Vacant, silenzi e applausi: l’installazione sonora di Danilo Correale a Napoli

di - 4 Luglio 2024

L’associazione culturale Faro ha presentato Vacant, una nuova commissione dell’artista Danilo Correale (Napoli, 1982), realizzata per gli spazi della Chiesa di San Severo al Pendino, a Napoli. Il progetto, curato da Vasco Forconi e realizzato in dialogo con il sound designer Giovanni Roma, è promosso e finanziato dal Comune di Napoli in esito all’Avviso pubblico per la realizzazione di progetti espositivi di Arte Contemporanea 2024.

L’esperienza dello spettatore

Lo spettatore che entra nella Chiesa di San Severo al Pendino sembra inevitabilmente arrivare in ritardo, giungendo sul posto proprio quando uno spettacolo, del quale non conosce nulla, è già terminato. La distanza che lo separava dal performer, cruciale per la messinscena, si riduce e si dissolve in un applauso assordante, incessante e decontestualizzato. Questo, inizialmente un’esplosione di calda euforia, si trasforma lentamente in una stasi perturbante.

Danilo Correale, Vacant, installaton view, Chiesa di San Severo al Pendino, Napoli, 2024, ph. Amedeo Benestante

Si assiste, pertanto, a un’azione performativa che si sviluppa a ritroso, che parte dal finale e in cui non vi è alcuna azione visibile o contemplabile. La traccia sonora, composta mediante il campionamento degli applausi che chiudono conferenze e dibattiti archiviati presso la Skowhegan School of Painting & Sculpture (Maine, Stati Uniti d’America), riproduce le reazioni del pubblico originale. Questo aspetto genera una dinamica particolarmente straniante, in quanto il fulcro dell’opera è rappresentato dalla reazione stessa di un pubblico primario, la quale a sua volta suscita una risposta nel pubblico secondario.

L’applauso, inizialmente il culmine della partecipazione emotiva, si trasforma in un gesto di accoglienza che nega al pubblico la possibilità di replicare con lo stesso atto – tradizionalmente l’unico momento di interazione diretta nello spettacolo tradizionale – e ribalta le loro aspettative.

Danilo Correale, Vacant, installaton view, Chiesa di San Severo al Pendino, Napoli, 2024, ph. Amedeo Benestante

Una dinamica straniante

Sebbene il titolo possa richiamare una retorica avanguardista da secondo Novecento sulla dematerializzazione dell’opera, con il suo significato duplice in dialetto napoletano e in inglese, Vacant va oltre la mera evocazione del concetto di vuoto. Più che presentare quest’ultimo, infatti, permettendo allo spettatore di entrare al termine dell’atto, lo accompagna direttamente al momento in cui i confini tra rappresentazione e realtà sfumano, e in cui si esprime «Un abbraccio rivolto a chi ha attraversato una soglia per offrirci una parte di sé» (Correale, Forconi, 2024).

In questo senso, raccoglie una chiara eredità artaudiana nella misura in cui alle convenzioni rappresentative, Correale contrappone un’installazione sonora che agisce direttamente sulle emozioni e sensazioni fisiche dello spettatore, invitandolo a entrare in uno spazio temporale e concettuale già in fieri, senza una preparazione o un’introduzione propedeutica.

L’applauso incessante e improvviso induce uno stato di sfasatura e di spiazzamento nello spettatore che, ritrovandosi privato della sua unica possibilità d’azione, viene immerso in un dispositivo che non offre risposte preconfezionate o narrazioni predefinite, ma crea piuttosto uno spazio idoneo a stimolare il pensiero critico. Cosa rimane «Quando i riflettori si spengono»? Quando la mimesis si esaurisce e l’evento effimero termina? Qual è il rapporto tra «L’atto di immaginazione» e la re-azione di chi contempla i suoi contenuti? Cosa ci si attende dalle «Parole [che] sono soltanto parole e [da]gli spettacoli [che] solo spettacoli»? (Ranciére, 2008).

