Le rampe delle scale si affacciano sul cortile del palazzo in via Domenico Cirillo, le grate di ferro battuto dei corrimano sono come balconi dai quali sporgersi, tra l’arrivo e il riposo. Tra un piano e l’altro, seguendo le ore di luce e ombra, l’aria cambia sempre un po’ rispetto a come era qualche minuto prima. Proprio come un ricamo tra spazio domestico e quello pubblico, sui pianerottoli si trova un po’ di tutto, principalmente vasi ma anche altri oggetti, portaombrelli, stendini, mobiletti per le scarpe, giocattoli ingombranti.
E poi, chiaramente, persone che si incrociano e si salutano e che, salendo e scendendo, fanno attenzione ai propri passi sui gradini, nella cui pietra scura sono incastonati elementi decorativi di bigiotteria, spille, laccetti, pietre di vari colori, accessori per pelletteria custoditi dalle sorelle Dora e Fausta, le storiche abitanti dell’Atelier Alifuoco. Soffusa nel percorso obliquo delle scale, l’installazione di Veronica Bisesti attraversa la verticale del palazzo di via Domenico Cirillo e si adatta alle piccole incrinature dell’architettura e della storia, rileggendone o risanandone le sconnessioni e le fessure con innesti di una vezzosa lucentezza.
Sulla superficie del muro incuneato nella strettoia del primo interpiano, si agita un vortice di forme e di colori irradiati dal palmo di una mano, un saluto, un segno di intesa o attenzione, una imposizione magica o mistica, un’affermazione di presenza. Con l’energia del suo tratto, tra macchie e campiture, forme organiche e meccaniche, Andrea Bolognino ha percorso le stratificazioni della parete. Per impressione o sottrazione, una linea dopo l’altra, segno dopo segno, si scandisce il carattere ambiguo dello scorrere del tempo, un non finito latente che sfugge alla comprensione e imprime e riscrive il proprio passaggio, al di là e al di qua delle strutture di pietra, ferro e cemento.
Arrivato all’ultimo piano, non c’è nessun altro, le porte degli appartamenti sono chiuse e delle voci dell’Atelier Alifuoco arriva solo qualche vocale un po’ più acuta. In questo orizzonte di sospensione, l’opera di Lucas Memmola è un cenno che si intravede tra le piante, ci vuole qualche secondo per rendersene conto ma poi quel disco di riverberi bruniti – sovraimpressi sul muro oppure emergenti “dall’altra parte” come per un fenomeno di capillarità – cattura l’attenzione, la intriga, come oro antico da riscoprire, come una maschera di Agamennone in cui chiaroscuri creano zone di vuoto e forme vaghe.
Presentate per la seconda edizione di Quartiere Latino, progetto di condominio-museo d’arte contemporanea a cura di Nicola Vincenzo Piscopo e con il supporto di Atelier Alifuoco, le opere di Bisesti, Bolognino e Memmola rimarranno nel palazzo di via Cirillo, insieme a quelle di Clarissa Baldassarri, Paolo La Motta e Gabriella Siciliano, invitati per il primo appuntamento. Nei labirintici spazi dell’Atelier, invece, hanno luogo gli studi degli artisti residenti, Maria Teresa Palladino, Lucia Schettino e Francesco Maria Sabatini, oltre che dello stesso Piscopo.
Trasformato in laboratorio artistico a partire dal 2016, l’Atelier è idealmente ma anche letteralmente dedicato alle sorelle Dora e Fausta Alifuoco, vissute nell’appartamento nel quale sono ancora evidenti le tracce delle storie trascorse. Negli ultimi anni, le attività dello spazio privato si sono intrecciate con quelle di altri artisti e operatori culturali, dando vita a preziose – e piacevolissime – occasioni di apertura, di relazione, di incontro e di scambio.
Veronica Bisesti, nasce nel 1991 a Napoli. Tra le mostre piĂą recenti si annoverano: 2022,The expanded body, a cura di Angelica Gatto e Simone Zacchini, 1/9 arte contemporanea, 2021, There is no time to enjoy the sun, a cura di Federico Del Vecchio, Fondazione Morra Greco, Napoli; 2018, Sottobosco, a cura di Antonello Tolve, Palatul BĂ nffy Muzeul National De Arta, Cluj-NapocaCluj-Napoca.
Andrea Bolognino nasce nel 1991 a Napoli. Si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Il suo lavoro è stato esposto in numerose esposizioni come “Cecità , accecamento, oltraggio” al Museo di Capodimonte curata da Sylvain Bellenger (2021/22), alla Galleria Acappella “I Giganti” (2022), “Open Systems” curata da Giulietta-Basel al Museo Nitsch (2021), “There is No Time to Enjoy the Sun” curata da Federico Del Vecchio alla Fondazione Morra Greco a Napoli (2021), La Biennale Danza – Teatro dell’Arsenale (2020), “Gestell” Erratum Galerie, Berlino (2018).
Lucas Memmola nasce nel 1994 a Bari e studia all’Accademia delle Belle Arti di Brera di Milano. Dal 2016 al 2019 è assistente dell’artista Gian Maria Tosatti. “Trinity site” è il titolo dell’ultima mostra personale presso aA29 project room (Milano,2022). Nel 2021 cura Exit Strategy a Napoli. Nel 2020 è tra i finalisti dell’Undicesima Edizione del Combat Prize, in mostra presso SAC – Spazio Arte Contemporanea, Livorno.
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