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Una mappatura del sud contemporaneo: il progetto espositivo a Cosenza
Arte contemporanea
Da sempre legato ad un’immagine stereotipata di ancestralità, passatismo, finanche arretratezza, il Sud d’Italia possiede energie importanti, spesso inespresse. Dalla contrapposizione tra come appare e come è realmente, nasce l’idea di “Sud contemporaneo”, mostra collettiva a cura di Melissa Acquesta, in corso fino al 25 giugno presso la Galleria Nazionale di Cosenza, sita in Palazzo Arnone, sede della Direzione Regionale Musei della Calabria.
Un titolo dal sapore ossimorico, almeno in apparenza, dietro cui si cela una visione caleidoscopica dell’arte contemporanea pensata e prodotta da artisti meridionali. Un progetto ambizioso, che punta a proseguire fino al 2030, realizzando una mappatura il più possibile completa dell’arte nel Mezzogiorno. Ma attenzione, nessuna presunzione manifesta di interpretazione di uno specifico genius loci, spesso pretestuoso e sempre difficile da interpretare realmente, e neppure l’idea di far coincidere fedelmente con un preciso territorio una determinata produzione artistica: difficile credere in toto a un’arte meridionale o a una meridionalità dell’arte.
La mostra cosentina, nella diversità delle proposte, rigetta ogni stereotipo, evidenziando la singolarità e indipendenza di ciascuna ricerca e al contempo la loro propensione all’internazionalità. Si spiega così una visione imperfetta del Sud (mancano artisti lucani o molisani ma vi sono i laziali) e la tanto ricercata diversità tra le opere, alcune delle quali realizzate appositamente per il progetto.
In un percorso fluido, che non prevede irrigidimenti allestitivi su base territoriale, si spazia dal grafismo primordiale di Nicola Cozzi ai ritratti di donna di Evita Andujar, rielaborazione pittorica della consolidata e spesso discussa pratica dei selfie; dalle ironiche e provocatorie creazioni di Dario Agrimi, sempre a suo agio a scardinare il perbenismo e il pensiero comune, alle sculture di Antonio Tropiano le cui opere costituiscono una riflessione sincera sui concetti assoluti di tempo e memoria, nascita e morte, o su tematiche di cogente attualità come l’immigrazione o il delicato rapporto tra uomo e natura; dai cuscini con fotoritatti ricamati legati alla tematica dei sogni di Maria Carmela Milano alle opere multimateriche di Fulvio Tiberio Petricca, che nella complessità formale e nell’esuberanza del colore rivelano suggestioni da neo-barocco in chiave pop.
Fotografia e video sono invece i mezzi adottati da Antonio Trimani per ritrarre una natura altera, talvolta straniante, in cui lo scorrere del tempo sembra rallentare fino quasi a raggiungere la stasi. Non natura ritratta ma natura ricreata è quella di Iginio Iurilli, autore di sculture biomorfe pregne di contenuti ecologici e antropologici e raffinatissime nella resa esecutiva.
Attraverso 50 opere di pittura, scultura, installazione, video, i protagonisti della mostra, 21 in tutto, compongono uno scenario ampio, capace di farsi interprete del presente, rendendo di fatto impossibile ogni tentativo di incasellamento. La Calabria, la regione più rappresentata in termini numerici, è presente con Maurizio Cariati, Nicola Cozzi, Andrea Gallo, Franco Paternostro, Antonio Trimani, Antonio Tropiano, seguita dal Lazio, con Evita Andujar, Arianna Matta, Maria Carmela Milano, Flavio Tiberio Petricca. Uguale rappresentanza – tre artisti ciascuna – per Campania con Marco Abbamondi, Max Coppeta, Generoso Spagnuolo, Puglia con Dario Agrimi, Antonio delli Carri, Iginio Iurilli, e Sicilia con Salvatore Alessi, Luigi Citarrella, Samantha Torrisi. Completa la mostra la Sardegna con Daniela Frongia e Laura Saddi. Artisti differenti per età, formazione e mezzi espressivi, neppure tutti accomunati dall’appartenenza natia al Sud o dalla permanenza nel luogo natale (alcuni sono nati altrove rispetto al luogo che rappresentano, altri si sono trasferiti presto in altri contesti, per formazione o lavoro), ma accomunati dalla volontà di rivendicare il loro ruolo e quello dei loro territori alla creazione artistica, dimostrando una volta di più il superamento del tradizionale paradigma centro-periferia, oramai consunto e di fatto inefficace a spiegare la complessità dello scenario artistico odierno.
La mostra è frutto della sinergia tra la Società Publiepa, la Direzione Regionale Musei Calabria e la Regione Calabria, e fa parte degli eventi a sostegno del Brand Calabria Straordinaria.