Danilo Correale, Vacant, installaton view, Chiesa di San Severo al Pendino, Napoli, 2024, ph. Amedeo Benestante

Decostruire la finzione

D’altronde, se l’autore attraverso l’applauso suggerisce – o provoca – una riflessione tra responsabilità individuale e catarsi collettiva, l’invito a presenziare un evento immediatamente dopo la sua conclusione, solleva domande profonde sulla natura dell’esperienza estetica. Questo invito non è semplicemente una forma passiva di osservazione, ma richiede un’interazione diretta e una partecipazione attiva per essere pienamente compreso.

Questo aspetto si intreccia con la tematica più ampia dell’installazione sonora, la quale ruota attorno alla decostruzione della macchina finzionale. In questo contesto, l’opera si mette in moto in quanto dispositivo che, non solo destabilizza la soggettività dello spettatore, ma tende a costituire un “individuo nuovo”, consapevole della propria responsabilità nel dare significato all’evento attraverso il proprio sguardo.

Vacant, nella sua apparente vacuità, si presenta quindi come un apparato che destruttura e riassembla la prassi performativa. Ponendo il focus sulla re-azione del pubblico, l’installazione invita a riflettere sul dinamismo tra osservatore e opera, ma soprattutto sulle promesse di cambiamento sociale che il contenuto di un’opera, generalmente, vorrebbe assumersi.

Se l’immagine, lo spettacolo o il discorso finzionale intesi come strumenti di educazione morale e pedagogica che mirano a comunicare un messaggio universale, sono rappresentazioni di una teologia autoriale in cui l’autore impone significato e messaggio agli spettatori, in Vacant ci si ritrova dinnanzi a un dispositivo decisamente più “indebolito” nei confronti di una verità e delle interpretazioni predefinite. Al contrario, decostruendo la rigidità delle strutture narrativo-performative ortodosse apre uno spazio per le interpretazioni soggettive, permettendo agli spettatori di esplorare diversi significati senza essere vincolati alle imposizioni dei messaggi indotti.

Danilo Correale, Vacant, installaton view, Chiesa di San Severo al Pendino, Napoli, 2024, ph. Amedeo Benestante

Spazi vuoti per il pensiero

Correale concepisce Vacant non come un’opera che induce un comportamento predefinito, ma come uno spazio aperto al «Dissenso» e all’autodeterminazione che, instillando nello spettatore un senso di dubbio non impone una narrazione univoca ma stimola il pensiero critico e la partecipazione attiva. In questo contesto, l’opera si presenta come un invito a esplorare una diversa modalità di partecipazione e a riflettere sul potenziale emancipativo insito nelle maniere e nelle strategie di “ri-partizione del sensibile” (Ranciére, 2000).

Vacant, l’installazione di Danilo Correale alla Chiesa di San Severo al Pendino, a Napoli, sarà visitabile fino al 6 luglio 2024.

Danilo Correale, Vacant, installaton view, Chiesa di San Severo al Pendino, Napoli, 2024, ph. Amedeo Benestante

Biografia di Danilo Correale

Danilo Correale (Napoli, 1982) è un artista e ricercatore italiano che vive e lavora a New York. Il suo lavoro si concentra sull’analisi di aspetti fondamentali della vita umana come il lavoro, il tempo libero e il sonno attraverso opere e installazioni tese ad instaurare un profondo confronto con il pubblico. Il suo lavoro è stato presentato in numerose mostre collettive, tra cui Broken Nature, Triennale di Milano, e Manifesta 10; alle biennali di Mosca, Riga, Istanbul e degli Urali; in fondazioni private tra cui la Rubin Foundation, New York, Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Magazzino Italian Art, New York; in musei italiani e internazionali, tra cui: MAXXI, Madre, Museion, Z33 Hassel Museum, Wien Kunsthalle. Nel 2017 è stato vincitore del Premio New York e della prima edizione di Italian Council. Attualmente è docente di Video e Performance alla New York University e allo IUAV di Venezia.

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