Torna il festival di arte contemporanea diffusa nella Maremma. Intervista ai fondatori

di - 6 Aprile 2023

Cinque anni di incontri, artisti internazionali, installazioni su larga scala e interventi site specific che hanno portato grandi quantità di turisti e abitanti locali in luoghi inaspettati di quella che è considerata la parte più affascinante e ambita della Toscana. Hypermaremma riapre le danze l’8 aprile 2023 in concomitanza del weekend di Pasqua; si tratta della quinta edizione di un festival che svelerà le opere di Claudia Comte, Virginia Overton e Giuseppe Gallo in luoghi significativi a livello storico e geografico con una serie di appuntamenti che scandiranno tutto il corso dell’estate. Ce ne hanno parlato i suoi fondatori.

Francesco Cavaliere. Cpurtesy Hypermaremma

Da quali necessità nasce, ormai cinque anni fa, l’iniziativa?
Una su tutte è stata sicuramente la volontà di provare a valorizzare in termini culturali un territorio che ha molte potenzialità naturalistiche e storiche, e spesso l’arte contemporanea può essere di aiuto per una narrazione differente, più ampia e, se vogliamo, necessaria per un territorio turisticamente attivo sin dagli anni ‘70 ma ancora in piena evoluzione sotto un profilo culturale.

Perché avete scelto proprio la Maremma come “casa” di questo festival?
Sin dalla nostra infanzia abbiamo abitato stagionalmente questi luoghi come meta di vacanze, estive ed invernali, e la mancanza di una proposta continuativa di arte contemporanea è stato il punto di partenza per riflettere su quello che avremmo potuto offrire a quest’area geografica estremamente interessante.

Gaia De Megni. Courtesy Hypermaremma

Siete riusciti in questa edizione a creare “ponti internazionali” tra la Maremma e il resto del mondo. Che significato ha per te il raggiungimento di questo obiettivo?
Stiamo lavorando su questo aspetto fin dall’inizio attraverso il coinvolgimento di artisti internazionali ma dalla scorsa edizione, con la produzione monumentale dell’intervento di Claudia Comte, abbiamo messo le basi per un’attivazione dei luoghi con una visione più ampia. Con l’arrivo di Virginia Overton in Maremma quest’anno, e la splendida collaborazione con White Cube che ci ha supportato in tutte le fasi di elaborazione del progetto, siamo coscienti che il nostro programma abbia trovato una sua stabilità che collima con il limite del periodo di gestazione di qualsiasi start-up, e che nel tempo potrà continuare a crescere a favore di una lettura del territorio più globale.

Qual è la principale novità?
Questa è la nostra prima occasione in cui Hypermaremma entra in un meccanismo di estensione della visibilità di un’opera che proviene da un’istituzione come La Biennale di Venezia, e che da un luogo lagunare continuerà a far riverberare il dialogo con un altro territorio lagunare protetto, quello dell’oasi della laguna di Orbetello, attivando un punto importante per la storia del luogo, la polveriera Guzman, che da edificio bellico diventa luogo di cultura, esattamente come è accaduto all’Arsenale di Venezia.

Emiliano Maggi Courtesy Hypermaremma

Quali sono stati nel tempo i riscontri che avete avuto dagli artisti, portandoli a immergersi nel territorio maremmano?
Il riscontro più immediato che tutti gli artisti notano appena mettono piede in maremma è sicuramente in relazione all’atmosfera proiettata dall’unicità dei luoghi, le sue bellezze naturalistiche e la sua storia, legata soprattutto agli insediamenti etruschi e romani. Spesso sono i punti di partenza per gli artisti invitati ad elaborare un racconto in forte dialogo con questi aspetti.

Quali sono i criteri di scelta dei vostri artisti, e quali quelli che vi portano a individuare i luoghi in cui esporre?
A volte sono i luoghi a scegliere gli artisti e altre volte gli artisti che noi vorremmo coinvolgere a scegliere i luoghi. È una relazione che si struttura in modo piuttosto automatico tra Carlo, Matteo e me durante la progettazione dell’edizione. È un territorio difficile, a volte rude, con dinamiche locali che rendono più complesso il coinvolgimento di figure terze come i curatori, che non hanno il tempo per elaborare e interiorizzare alcuni aspetti che necessitano di essere rispettati attraverso incursioni mirate che non lasciano troppo spazio interpretativo. Qui l’opera deve rispettare il luogo per cui è stata ideata e il territorio non deve sentirsi invaso dalla presenza dell’opera, bensì incoraggiato dall’opera ad emergere, a farsi notare in tutta la sua bellezza.

Gaia De Megni. Courtesy Hypermaremma

Nella visione di Hypermaremma c’è la sostenibilità e l’attenzione al territorio. In che modo questo viene reso possibile?
Siamo un’associazione di promozione sociale e nel nostro dna è presente questo codice etico che necessita di rispettare la natura e le comunità che lo abitano. Per questo motivo cerchiamo sempre di operare non da colonizzatori, ma da collaboratori del territorio. La necessità di ridurre l’impatto ambientale la applichiamo attraverso il coinvolgimento di maestranze e aziende locali, poiché quello che facciamo possa essere il frutto di una filiera locale e fruito soprattutto da chi questi luoghi li abita fuori dai periodi turistici.

