Una Biennale di Istanbul in tre anni: il piano della curatrice Christine Tohmé

di - 31 Ottobre 2024

Dopo un periodo di forti turbolenze, sembra essere tornato il sereno sul cielo della Biennale di Istanbul: a curare la 18ma edizione della importante manifestazione internazionale d’arte contemporanea sarà Christine Tohmé. La Biennale avrebbe dovuto aprire a settembre 2024 ma è stata spostata al 2025, dopo accesissime polemiche.

Dimissioni a valanga

A scatenare la disussione, la nomina, annunciata ad agosto 2023, di Iwona Blazwick come curatrice. All’unanimità, il comitato aveva segnalato per la posizione Defne Ayas ma, alla fine, l’IKSV, l’istituzione che organizza la Biennale di Istanbul, aveva preferito nominare Blazwick, storica direttrice della Whitechapel Gallery di Londra e dal curriculum irreprensibile ma tra i componenti dello stesso comitato consultivo, composto anche da Yuko Hasegawa, direttrice del 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa, Agustín Pérez Rubio, curatore indipendente e già direttore museale, Selen Ansen, curatrice e storica dell’arte, e dall’artista turco-armeno Sarkis.

Ayas aveva già curato il Padiglione turco alla Biennale di Venezia del 2015, che prevedeva proprio una mostra di Sarkis. Nel catalogo era stato pubblicato anche un saggio scritto da Rakel Dink, vedova del giornalista turco-armeno Hrant Dink, assassinato a Istanbul nel 2007, nel quale si faceva riferimento al «Genocidio armeno». Il catalogo fu ritirato a seguito di una denuncia del governo turco.

Per esprimere il proprio dissenso rispetto alla scelta della IKSV, Esra Sarıgedik Öktem aveva dato le dimissioni da curatrice del Padiglione della Turchia alla 60ma Biennale di Venezia. A dimettersi anche altri tre membri del comitato consultivo e, successivamente, la direttrice Bige Örer, il cui incarico è stato poi assunto da Kevser Güler.

Fattasi da parte anche la stessa Blazwick, è stata quindi nominata come curatrice della Biennale di Istanbul 2025 Christine Tohmé.

Christine Tohmé: chi è la curatrice della 18ma Biennale di Istanbul

Nella sua pratica curatoriale e istituzionale, Christine Tohmé, nata a Beirut, classe 1964, si occupa di produzione culturale, educazione artistica e costruzione di comunità. Nel 1993, Tohmé ha fondato Ashkal Alwan, un’organizzazione senza scopo di lucro che sostiene le pratiche artistiche contemporanee attraverso varie iniziative, tra cui il programma di studio gratuito Home Workspace Program e le piattaforme online Perpetual Postponement e aashra.

Come curatrice, Tohmé ha ideato numerosi programmi multidisciplinari, tra cui Home Works: A Forum on Cultural Practices e ha curato la Sharjah Biennial 13: Tamawuj, che ha abbracciato più città. Il suo lavoro è stato riconosciuto con il Premio UNESCO-Sharjah per la cultura araba (2018), il CCS Bard Audrey Irmas Award for Curatorial Excellence (2015) e il Prince Claus Award (2006).

Fa parte del consiglio di amministrazione della International Biennial Association e di Haven for Artists, un’organizzazione culturale femminista con sede a Beirut. Vive e lavora a Beirut, Libano.

Una biennale in tre atti

La manifestazione si articolerà in tre tappe distinte ma consequenziali e porterà avanti linee di indagine dal 2025 al 2027. La prima tappa comprenderà mostre e programmi pubblici che si svolgeranno dal 20 settembre al 23 novembre 2025. Per tutto il 2026, la Biennale si concentrerà sulla creazione di una struttura educativa permanente e sull’offerta di un programma pubblico trimestrale in stretta collaborazione con iniziative artistiche locali. La Biennale culminerà tra il 18 settembre e il 14 novembre 2027, con una serie di mostre, pubblicazioni, performance e incontri.

Questa biennale, insomma, punta a «Reclamare il “tempo”, un ingrediente necessario per i processi artistici trasformativi, allungandone la durata e generando passi diversi», spiegano gli organizzatori. «Ho scoperto che lavorare nel campo dell’arte è molto trasformativo, non solo nei momenti di presentazione formale ma, cosa più importante, durante la sua produzione, nel processo creativo, negli scambi quotidiani, nelle inaugurazioni, nelle visite in studio e nei gruppi di lettura», ha dichiarato Tohmé.

«Pertanto, la 18a Biennale di Istanbul dovrebbe investire tanto nel processo di produzione quanto nella sua presentazione. L’arco di tempo esteso di tre anni consentirà alla Biennale di impegnarsi più profondamente con la scena locale e promuovere progetti e collaborazioni su questioni collettive, contesti e comunità. Il suo programma pluriennale mira a supportare generazioni di artisti nel connettersi con i loro pari regionali e internazionali, costruire alleanze e confrontarsi con nuove realtà»

Un invito a partecipare alla 18ma Biennale di Istanbul

La prima tappa della Biennale si concentrerà sui temi dell’autoconservazione e del futuro.  «Di fronte alla precarietà e alle crisi ricorrenti, in che modo le condizioni materiali e la mancanza di sicurezza influenzano la nostra vita quotidiana e plasmano le nostre relazioni con noi stessi, i nostri corpi e le nostre comunità?  Come creiamo spazi di tregua, promuoviamo solidarietà non convenzionali e concepiamo controstrategie di resistenza?  Quali futuri possiamo immaginare in un duplice movimento di riparazione e immaginazione?  Come possiamo abitare i nostri mondi mentre si disfano, creando spazio sia per incubi che per sogni, per impermanenza e resistenza?», sono le domande chiave poste dalla curatrice.

Per la prima tappa del 2025, l’organizzazione invita dunque gli artisti interessati, sia turchi che di altre nazionalità, a inviare le loro proposte. Per tutte le informazioni, si può cliccare qui.

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