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Vertigini del postumano: la mostra di Mirko Smerdel, sulla exibart digital gallery
Arte contemporanea
di redazione
E se ciò che rifiutiamo, che lasciamo indietro, le immagini che dimentichiamo, i pensieri esclusi, gli oggetti scartati, fossero l’unica cosa rimasta? Cosa racconterebbero, della nostra civiltà, dei meccanismi di produzione, di relazione, di immaginazione, questi superstiti astorici, questi testimoni inascoltati? Su questa suggestione che sembra reinterpretare in chiave post umana e anti teleologica l’objet trouvé, si focalizza la ricerca di Mirko Smerdel che, in occasione di “Vertigini”, nuova mostra presentata sulla exibart digital gallery – piattaforma espositiva digitale dedicata a progetti artistici multimediali – e curata da Daniele Perra, trova sfumature inaspettate e interpretazioni inedite. L’artista, nato nel 1978 a Prato, mette in pratica una metodologia di scavo tra i “rifiuti” dell’immaginario collettivo, per restituire una sorta di contro-archeologia postumana. Sfogliarne gli esiti su una piattaforma digitale, in stretta prossimità con questa protesi sempre più innestata della contemporaneità, non può che aggiungere un ulteriore layer di significato ma anche di sensazione, la percezione diffusa di un’alterità latente.
«“Vertigini” è un uno studio formale sul paesaggio in un tempo di rapidi mutamenti ecologici e sociali che, come predetto da molti studiosi tra cui Richard Leakey e Roger Lewin, è definibile come la vigilia della sesta estinzione di massa, la prima causata interamente dall’attività umana», spiega Smerdel. «L’ambiente è sempre più compromesso dall’intervento umano e l’umanità è sempre più sopraffatta dai profondi cambiamenti climatici da essa stessa generati che la porterà verosimilmente alla sua fine, per come la conosciamo. “Vertigini” vuole mostrare in maniera sperimentale ed originale questi enormi mutamenti del pianeta e di ciò che comunemente definiamo paesaggio, attraverso l’interazione di più forme di rappresentazione visuale (umana e meccanica) con un’attenzione particolare ai piccoli dettagli che condizionano la nostra quotidianità. «Mi interessa molto che emerga una certa ambiguità tra disegno manuale e meccanico oltre che nella rappresentazione stessa del paesaggio. Questa ambiguità dovrebbe spingere lo spettatore a chiedersi che cosa stia effettivamente guardando».
Elaborando queste considerazioni, è nata la raccolta di brevi video, sia girati personalmente da Smerdel che found footage, di paesaggi naturali e artificiali selezionati sulla base di un’idea di habitat umano alla fine dei tempi. Il video Prelude: notes for a film about landscape on the eve of the sixth mass extinction è il primo frammento di un progetto audiovisivo in via di realizzazione, pensato per essere costruito in capitoli interscambiabili e senza una struttura temporale lineare, composto di brevi frammenti provenienti dal vasto archivio personale dell’artista, fatto di found footage e di riprese filmate.
Da questa selezione di clip video nascono i disegni e le sculture della serie “Mongolia Interna”, realizzati ricalcando a mano i paesaggi in movimento sul monitor di un computer. I disegni sono stati poi digitalizzati e fatti disegnare da una macchina a controllo numerico, così da creare un continuo rimando tra paesaggio, uomo e macchina attraverso differenti forme di espressione e rappresentazione: dal video al disegno manuale, fino al disegno meccanico. In ogni disegno è incluso il titolo del file video così come è indicizzato nell’archivio.
Biografia di Mirko Smerdel
La ricerca di Mirko Smerdel (Prato 1978, vive e lavora a Milano) è focalizzata sul potere narrativo e ideologico delle immagini, sul rapporto tra memoria collettiva e memoria individuale e sull’habitat umano nel mondo tardo capitalista. Suoi principali linguaggi espressivi sono la fotografia, il disegno, il collage e il video.
Dal 2013 al 2020 è stato membro attivo di Discipula, piattaforma di ricerca collaborativa che si occupa di ricerca sull’immagine contemporanea e sulla cultura visuale, pubblicando saggi visivi, fotolibri ed esponendo in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero tra cui: Krakow Photomonth, Unseen – Amsterdam, Photo50 – London Art Fair, Mathildenhöhe Darmstadt, FORMAT International Photography Festival – Derby, Kunsthalle Budapest, Tokyo Institute of Photography, Centre Photographie Genève.
Nel 2021, in collaborazione con la Comunità montana della Val Camonica, l’artista realizza il lungometraggio I testimoni che documenta un progetto di coltura sperimentale in un piccolo paese delle Alpi mettendola in relazione con avvenimenti su scala globale. Ha esposto in numerose mostre in Italia e all’estero tra cui: South Kiosk – Londra, Museum Art Park – Mosca, Biennial of Young Artists – Bucarest, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – Torino, FORMAT International Photography Festival – Derby, Cittadellarte-Fondazione Pistoletto – Biella. Dal 2018 insegna Artistic Anatomy e Painting Techniques presso la NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.