Tuwaiq Sculpture 2024, Ryadh - opera di Mohammed Al Thagafi, Towards the Horizon (ph Manuela De Leonardis)
La notte di Riyadh – illuminata dalle luci coloratissime dei neon – è anche lo scenario dell’evento d’apertura di Tuwaiq Sculpture 2024, ospitato eccezionalmente il 10 febbraio scorso nello studio del noto artista Muhannad Shono (ha rappresentato il regno saudita alla 59. Esposizione internazionale d’arte di Venezia), nell’ex area industriale di Diriyah. Una serata in cui pietra, cibo e musica hanno dialogato creativamente grazie al contributo di Sara Naghi, che ha firmato il set design e di Mazin Hajar, che ha composto brani di musica elettronica incorporando il suono “live” di mazze e scalpelli usati dagli scultori per la realizzazione delle loro opere. Nel distretto JAX, hub artistica e culturale vivacissima sede della Biennale di Diriyah (la II edizione After rain avrà luogo dal 20 febbraio al 24 maggio) – a breve è prevista anche l’apertura del primo museo di arte contemporanea dell’Arabia Saudita – a fare gli onori di casa è Riyadh Art, programma di arte pubblica sostenuto dalla Royal Commission for Riyadh City nell’ambito del piano governativo Vision 2030. Tra i numerosi progetti anche Tuwaiq Sculpture: lo sguardo orientato al futuro si propone di promuovere nella capitale, che conta una popolazione di oltre 7 milioni di abitanti, una qualità di vita più elevata basata sulla sostenibilità e il rispetto per l’ambiente, di pari passo con la valorizzazione dell’arte e della cultura in generale. Scelta per ospitare l’EXPO 2030, Riyadh diventerà una sorta di museo en plein air anche grazie al contributo (se non altro quantitativo) delle opere scultoree realizzate proprio nell’ambito di Tuwaiq Sculpture, giunto alla quinta edizione con la direzione di Sarah Alruwayti e la curatela artistica di Marek Wolynski (Symposium Lead Curator anche della precedente edizione) e Fahad Aljebreen.
Concorso, simposio con realizzazione delle opere e panel (tra i professionisti invitati a confrontarsi sul tema dell’arte pubblica anche Laila Binbrek, direttore del Padiglione Nazionale UAE, Robert Frith, direttore creativo di Ithra, Auronda Scalera, curatrice di Art Dubai Digital, lo scultore Athar Jaber) sono i tre momenti fondamentali che hanno preceduto l’apertura al pubblico dell’esposizione delle nuove opere realizzate in granito locale, nelle tonalità dal rosa al grigio, nell’area di Roshn Front. Sculture che in un futuro prossimo saranno collocate nei vari distretti della città, a partire dal Quartiere Diplomatico. «Il tema di quest’anno – Dimensions of Movement ha preso vita attraverso i segni dello scalpello dei nostri talentuosi artiste ed artisti, che riflettono non solo la trasformazione fisica dei materiali, ma anche le evoluzioni narrative e la crescita personale di ciascuna autrice e ciascun autore» – afferma Sarah Alruwayti – «Abbiamo assistito alla metamorfosi della pietra grezza in magnifiche sculture. Ogni pezzo rappresenta una testimonianza del viaggio dell’artista nell’incarnare l’essenza del progresso e il ritmo dinamico della nostra società che avanza».
Al concorso sono arrivate oltre 600 candidature provenienti da 84 paesi del mondo. Una selezione impegnativa per la giuria (tra i membri anche Sebastiano Barassi della Henry Moore Foundation) che tra i 30 migliori progetti hanno premiato quelli di artiste e artisti internazionali e sauditi, tra cui Lamia Moraished (Energy), Helwa Al-Atwi (Al-Ardha Al-Najdiya 1), Jordi Raga (The spark), Mohammed Al Thagafi (Towards the Horizon), Galina Stetco (Unfolding Transition), Essam Jameel (Renewed Vision), Sahar Khalaji (A moment of me), Gheorgi Filin (The Breaths of the wind), Azhar Saeed (Extension), Zhao Li (Limitless Omnipresent), Antonio Vigo (Unlimited Dreams) e Rajaa Alshafae (The Sky’s The Limit) che hanno lavorato in situ per un mese, incontrando anche le studentesse e gli studenti delle accademie locali. Da un concetto astratto, le “dimensioni del movimento” si sono concretizzate nel granito prendendo forme diverse: quelle del vento, delle pieghe dell’epidermide, della luna e del sole, della spugna nel suo assorbire e restituire materia, anche nell’oscillazione del tamburo usato nelle danze tradizionali arabe del “najdi ardah”.
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