Il linguaggio come un’architettura che unisce e protegge, una struttura diffusa e condivisa che mette al riparo e, al contempo, riesce a interpretare la contaminazione tra culture e luoghi. Da questa suggestione è partita la ricerca di Velasco Vitali che, per la sua installazione site specific presentata per il parco d’arte di Borgo Valsugana in Trentino, nel 38mo anno dalla fondazione della rassegna Arte Sella, ha recuperato l’antica tradizione del Sabìr, il linguaggio dei corsari, una lingua franca, mista di italiano, spagnolo e arabo, parlata dai marinai nei porti del Mediterraneo, da Oriente a Occidente. Vitali aveva già collaborato con Arte Sella nel 2020, quando, in collaborazione con il Mart di Rovereto, progettò, per il parco delle sculture del museo e a Castel Ivano, Il monumento alla resistenza.
Nel Giardino di Villa Strobele, dove, nel 1986, nacque Arte Sella, sono visitabili opere realizzate da architetti di fama internazionale, come Ettore Sottsass, Angelo Mangiarotti, Eduardo Souto de Moura, Kengo Kuma, Michele De Lucchi, Stefano Boeri, Mario Cucinella. Lungo il Sentiero Montura, che collega il giardino di Villa Strobele e l’area di Malga Costa, è possibile incontrare le opere di Shally Matthews e le panchine d’artista del progetto Arte Sella Benchmark. Nell’area di Malga Costa, infine, ci si può immergere in un ampio parco alla scoperta delle opere monumentali di Arte Sella, tra le quali la Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri, il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto e il Nido di Sella di Nils-Udo, e poi lavori di Arcangelo Sassolino, Edoardo Tresoldi e Steven Siegel, tra gli altri.
Nato a Bellano, sul Lago di Como, nel 1969, Vitali ha incentrato parte della sua ricerca sul mare e, dalla fine degli anni ’90, ha avviato un percorso di esplorazione artistica dei porti del Mediterraneo e del sud Italia. In quest’ottica sono nati progetti come Isolitudine, con Ferdinando Scianna, del 2000, e MIXtura, con Franco Battiato, del 2003.
Ma Vitali ha anche avuto modo di lavorare sui temi legati alla montagna, come nel caso del progetto del 2007 Immagini, forme e natura delle Alpi, a cura di Danilo Eccher. Curato da Fernando Mazzocca e Francesco Poli è Sbarco (2010), progetto site specific sul filo conduttore della clandestinità, allestito in Piazza Duomo e nel complesso di Sant’Agostino a Pietrasanta e a Milano in Piazza Duca D’Aosta e Palazzo Reale. Nel 2011 è invitato al Padiglione Italia della Biennale di Venezia dove espone Veidrodis. Nel 2012 realizza Foresta Rossa, sull’Isola Madre (Stresa) e a Verbania, a cura di Luca Molinari.
Nel febbraio 2015 è invitato alla Berlinale, vincitore premio FIPRESCI, come produttore e protagonista del documentario Il Gesto Delle Mani con la regia di Francesco Clerici. Dal 2007 collabora con il Corriere della Sera e con la Fondazione Giovanni Falcone a Palermo per il progetto Spazi Capaci – Comunità Capaci a cura di Alessandro De Lisi, con un intervento monumentale presso l’aula bunker del carcere dell’Ucciardone. Nel 2019 ripropone l’installazione Branco nella corte reale della Reggia di Venaria a Torino.
«Lavorare con Artesella, in un ambiente con un carattere naturalistico e geografico così specifico, mi ha richiesto un approccio cauto e stratificato», ha spiegato l’artista. «Sin da subito ho avvertito il rischio di lasciarmi condizionare dall’incanto di questa bellezza boschiva e dalla storia millenaria di queste montagne», ha continuato Vitali, che ha individuato il legno come elemento comune tra spazi apparentemente distanti, come il mare e la montagna.
«Il legno degli abeti s’è trasformato così in un invito a “tradire” le convenzioni e un mezzo per provare ad abbracciare significati, ancora ancorati a questa materia, ma intrecciati a un mistero più profondo. Barche, navigazione, Mediterraneo, viaggi per mare: tutto è racchiuso in un pezzo di legno che galleggia; come le religioni islamiche e quelle cristiane trovano rifugio sotto una forma architettonica comune, la cupola onnipresente nel Mediterraneo».
L’opera pensata da Velasco Vitali per Arte Sella, con un’altezza di 5 metri un diametro di 20, si erge su una base di sale, sostanza minerale che accomuna il mare e la montagna. «Deciso a perseguire questa idea, ho chiesto l’accesso al cimitero delle barche di Lampedusa, tramite il tribunale di Agrigento e l’Agenzia delle Dogane. Una volta ottenuto il permesso, l’incontro con il progetto avviato dai fondatori della Casa dello Spirito e dai detenuti del carcere di Opera si è rivelato fondamentale. Da un semplice pezzo di legno è nata Sabìr: una cupola ricoperta da 6mila scandole colorate, ispirate alle tonalità del mare». Tra le scandole dipinte che ricoprono Sabìr, l’artista ne ha inserite 20 di legname, anomale e neutre, ricavate da un barcone, rinvenuto nel 2013 sulle rive di Lampedusa.
L’installazione di Sabìr è iniziata, infatti, nel Giorno della Memoria e dell’Accoglienza, il 3 ottobre 2023, a dieci anni esatti dal tragico naufragio del 2013, una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall’inizio del XXI secolo, don 368 morti accertati e circa 20 dispersi presunti.
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