Parole, parole, parole. Che si perdono nel tempo. Avete mai pensato a quanto il parlare comune abbia imparato a fare a meno di vocaboli che, al contrario, generazioni precedenti utilizzavano più o meno correntemente? In un un’epoca in cui i neologismi crescono con lo stesso ritmo dell’inflazione, il parco lessicale tende a cambiare con una rapidità impressionante. È la rottamazione bellezza, anche del linguaggio. Paladina delle parole “pensionate” o a un passo dall’esserlo, è Sabrina D’Alessandro, artista che ha messo il linguaggio al centro della sua ricerca artistica. Da piccola aveva già il pallino delle parole in quota “vintage”. Da grande – non a caso – ha fondato l’URPS, acronimo per Ufficio Resurrezione Parole Smarrite.
Una di quelle “parole smarrite”, Redamare, è già nella testa di chi ha la fortuna di farsi una bella passeggiata sul lungomare de La Spezia. E, complice un selfie tentatore (pare inizi a essere gettonata da turisti e non solo) o il passaparola, magari contribuirà inconsapevolmente alla sua resurrezione. In fondo anche questo è uno degli obiettivi del progetto site specific Redamare, presentato alla stampa il 26 maggio scorso e realizzato col supporto di Sanlorenzo S.p.A.
Redamare è il monumento “parlante” che Sabrina D’Alessandro ha posizionato nel bel mezzo di Passeggiata Morin, tra due ottocenteschi cannoni d’avancarica che ora, dice l’artista, «Non servono più a sparare proiettili, ma una parola». Otto lettere affacciate sul golfo de La Spezia. Otto lettere che, si accettano scommesse, attaccate una all’altra ben pochi riusciranno a decifrare. D’Alessandro spiega che «Redamare è un verbo che deriva dal latino, significa amare di un amore corrisposto»; aggiungendo d’essersi concentrata su questa parola in quanto legata all’idea che «Bisogna amare per essere amati», una prospettiva di reciprocità universale quantomai attuale e necessaria ai tempi d’oggi.
Il titolo dell’opera non è altro che l’opera stessa. Già solo per questo Redamare è un progetto sincero, concettualmente senza fronzoli roboanti, come ricerca artistica di D’Alessandro vuole. Un site specific da leggere, che invita a concentrarsi su significato e significante della parola, così da preservarne il contenuto a dispetto del tempo e delle mode passeggere.
Scampato all’estinzione, il verbo Redamare arriverà ai posteri nei caratteri cubitali della sua forma monumentale; in un acciaio corten, scelto dall’artista sì per le qualità intrinseche (esposizione alle intemperie, salmastro in primis), ma soprattutto perché con quella caratteristica patina rugginosa «È come se la parola fosse risalita dal fondo del mare». Ripescata in tutta la sua obsolescenza. Quanti di voi dicono ancora “obsolescenza”?
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Iniziativa molto originale. Se a fianco dell’opera ci fosse una spiegazione magari anche i inglese e francese, allargherebbe gli orizzonti anche a qualche turista.