Nei giorni scorsi, l’Igloo di Mario Merz situato nello spartitraffico tra Corso Mediterraneo e Corso Lione, a Torino, è stato vandalizzato da un tag, una “firma” realizzata con vernice spray blu probabilmente da un writer. La scritta ricopre due delle lastre irregolari che compongono l’installazione, posata ne 2002 nell’ambito dell’intervento di riqualificazione urbana “Spina 2”.
L`opera sorge in una grande vasca rettangolare, l’igloo in lastre di granito è collocato al centro e, dall`interno dell`igloo, escono alcune canne che gettano acqua. Nella vasca sono sistemate delle lastre di marmo bianco dalle quali altre canne gettano acqua. Sulle lastre di granito dell`igloo sono applicate scritte al neon che indicano i quattro punti cardinali, protette da lastre in vetro triangolari. L’autore della scritta potrebbe aver approfittato del fatto che, in questi giorni, la fontana in cui sorge l’igloo è senz’acqua.
L’idea dell’opera si inseriva nelle trasformazioni previste dal PRG del 1995 per il Passante Ferroviario, il complesso delle linee ferroviarie che attraversano la città da nord a sud, da Stura a Lingotto. Il Comune di Torino, per accompagnare la trasformazione urbanistica e architettonica di questa parte di città, con la consulenza di Rudi Fuchs e di Cristina Mundici avviò un progetto di collocazione di opere d’arte contemporanea sul Viale della Spina Centrale, nato dalla copertura della trincea ferroviaria.
Venne così presentato il progetto “Artecittà. 11 artisti per il Passante Ferroviario”, con il coinvolgimento, tra gli altri, di Giuseppe Penone, autore dell’Albero giardino all’incrocio tra corso Mediterraneo e corso Ferrucci, di Michelangelo Pistoletto e di Jannis Kounellis, a Corso Castelfidardo, e di Per Kirkeby, che presentò Opera per Torino, in largo Orbassano, inizialmente poco apprezzata da Torinesi. «Ci vuole del tempo per comprendere a fondo quest’opera perché il giudizio cambia col passare del tempo, non bisogna essere impazienti», così si esprimeva Fuchs, all’indomani dell’inaugurazione dell’opera dell’artista danese, nel 2005.
Decisamente più amata l’opera di Mario Merz, i cui igloo – al pari dei neon – rappresentano un soggetto ormai iconico nella storia dell’arte contemporanea, oltre che di quella di Torino. Simbolo dell’Arte Povera, l’Igloo di Merz è una capanna archetipica, un riparo semplice e naturale ma, al tempo stesso, uno strumento tecnologico di esistenza e resistenza.
Il progetto dell’opera di Corso Mediterraneo, insieme a quelli degli altri artisti di Artecittà, fu presentato alla Galleria d’Arte Moderna nel 1998 ma Mario Merz ripensò più volte alla composizione della fontana igloo, per meglio integrarla nel contesto, sia per quanto riguarda la forma che per i materiali. Rispetto alle prime versioni progettuali, quella realizzata e posta in situ è in pietra, precisamente Porfido di Albiano, Pietra di Unterporz e Marmo bianco di Lasa. Furono rivisti anche i getti d’acqua, per dare all’opera una dimensione orizzontale, in contrasto con la forte verticalità dei pali bianchi del viale della Spina. L’opera, realizzata nell’arco di due anni, fu inaugurata il 6 novembre 2002, in concomitanza con Albero Giardino di Penone, collocata poco distante.
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