-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Veduta di una realtà alterata: Andrea Nacciarriti da Kappa-Nöun, Bologna
Arte contemporanea
Installation view è il titolo della personale dedicata ad Andrea Nacciarriti (Senigallia, 1970), aperta fino al 5 dicembre al Kappa-Nöun di San Lazzaro di Savena (Bologna). La mostra – realizzata grazie al supporto di Factory ZeroZero – consiste in un grande intervento ambientale pensato appositamente per lo spazio espositivo.
L’installazione si compone di un chroma key verde che va a saturare l’intera parete di fronte all’ingresso del Kappa-Nöun. Con questo termine inglese si definisce una tecnica utilizzata in televisione o nel cinema per realizzare effetti di sovrapposizione tra due immagini o video diversi. Adagiato sul telone verde che ricopre anche buona parte del pavimento dello spazio, una vecchia barca di legno che appare «Come una natura morta da contemplare a distanza come se fosse davvero un quadro stando nella posizione sicura, protetta e deresponsabilizzata dell’osservatore: la distanza dello spettatore dalla realtà», scrive Marinella Paderni nel testo critico. Nulla ci fornisce informazioni circa la storia ed il suo destino, la barca si mostra dinnanzi ai nostri occhi come «Una figura spiaggiata su una distesa irreale, abbandonata a se stessa». Nacciarriti, grazie al chroma key, presenta una realtà alterata che rimanda al fenomeno della spettacolarizzazione tipico per l’appunto della televisione, del cinema e dei computer. Perciò, il visitatore viene messo automaticamente nell’impossibilità di avvicinarsi al relitto, esattamente come noi oggi siamo impossibilitati ad avere contatti con il mondo reale, poiché questa stessa realtà risulta oramai falsata. A noi è consentito soltanto guardarla a distanza.
Pertanto, anche il titolo della mostra Installation view – ovvero “veduta dell’installazione” – è volutamente didascalico, freddo, tautologico, allo scopo di traslare l’idea del naufragio dello spettatore nel mondo dell’arte, in cui spesso il nostro coinvolgimento è soltanto ottico, visivo e non emozionale.
Così l’artista spiega la sua personale: «L’idea è di analizzare la figura dello spettatore per capire le trasformazioni che ha subito in questo ultimo periodo. Per noi oggi il concetto di finzione è superato, perché è qualcosa che ci distanzia dal reale. Ogni giorno siamo continuamente sovraccaricati di immagini – vere o false che siano – nonostante la nostra capacità di immagazzinarle sia molto inferiore. Pertanto, con il mio lavoro intendo riflettere a proposito della nostra capacità di adattarci alla velocità con la quale il mondo sta cambiando, immersi come siamo in una mole di immagini ed informazioni che finiscono necessariamente col metterci in crisi. Ormai vivere la realtà corrisponde ad essere spettatori in difficoltà, incerti sulla realtà stessa».
Quindi l’interrogativo che si pone l’artista è: come cambiare questa situazione? Nacciarriti prova a rispondere partendo dall’ambito che gli è più famigliare: l’arte. Il chroma key dell’opera presentata al Kappa-Nöun diventa un concreto elemento di disturbo per il visitatore, il quale, in molti casi, avverte la necessità di tornare alla luce naturale per riposare gli occhi. In questo modo l’artista non intende esprimere giudizi, ma spronarci almeno a prendere coscienza del fatto che qualcosa va cambiato.
I riferimenti voluti dall’artista sono molteplici. Nacciarriti è partito da un passo del De Rerum Natura di Lucrezio, in cui si parla dello spettatore che osserva un naufragio e gode del trovarsi lontano da quella situazione, al sicuro. Tuttavia, tale tematica è rintracciabile anche nel Naufragio con spettatore di Hans Blumenberg dell’85, una lettura filosofica che sorprende per la sua attualità. Infatti, in quel libro si parla di un uomo che osserva il mondo nella totale incapacità di agire, inerme dinnanzi agli eventi, spesso anche tragici, che si susseguono nel tempo. Parlando di uno spettatore che osserva un naufragio, il pensiero va inevitabilmente anche ai vari dipinti di Caspar David Friedrich – primo fra tutti Il viandante sul mare di nebbia del 1818 – in cui ancora una volta il protagonista è l’uomo in veste di osservatore dell’infinito che non viene minimamente toccato dalla realtà.
L’architettura del Kappa-Nöun diventa dispositivo dello sguardo. La mostra si compone e propone al visitatore due vedute diverse: la prima (ovvero quella che si rivela subito varcata la soglia dell’ingresso dello spazio) è frontale e, come già accennato, ci impedisce di avere un incontro ravvicinato con il natante. Tale distanza si accentua nel momento in cui l’opera viene osservata dall’alto verso il basso dal ballatoio al primo piano. Lì, appoggiate sul davanzale, due bitte in acciaio nuove che «suggeriscono ulteriormente un senso di salvaguardia per lo spettatore che, ancorato a distanza di sicurezza, può vedere con l’illusione di vivere».