28 aprile 2023

Turner Prize 2023: annunciata la shorlist dei quattro finalisti

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Jesse Darling, Ghislaine Leung, Rory Pilgrim e Barbara Walker sono i quattro finalisti del Turner Prize 2023: la mostra dei finalisti a settembre, alla Towner Eastbourne

Towner Eastbourne

La Tate Britain ha annunciato i quattro artisti finalisti per il Turner Prize 2023, il premio di arte contemporanea più prestigioso della Gran Bretagna e tra i più considerati a livello internazionale: Jesse Darling, Ghislaine Leung, Rory Pilgrim e Barbara Walker. «Ognuno di questi artisti esplora i contrasti e le contraddizioni della vita, combinando urgenze concettuali e politiche con calore, giocosità, sincerità e tenerezza e spesso celebrando l’identità individuale e la forza della comunità», ha commentato Alex Farquharson, direttore della Tate Britain e presidente della giuria del Turner Prize. Ogni artista è stato nominato sulla base delle mostre tenutesi l’anno scorso. I quattro candidati esporranno i propri lavori alla Towner Eastbourne, una galleria d’arte contemporanea dedicata a esposizioni temporanee, nel Sussex, dal 28 settembre 2023 al 14 gennaio 2024.

Istituto nel 1984, il Turner Prize viene assegnato annualmente a un artista nato o attivo in Gran Bretagna, con il vincitore che riceve un premio di 25mila sterline e un posto nell’Olimpo dell’arte contemporanea. Nel 2007, la Tate Liverpool è stata la prima sede espositiva fuori Londra a ospitare il premio, nell’ambito delle manifestazioni della Capitale Europea della Cultura. L’anno scorso è stato vinto da Veronica Ryan che, a 66 anni, è stata l’artista più anziana a ricevere il premio e che ha realizzato la prima opera d’arte pubblica permanente del Regno Unito in memoria della “Generazione Windrush”, che comprende quelle persone immigrate dai Caraibi al Regno Unito, che si fa iniziare simbolicamente a partire dal 1948.

Nata nel 1981, Jesse Darling è stata nominata per due mostre personali: “No Medals, No Ribbons” al Modern Art Oxford e “Enclosures” al Camden Art Centre. Scultura, installazione, immagine in movimento e performance sono i suoi linguaggi, attraverso i quali affronta spesso il tema della caducità dei corpi.

Ghislaine Leung, nata nel 1981 in Svezia e da anni di base a Londra, è stata nominata per la mostra personale “Fountains” nello spazio indipendente Simian, a Copenhagen. Leung descrive il suo lavoro come «Basato sulla partitura», per cui le sue opere non sono solo allestite ma anche “eseguite”, ovvero disposte e fruite seguendo una serie di condizioni. Per “Fountains”, Leung ha incanalato l’acqua di una fontana pubblica nello spazio espositivo.

Nato nel 1988 a Bristol, Rory Pilgrim è stato nominato per “RAFTS” al Serpentine and Barking Town Hall e per una restituzione performativa della mostra alla Cadogan Hall di Londra. Secondo la giuria, il progetto è stato un «Esempio eccezionale di pratica sociale»: insieme alle comunità dei distretti di Barking e Dagenham, nella zona est di Londra, ha realizzato poesie, suoni e film, per riflettere sullo stato della pandemia.

Barbara Walker, nata nel 1964, è stata nominata per il progetto “Burden of Proof”, presentato alla quindicesima edizione della Sharjah Biennial. Lavorando sull’impatto della generazione Windrush, Walker ha sovrapposto i ritratti su larga scala di otto individui a riproduzioni dei documenti d’identità che dimostrano il loro diritto a vivere nel Regno Unito. In particolare, la giuria ha riconosciuto la profonda umanità del lavoro di Walker, nonostante la loro scala monumentale.

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