Ogni fiera d’arte è caratterizzata da un vivace corollario di mostre che poi va sotto il nome di Art Week. E così anche ArcoMadrid, aperta ieri nonostante un po’ di paura CoronaVirus, propone un programma collaterale solido, che si caratterizza per un’attenzione nei confronti dell’ecologia e delle relazioni tra la natura e l’uomo.
La personale di Rosana Antolí irradia con ritmo una serie di tematiche estetiche e di intuizioni sensibili, nelle quali le maree interagiscono con la coreografia sociale, i circuiti eterni e la risposta del corpo nella società. “A Golden Age: Pulse, Throb, Drift”, a cura di Bronwyn Bailey-Charteris da Centro Centro, è una mostra immersiva, che attinge alle attuali e urgenti conversazioni sullo stato delle ecologie planetarie. Il suo lavoro considera i limiti e le delimitazioni dei corpi; andando a strutturare una ricerca nella quale i ritmi incontrati negli spazi urbani e i gesti geografici del corpo umano diventano un assemblage nelle cui coreografie viene presentata la nostra vita quotidiana. Il corpo affronta la sua natura politica, i cui elementi scultorei si mescolano ad una narrazione serrata nella quale dialogano i diversi media: dalla performance dal vivo, ai disegni al video.
Indubbiamente una delle mostre più poetiche è la personale di Joan Jonas, una tra le prime artiste capaci di combinare magistralmente la performance e il video. Indimenticabile il suo progetto realizzato per il Padiglione degli Stati Uniti della 56ma Biennale d’Arte di Venezia. A celebrare la sua carriera decennale, “Moving Off the Land II” arriva a Madrid e si concentra sul ruolo che l’oceano ha svolto nelle culture come riferimento totemico, spirituale e culturale. Ed è strettamente legata alla mostra realizzata a Venezia, nel 2019, nello spazio di Ocean Space a Campo S. Lorenzo. Visitabile al Museo Nacional Thyssen-Bornemisza e al TBA21 – Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, commissionato dalla TBA21-Academy, la mostra conclude un lungo lavoro di ricerche durato tre anni e si presenta come il suo ultimo capitolo, il cui focus verte sul ruolo rivestito dall’oceano in varie culture nel corso della storia, con sculture, disegni, suoni e nuove produzioni video.
Le videoinstallazioni, i disegni e i suoni si mescolano all’interno del percorso, definendo un mondo evocativo, ispirato alla fantasia del mare e ai suoi scenari, nei quali prendono forma creature eteree e colorate. I versi dei capidogli in amore echeggiano tra le sale del museo, mentre sulle pareti dell’edificio si stagliano le immagini in movimento di pesci e creature subacquee. I disegni dell’artista dialogano con le poesie di Emily Dickinson e Herman Melville con i testi di Rachel Carson e Sy Montgomery, trasportando il pubblico all’interno di un universo fragile, maestoso, un articolato caleidoscopio marino nel quale prendere coscienza e assumere una posizione concreta per tutelare il nostro pianeta.
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