Giovedì prossimo, 20 aprile, la galleria Tornabuoni Arte, fondata a Firenze nel 1981, inaugurerà una nuova sede, questa volta a Roma, in via Bocca di Leone. Come da tradizione, la mostra di apertura è dedicata a Lucio Fontana, tra gli artisti più emblematici della storia della galleria. Come ricorda il fondatore, Roberto Casamonti: «Molti anni fa mi capitò di leggere sul retro di un’opera di Fontana “Oggi è una bella giornata da viversi” […]. Ancora oggi, ogni qualvolta mi accingo a intraprendere un nuovo inizio, questa affermazione mi ritorna in mente». Questa è l’intervista in anteprima che abbiamo rivolto proprio al gallerista.
Nel corso degli anni la galleria, oltre alla sede principale in Lungarno Cellini a Firenze, ha inaugurato le sedi espositive di Milano (1995), Forte dei Marmi (2004), Tornabuoni Arte Antica (2006), oltre alle sedi estere di Crans Montana in Svizzera (1993), Parigi (2009), Londra (2015). Come mai la decisione di aprire anche a Roma?
«Roma è la capitale italiana, una città bellissima con 5 milioni di abitanti e la città di tanti nostri collezionisti e amici per cui pensiamo valga la pena di essere presenti».
A fronte di tante aperture c’è stata una chiusura, quella della galleria di Londra. Cosa vi ha spinto a questa scelta?
«Dopo Brexit lo scenario nel quale avevamo iniziato a lavorare si è completamente stravolto. Abbiamo, dunque, preferito lasciare Londra e aprire la nuova galleria di Roma».
Perché la decisione di aprire a Firenze anche una galleria dedicata all’arte antica?
«Ho sempre amato l’arte bella, tanto l’arte contemporanea quanto l’arte antica. Non per niente ho passato più di due ore davanti a Guernica, ma altrettante a guardare i Bronzi di Riace. Il bello non ha età, il bello è bello punto e basta».
Qual è, a suo avviso, lo stato di salute del sistema del contemporaneo a Roma, nel pubblico e nel privato? Quali ritiene che siano, a oggi, i suoi punti di forza e i suoi punti deboli?
«La realtà capitolina, per quello che posso vedere, è grande e variegata: musei storici in luoghi iconici, musei di arte contemporanea di rilievo internazionale, fondazioni private di grande pregio, gallerie storiche con cui ho rapporti di amicizia da anni, gallerie dal respiro internazionale. E so che, anche dal punto di vista della ricerca e delle nuove proposte, Roma è fortemente attiva. Da due anni ha anche una fiera che si sta sempre più rafforzando. Sono felice di contribuire con questa nuova galleria al suo panorama».
Quali sono le caratteristiche del nuovo spazio espositivo romano?
«La galleria si trova al civico 88 di via Bocca di Leone, tra piazza di Spagna e via Condotti. Sono circa 150mq. Lo spazio si sviluppa in profondità, in una successione di ambienti. Il portone del palazzo rimarrà sempre aperto permettendo la piena visibilità dell’ingresso della galleria. Sono molto felice del risultato».
Con quale progetto espositivo inaugurate?
«Come da tradizione della Tornabuoni Arte, con una mostra di Lucio Fontana».
Quali saranno gli elementi distintivi della programmazione espositiva nella nuova sede?
«La programmazione sarà di circa 3 mostre l’anno, tra personali e collettive. Si presenteranno opere e autori a partire dal primo Novecento».
Ci può già anticipare i prossimi progetti in calendario?
«Preferisco mantenere un velo di mistero».
La galleria è presente annualmente nelle maggiori fiere d’arte contemporanea internazionali ma anche in quelle minori. Come mai questa scelta massiva di partecipazione alle fiere?
«La prima galleria di Firenze l’ho aperta nel 1981, 42 anni fa. In tutti questi anni di lavoro ho stretto legami di amicizia e stima con molte delle persone con cui ho avuto occasione di collaborare: operatori del sistema, galleristi, critici. Bisogna essere rispettosi e grati di questi rapporti. Faccio tante fiere con la galleria, ha ragione. Le più prestigiose nei centri dell’arte internazionale non mi hanno allontanato dalle fiere storiche italiane con cui ho avviato la mia storia e i cui collezionisti continuano a supportare e a seguire tutt’oggi la galleria».
Qual è l’identikit del collezionista a cui vi rivolgete?
«Quelli che riusciamo a farci amici dopo che hanno comprato un quadro! È il rapporto di fiducia che si riesce a stabilire tra collezionista e gallerista».
Accanto alla vostra proposta elettiva di opere di maestri del Novecento, avete ormai da tempo anche una proposta di artisti contemporanei. Su quali autori state puntando?
«L’interesse della Tornabuoni Arte è costantemente volto a valorizzare l’eredità artistica del Novecento avendo cura di osservare e proporre anche importanti artisti internazionali il cui linguaggio è espressione di un lessico contemporaneo. Nelle mie gallerie sono presenti opere di Marina Abramovič, Vanessa Beecroft, Tony Cragg, Anish Kapoor, Anselm Kiefer, solo per citarne alcuni, insieme ad altri artisti con cui collaboro e realizzo progetti, tra i quali Alberto Biasi, Emilio Isgrò, Fabrizio Plessi».
Tornabuoni Arte lavora inoltre a stretto contatto con musei e istituzioni. Quali sono gli ultimi progetti in questo ambito?
«Non posso non citare la Fondazione Giorgio Cini di Venezia con cui nel corso degli ultimi anni abbiamo realizzato delle importanti mostre in occasione della Biennale di Venezia. La galleria collabora in generale attraverso i prestiti con realtà nazionali e internazionali, per citarne alcune: il MET, gli Uffizi, il Guggenheim, il Museo Novecento, il Mart. Ove possibile, sono felice di far girare le opere. Chiaramente abbiamo ottimi rapporti e il sostegno costante degli Archivi e delle Fondazioni che curano e tutelano l’opera degli artisti con cui lavoro. Come, ad esempio, la Fondazione Burri. Per la realizzazione di questa mostra inaugurale a Roma e del suo catalogo un ringraziamento speciale va alla Fondazione Fontana, all’Archivio Crispolti e dell’Archivio Piero Dorazio».
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