’esistenza umana. ”
René Magritte, in “L’invention collective”, aprile 1940, Parigi
“TOGETHER. Interact – Interplay – Interfere” è una di quelle mostre che regala uno slancio di gioia e un senso di fiducia nel presente in un momento storico in cui ne abbiamo particolarmente bisogno. Una gioia che cresce man mano che si visita l’esposizione scoprendo opere inedite relazionali e altre più storico-pionieristiche, particolarmente preziose, che ci guardano invitandoci a dialogare con loro, a entrare in risonanza mediante l’azione personale e il coinvolgimento partecipativo non solipsistico.
È un punto di forza di questa nuova mostra presentata negli spazi di Merano Arte, già preannunciato nel bel titolo con la scelta di parole evocative come interact – interplay – interfere, verbi che contemplano l’agire nella relazione grazie al prefisso “inter” e che rimandano alle tre sezioni del progetto curato da Judith Waldmann – produrre forme nuove di comunità e di attivismo sociale mediante l’arte, innescando una consapevolezza diffusa e resiliente in risposta alle sfide ambientali, sanitarie, discriminanti e bellicose di questi tempi.
TOGETHER promuove un ruolo attivo condiviso tra artisti, curatore e spettatori: per il tempo dell’esperienza espositiva siamo invitati a mettere in atto degli interventi insieme agli altri fruitori chiedendoci di rispondere alle opere e di uscire dallo sguardo frontale radicalizzato di Internet e dalla logica narcisistica dei social per credere “… nelle infinte possibilità non ancora sperimentate dalla vita”, come scrisse in maniera illuminante Magritte all’alba del secondo conflitto mondiale.
È un credere sostenuto dalla fiducia che l’arte ci curi, che l’azione artistica possa scalfire l’ordine tortuoso e greve del mondo attuale mettendolo sul banco degli accusati non solo con la critica ma anche con la sperimentazione di nuovi comportamenti comunitari.
Ad accompagnarci in questo processo sono state selezionate le opere di Adrian Piper, Anna Maria Maiolino, Ari Benjamin Meyers, Bart Heynen, Brave New Alps and Magari, Christian Niccoli, Daniel Spoerri, Francis Alÿs, Franz Erhard Walther, Hannes Egger, Isabell Kamp, Jivan Frenster, Karin Schmuck, Marina Abramović and Ulay, Melanie Monajo, Norma Jeane, Officinadïdue, Rirkrit Tiravanija, SPIT!, Tania Bruguera e Yoko Ono.
Apre il percorso della mostra il lavoro di denuncia di Tania Bruguera, una grande bandiera dell’Europea riportante il monito The poor treatment of migrants today will be our dishonor tomorrow (anche titolo dell’opera) e il disegno di un filo spinato giallo dentro la corona di stelle, a cui fanno eco, procedendo nella visita, le bellissime opere storiche di Anna Maria Maiolino (Por um fio, 1976), di Ulay/Marina Abramović (Relation in time, 1977) e di Francis Alÿs (When Faith Moves Mountain, 2012), tutte incentrate sul senso di relazione con gli altri.
La sezione Interact coinvolge il pubblico in azioni comuni e progetti partecipati da attivare in situ, come la cura di Orto volante (2022), un orto collettivo realizzato dalle associazioni altoatesine Brave New Alps e Magari sulla terrazza del museo, che ospita anche laboratori ed esperienze conviviali sul presente-futuro dell’ambiente; il reenctment della performance Zehn Suppenrezepte di Daniel Spoerri, un eat art banquet realizzato negli anni ’80 a Brunnenburg, vicino a Merano, e presentato in mostra insieme a un gruppo di pregevoli disegni di ricette eseguiti da Fritz Schwegler per quell’occasione; e l’opera ambientale Wish Tree (1961-2021) di Yoko Ono, un ulivo dei desideri posto accanto alla terrazza su cui le persone possono appendere delle etichette scritte di propria mano con i loro desideri più sentiti.
Interplay invita invece gli spettatori a partecipare in modo giocoso all’esposizione attivando opere che altrimenti rimarrebbero “celibi”: è il caso dei due tavoli da ping pong di Rirkrit Tiravanija (Tomorrow is the Question, 2015), il cui titolo è scritto in caratteri cubitali in italiano e in tedesco sul piano dei tavoli, e del grande cubo in plastilina con i colori della pace #OneLove (2022) di Norma Jeane, posto al centro di una sala bianca che si trasforma in teatro d’azione per chi vuole disegnare e scrivere sui muri utilizzando la materia dell’opera.
Interfere fa appello all’impegno politico e sociale, al senso di responsabilità di tutti nei confronti dell’ambiente e della comunità. Come in Funk Lessons (1983) di Adrian Piper, video in cui si vede l’artista danzare insieme a un gruppo di giovani universitari coinvolti in una riflessione sui significati collettivi della musica funk nella cultura afroamericana. Hannes Egger riflette invece sul concetto di “unione” con una grande disegno a parete (Different Forms of Togetherness, 2022) che pone delle domande ai visitatori, i quali possono rispondere scrivendo direttamente sotto il suo disegno. Nell’altra bella installazione ambientale Zoocoria (Seedbombs) del 2022 il collettivo Officinadïdue mette a disposizione del pubblico dei semi di pioppo (pianta che assorbe grandissime quantità di CO2) invitandoci a diffonderli nell’ambiente, a dimostrazione che piccole azioni possono determinare effetti importanti sul riscaldamento globale.