L’abbiamo vista non solo su ogni supporto, dalle tazze da colazione alle borse firmate, ma anche in ogni luogo. Eppure questa è nuova: per celebrare il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, l’artista francese Jisbar ha invitato la Monna Lisa a una a dir poco romantica passeggiata nello spazio. Ovviamente non il capolavoro originale, che dal Louvre si è spostato solo in tre occasioni: nel 1911, quando fu rubato dall’italiano Vincenzo Peruggia, nel 1962, quando fu prestato agli Stati Uniti e accolto dal presidente John Fitzgerald Kennedy e dalla first lady Jacqueline, e nel 1974, per una tournée celebrativa con tappe a Tokyo e a Mosca. L’ultimo spostamento, in un’altra sala del museo parigino, per dei lavori di restauro, non vale.
Jisbar ha spedito nello spazio, precisamente nella stratosfera, a 33,4 chilometri di altitudine, una sua versione della Monna Lisa, trasportata su una navicella di carbonio appositamente realizzata per l’occasione, guidata da un pallone biodegradabile a elio. Insomma, sembra proprio che, esauriti i musei, la prossima frontiera dell’arte sia lo spazio. Già abbiamo seguito con trepidazione tutte le peripezie vissute dal satellite di Trevor Paglen, che alla fine si è perso in orbita, ma ci sono anche altri illustri casi di arte spaziale, di cui scrivevamo qui.
Questa volta, a sfidare le leggi della gravità fruitiva è stato Jisbar, artista molto popolare in Francia per il suo stile neo punk, che ha esposto in diverse gallerie e spazi internazionali, dal Manarat Al Saadiyat di Abu Dhabi al Museum of Art and History di Santa Cruz. E infatti, questa Gioconda non avrà i baffi ma si è fatta comunque notare anche nello spazio, tra tatuaggi, ombretti dai colori sgargianti, collane a punta e giubbotto di pelle.
In effetti, non è la prima volta che la Monna Lisa va nello spazio. Nel 2013, la NASA spedì, o meglio, trasmise la Gioconda fino quasi sulla Luna. L’immagine dell’opera di Leonardo, trasformata in una sequenza di pixel, viaggiò per circa 386mila chilometri, dalla stazione Next Generation Satellite Laser Ranging della NASA, al Goddard Space Flight Center nel Meryland, fino al Lunar Orbiter Laser Altimeter, un satellite in orbita attorno alla Luna. Perché? Per testare la trasmissione di informazioni via laser.
Per realizzare questo progetto, l’artista ha lavorato per sei mesi in stretta collaborazione con ricercatori, scienziati e specialisti in ingegneria e matematica. Jisbar ha dovuto anche ricreare la sua Gioconda sperimentando nuove tecniche e nuovi materiali, per consentire alla pittura di resistere alle condizioni meteorologiche estreme nello spazio. Nella stratosfera, infatti, la temperatura, che nella troposfera scende a meno 55 gradi centigradi, aumenta fino raggiungere lo 0. Un fenomeno di inversione termica dovuto alla presenza del famoso strato di ozono, che assorbe la maggior parte delle pericolosissime radiazioni solari ultraviolette.
Una volta raggiunta la stratosfera, il dipinto è ricaduto sulla Terra con un paracadute, in un’area nel nord dell’Inghilterra, e sarà esposto a Parigi, presso la galleria Montmartre, dal 16 gennaio 2020. Peccato, se fosse atterrato in Italia qualche revanscista irredentista avrebbe potuto ricevere il suo piccolo regalo di Natale e cantar vittoria: la Gioconda (punk ma anche un po’ cyber) è finalmente tornata tra noi! Oppure invece ci sarebbe rimasto doppiamente male, per via di quel trucco così carico e di tutti quei colori. Insomma, valli a capire.
«L’idea è nata più dal desiderio di provare sensazioni ed emozioni forti che da una sfida. Volevo dare una nuova dimensione alla Monna Lisa Punk, per offrirgli un viaggio fuori dal tempo ma anche per dipingere il cielo», ha spiegato Jisbar a Le Parisien. «È anche un omaggio a Leonardo Da Vinci. La Monna Lisa è un dipinto iconico universale che rappresenta perfettamente l’immagine della donna al suo tempo. Ecco perché è importante conservare la sua eredità ma anche trasformala in qualcosa di più contemporaneo», ha concluso l’artista.
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Fantastico Jisbar!!!