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Un obelisco spunta a Milano: il senso del monumento per Maria Cristina Carlini
Arte contemporanea
Oggi servono ancora gli obelischi? Qual è la loro funzione, il loro scopo? Che memorie mantengono in vita, o dicono di mantenere? Milano, dal 21 giugno 2024, si arricchisce di un’ulteriore opera pubblica, un obelisco in acciaio corten e legno di recupero, realizzato dalla scultrice Maria Cristina Carlini. L’artista dona alla città di Milano, al municipio 6, la sua scultura di oltre quattro metri, intitolata Obelisco, e la colloca permanentemente in Piazza Berlinguer, adiacente a via Savona e a pochi passi dallo studio dell’artista. Se la scultura pubblica è lo specchio dell’epoca che stiamo attraversando, cosa dice quest’opera di noi? Flaminio Gualdoni, curatore dell’evento, afferma che «La titolazione Obelisco rimanda alla celebrazione monumentale: ma qui dice di un omaggio alla “storia senza nomi”, quella fatta non da eroi ma da una comunità che si riconosce e si stringe attorno a un valore antico e condiviso».
Obelisco, opera realizzata nel 2015, è una scultura dall’estetica materica, grezza, vissuta e di recupero. I suoi volumi costituiscono uno spazio non architettonico, un luogo decorato e installato, che tramite l’accostamento dei due materiali, l’acciaio corten che ingloba del legno annerito, tentano di raccontare una storia, la memoria agricola, i casali e gli eroi senza nome.
Ma chi sono quegli eroi? Sono i cittadini operai, quelli delle tradizioni, della vita pubblica, del fare e del lottare. Sono le memorie di chi ha vissuto e si è visto inghiottito da una città che cresce, che diventa elitaria e punitiva. Se Claes Thure Oldenburg, nell’ottobre 1967, scavava una buca a Central Park, New York, di fronte all’Obelisco (ago di Cleopatra) per creare il suo anti-momento, una tomba della verticalità per celebrare un funerale senza corpo, dove il protagonista diventava il buco. A Milano, evidentemente, servono altri monumenti, altri obelischi verticali che raccontano di memorie che non esistono più, schiacciate da una gentrificazione estrema, che pone ai margini quegli eroi che la monumentalità centralizza, glorifica e ringrazia.
In contemporanea e come accompagnamento alla installazione dell’opera in permanenza, è possibile vedere, fino al 30 giugno, in Spazio Seicentro – Sala Arianna, adiacente a Piazza Berlinguer, una piccola mostra temporanea in cui sono esposti dei pannelli fotografici che mostrano altre opere dell’artista e la sua propensione per le sculture monumentali e l’acciaio.