Quali sono i riscontri sul territorio?
Dopo cinque anni di attività la risposta è stata oltre le aspettative. Collaboriamo con il Comune di Orbetello, il Comune di Capalbio, la Regione Toscana e tutte le realtà locali che hanno investito e continuano a investire su quest’area geografica rendendola unica nel suo genere. Penso alle aziende strutturate che ci supportano dalla prima edizione o a quelle piccole realtà a conduzione familiare che continuano a vedere nel nostro progetto un potenziale per espandere la riconoscibilità dei luoghi anche a loro favore. L’arte e la cultura da sempre hanno generato indotto per i territori, e il gruppo di “Amici di Hypermaremma”, che ci segue e supporta con affetto, sa bene che un programma culturale gratuito e accessibile a chiunque è un valore aggiunto per tutti. Inoltre da quest’anno abbiamo investito alcune persone a noi care e attive in zona del ruolo di “Ambassador”, proprio per continuare a divulgare la necessità di tutelare questo lembo di terra così ricco. Persone come Sigifredo Di Canossa, Roberto Lombardi, Marco Merciai, Marco Niccoli, Ludovica Rosi, Bibi Terenzi e Antonio Zizi, intenti insieme a noi nella protezione della Maremma.

Secondo la tua esperienza è possibile creare situazioni di “attivazione” partendo dalle opere?
L’opera d’arte nella sua genesi nasce come lente d’ingrandimento su diversi aspetti della vita. Il ruolo degli artisti è anche quello di arrivare a visioni spesso sconosciute ai più, attraverso piccole o grandi azioni. Tutto questo influisce fortemente sul nostro ruolo e su quello che possiamo offrire in aggiunta a quello che la realtà ci concede. Attivare un luogo con l’intervento di un artista significa attribuire a quel luogo ulteriore poesia e chiavi di lettura alternative, potenziarlo di una nuova narrazione e una nuova comunicazione.

Salò, Courtesy Hypermaremma

Raccontaci quali sono i luoghi più insoliti in cui in questi anni Hypermaremma ha esposto delle opere.
Ne abbiamo visti molti, ma quelli che mi sono rimasti più nel cuore sono stati attivati dalle performance, probabilmente anche per la loro natura effimera e meno statica. A partire da quella di Francesco Cavaliere all’interno dello Spacco della Regina, una fenditura nella costa di Ansedonia che ha dato vita a una grotta in cui filtra un fascio di luce. Per renderla raggiungibile abbiamo dovuto ripulire la grotta utilizzata come discarica e far costruire un ponticello in ferro e tavole di legno, che consentisse ai visitatori di oltrepassare il corso d’acqua della Tagliata Etrusca che sfocia nel mare. Così come quella di Gaia De Megni, l’anno prima, che ha fatto marciare un attore vestito da militare all’interno dei resti dell’Abbazia di San Bruzio prima, e sui resti del porto romano di Ansedonia. E infine, le due performance sonore di Emiliano Maggi e dei Salò, la prima all’interno degli scavi della Città di Cosa dove un tronco di circa tre metri è stato tramutato in strumento musicale a corda il cui suono riverberava sui resti del Capitolium, e la seconda in una notte d’agosto sulla spiaggia di Ansedonia, dove i componenti del gruppo provenienti dal costone roccioso armati di fiaccole hanno raggiunto il pubblico per accompagnarli in un viaggio onirico di circa un’ora.

Quali consigli daresti a un pubblico interessato a visitare questa ultima edizione di Hypermaremma, in termini di permanenza, itinerario, fruizione?
Il consiglio che diamo a tutti coloro che devono affrontare più di un centinaio di chilometri è di cercare di seguirci sul nostro canale Instagram per essere aggiornati sui momenti salienti e raggiungerci verso metà estate, quando i diversi interventi in programma hanno preso forma e possono essere visitati. Sul nostro sito è possibile trovare alcune strutture agrituristiche e alberghiere nostre partner. In questa edizione suggerirei, agli appassionati del genere, di non perdere la performance di Charlemagne Palestine in collaborazione con Terraforma il 13 maggio. E se non doveste riuscire a raggiungerci, non vi resta che ascoltare i nostri podcast in dialogo con gli artisti per provare e rivivere le emozioni a distanza.

Nata a Pesaro nel 1991, è laureanda nel corso di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l'Accademia di Brera. È residente a Milano dove vive e lavora come giornalista freelance per diverse testate di arte, concentrandosi sul panorama contemporaneo tramite news, recensioni e interviste su online e cartaceo. Oscilla tra utopia e inquietudine; ancora tanti sogni da realizzare.

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