Rievocare la potenza di un simbolo storico, attraverso la cancellatura. L’unico che poteva riuscirci è Emilio Isgrò che, in occasione del termine dei restauri della Vittoria Alata, ha presentato una nuova installazione per la Metropolitana di Brescia. Incancellabile Vittoria è il titolo dell’opera, visibile alla fermata Stazione FA e dedicata alla statua in bronzo del I secolo, considerata una icona della città lombarda. Incancellabile perché la sua sagoma inconfondibile emerge in rosso dalla griglia di cancellature nere apposte su un brano tratto dall’Eneide di Virgilio, il poeta che celebrò la grandezza della cultura latina e cantò l’origine mitica di Roma. L’iniziativa è curata da Marco Bazzini, con il coordinamento artistico dell’Archivio Emilio Isgrò.
L’opera di bronzo, di 195 cm di altezza e 408 chili, fu rinvenuta il 20 luglio 1826, in parte smontata e accuratamente nascosta nell’intercapedine occidentale del Capitolium, tra il tempio e il Cidneo, assieme a moltissimi altri pezzi bronzei, probabilmente per preservare questo simbolo pagano dalla fusione, in occasione del passaggio al cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero.
Dopo il ritrovamento si susseguirono numerose ipotesi sulla sua storia. Dapprima creduta un’opera ellenistica raffigurante Afrodite, eseguita verso la metà del III secolo a.C., giunta a Roma come bottino e modificata poi in Vittoria alata, sembra oggi superata. Un recente studio ha proposto che si tratti piuttosto di un’opera di età giulio-claudia; la presenza di questo straordinario bronzo a Brescia sembra legata al dono che potrebbe avere fatto alla città dopo il 69 d. C. l’imperatore Vespasiano, come ex voto per il successo militare ottenuto tra Brescia e Cremona sugli eserciti rivali di Ottone e Vitellio.
Nel 2018, l’opera è stata affidata ai restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che hanno rimosso il piedistallo al quale era ancorata. Si è quindi verificato lo stato delle superfici bronzee, prima di procedere al posizionamento di un nuovo supporto per le ali e le braccia – un’operazione necessaria per alleggerire la statua – e alla pulitura. Costo complessivo dei lavori di restauro, circa 920mila euro, di cui oltre 600mila raccolti grazie all’Art Bonus e a un gruppo di mecenati.
L’opera di Emilio Isgrò è composta da 205 pannelli di fibrocemento fresati, complessivamente di circa 200 mq. Le cancellature sono state operate in profondità sulla superficie, oltre che con livelli differenti rispetto alle lettere del testo. In questo modo è stato ottenuto un effetto di chiaroscuro tipico del bassorilievo scultoreo. Non un gesto nichilista o provocatorio ma concettuale, quello delle famose cancellature di Isgrò che, anzi, hanno sempre espresso non solo l’intrinseca potenza del segno ma anche la capacità di reinterpretazione e attualizzazione.
«Nel tempo e in diverse forme la cancellatura ha acquisito oltre a una valenza concettuale anche un carattere pittorico, carattere che in questi ultimi anni si è manifestato con il ritrarre figure, quasi fossero dei pittogrammi, proprio come avviene in quest’occasione bresciana. Ma l’Incancellabile Vittoria è soprattutto un grande inno alla vita e all’unità sociale, perché l’arte di Isgrò da sempre unisce la grande estetica alla grande etica», ha spiegato Marco Bazzini.
In un dialogo a distanza tra antico e contemporaneo, tra il Museo di Santa Giulia, la cui collezione spazia dall’età del Bronzo all’Ottocento e dove è appunto conservata la Vittoria Alata, e la stazione della metropolitana e dell’alta velocità, Incancellabile Vittoria sarà donata da Emilio Isgrò alla città. L’opera andrà così ad arricchire il patrimonio artistico di Brescia, proseguendo i progetti di arte contemporanea gestiti dalla Fondazione Brescia Musei per conto del Comune di Brescia, che hanno visto negli anni una collaborazione da parte del Gruppo Brescia Mobilità e della metropolitana, dove già sono presenti le installazioni di Marcello Maloberti e Patrick Tuttofuoco.
«Il potere suggestivo del grande bronzo romano è stato magistralmente colto da Emilio Isgrò nella grandiosa opera ad esso ispirata, in cui utilizza le parole del primo canto dell’Eneide per farne emergere la silhouette inconfondibile della statua, e nelle bellissime parole della lettera con cui l’artista ha accompagnato il suo generoso dono alla città dell’opera stessa, da lui intitolata, con sapiente utilizzo di parole evocative insieme della sua cifra artistica e dell’immagine fuori del tempo della statua, Incancellabile Vittoria», ha dichiarato Francesca Bazoli, Presidente di Fondazione Brescia Musei.
«Ho accolto con slancio l’invito che mi viene da una meravigliosa città risorgimentale che sento mia non meno che di tutti gli italiani e, oserei aggiungere, di tutti gli europei di buona volontà. Una città che prima ha dovuto schivare le bombe venute dal buio, e recentemente l’insidia del coronavirus, pagando un tributo rilevante di vite e di sangue», ha commentato Isgrò.
«Come già nel dopoguerra – ha proseguito l’artista –, è su queste rovine che bisogna ricostruire, nel segno di una Vittoria alata che viene da lontano e va lontano. Soprattutto con una consapevolezza: che il mondo è cambiato e cambia di continuo, e a noi tocca il compito di accompagnarlo con le nostre competenze e con quella cultura che è sempre stata e rimane il fondamento di ogni sviluppo economico e sociale. Non credo che io, come artista, possa essere indifferente a un discorso del genere, e appunto per questo ho deciso di donare alla città l’opera che realizzerò per la Metropolitana e che intitolerò Incancellabile Vittoria. Come segno di speranza e di fiducia, e soprattutto come tributo d’amore di un italiano ad altri italiani che lottano perché nessuno viva più inutilmente, e ancor più inutilmente muoia».
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