In occasione del trentesimo anniversario dell’indipendenza Ucraina, nel 2021 nasceva il progetto di portare in Italia un focus sull’arte contemporanea del Paese: si tratta di “Chain Reaction. Film e video dall’Ucraina”, approdato al MAXXI di Roma e visitabile dal 3 al 15 maggio 2022. Il progetto è curato da Mykola Ridny e Alessandra Troncone e consiste nella sequenza di 10 filmati realizzati da 13 artisti, in un mix narrativo che contempla una complessa variatio di stili e contenuti.
Alla domanda sul perché la scelta curatoriale e artistica sia ricaduta sul video, Alessandra Troncone ha risposto: «Il linguaggio filmico ha una presa diretta sulla realtà, ma anche una implicita capacità narrativa. Da un punto di vista espositivo, offre la possibilità di concentrare un buon numero di artisti per offrire una panoramica su quelli che sono i temi portanti e le urgenze in un determinato contesto; in questo caso ciò che sta accadendo in Ucraina. “Chain Reaction” offre uno spaccato della trasformazione del Paese in tempi recenti, mostrandocelo in tutta la sua complessità».
Si va, infatti, da video incentrati sulla trasformazione urbanistica ad altri che raccontano, con stile documentaristico, la questione ecologica o l’emigrazione lavorativa, ma non solo. L’artista Oksana Kazmina, per esempio, nella sua opera Intermutation, sceglie di trattare di femminismo e LGBTQ.
Il curatore Mykola Ridnyi, che ci ha risposto dall’Ucraina, ha spiegato che «Lo sviluppo di movimenti femministi e queer fa parte di un più ampio processo di sviluppo del Paese come giovane stato democratico». Un fatto che spinge a riflettere e a domandarsi, in ultima analisi, se l’Occidente possa davvero considerarsi baluardo per questo genere di agitazioni e identificarvisi in toto. Ogni prospettiva sembra confondersi nella complessità delle questioni messe a tema. Di fronte alle quotidiane immagini di vittime per le strade, fosse comuni, ospedali da campo colpiti, risulta quantomeno inaspettato questo voler ribadire questioni che di fatto sono private quando non sconvenienti (nel video figurano genitali di plastica VM 14), almeno per un’Italia in cui la legge Zan non è passata.
Nessuno auspica di vivere sotto l’autoritarismo russo così come, credibilmente, in Occidente, chiunque può dirsi nauseato dalla censura del politically correct verso cui le pretese di una frangia radicale della popolazione spingono di giorno in giorno, affrettando paurosamente quel “Suicidio occidentale” di cui scrive con lucida ratio Federico Rampini. Lo stato di guerra, come una vera e propria “reazione a catena”, fa emergere ogni tipo di problematica coprendola della sua face più alienata.
È così che nel video a collage Temerari di Mykola Ridnyi, anche artista oltre che curatore, Marinetti è messo al fianco di Mussolini e dei neofascisti: «Da un lato il Futurismo è stato un grande movimento d’avanguardia internazionale che ha avuto anche rappresentanti brillanti nell’Ucraina sovietica, come Mikhal Semenko – commenta Ridnyi – dall’altro si è ispirato a figure di estrema destra come Ezra Pound. L’esperienza di Marinetti di partecipazione alle guerre di annessione italiana continua a ispirare gli esponenti di destra di tutto il mondo. Tali fenomeni non devono essere cancellati, ma dovrebbero essere considerati oggi in tutta la loro complessità», ha concluso il curatore, con parole che gettano un’ombra di severa condanna sia nei confronti dell’illustre poeta americano sia verso il Padre del Futurismo italiano – precursore del Dadaismo e ideatore di nuovi linguaggi poetici – in un’affermazione che smentisce, ma che non sembra del tutto respingere l’adesione alle modalità di ostracismo della Cancel Culture.
La cultura, l’arte, la tradizione e, soprattutto, lo stato di pace, vanno preservate e custodite e ci si chiede se gli artisti ucraini, in questo momento di prova, siano ispirati più dalla speranza o dalla preoccupazione (qui un nostro articolo che riporta le voci di quattro artiste da Kyiv e Lviv). Mykola Ridnyi assicura che il popolo, inclusi artisti e altri operatori culturali, crede che l’Ucraina sopravvivrà come Stato sovrano e democratico e che la Russia totalitaria perderà. Ma prevede anche che, se la distruzione dovesse essere portata avanti su ampia scala, la prospettiva è quella di un Paese nel quale non sarà più possibile vivere.
Dana Kavelina, però, con un video a cartone animato di estrema delicatezza ed eleganza, lenisce l’opprimente pensiero della guerra. A questo proposito, Alessandra Troncone chiarisce: «Mark Tulip, Who Spoke With Flowers racconta una storia triste ma piena di speranza, dove la bellezza della natura e la forza dell’amore familiare diventano gli antidoti alle terribili conseguenze del conflitto. Come altri lavori della rassegna, si affronta qui il tema della guerra nelle regioni di Donetsk e Luhansk scoppiata nel 2014, che era quasi scomparsa nelle comunicazioni internazionali prima dei più recenti avvenimenti in Ucraina». Pupazzi di carta, povere case, firmamenti di stagnola, ago e fili di lana rossi che continuamente appaiono a cucire degli strappi. Rametti di legno, croci, statuine, per un teatrino poetico dove mazzi di fiori muniti di occhi esprimono una vigile fiducia nella vita, che nonostante tutto continua in letizia, nell’attesa che la pace possa portare sollievo e riconnettere le linee spezzate.
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