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Villa Lituania, il progetto degli Urbonas per sanare le fratture della storia
Arte contemporanea
di redazione
Esistenze e narrazioni collettive e personali che, nel corso del tempo, si sono sovrascritte, nelle architetture, lasciando suggestioni, momenti, sensazioni, eventi. Ed è queste tracce, lasciate nel corso del tempo a Villa Lituania, che il duo artistico Nomeda & Gediminas Urbonas ha seguito, per ricostruire una complessa storia diplomatica da una prospettiva artistica, restituita in occasione di un progetto espositivo visitabile, fino al 4 febbraio 2024, al museo delle Civiltà di Roma, a cura di Matteo Lucchetti.
Villa Lituania, una prospettiva storica
Nell’edificio costruito nel 1912 dagli architetti Pio e Marcello Piacentini e situato a Roma in Via Nomentana 116, l’Ambasciata Lituana ha avuto sede per pochi anni, dal 1933 al 1940, quando fu confiscata dall’allora Unione Sovietica. Quindi, dopo il crollo dell’URSS, nel 1991 il palazzo fu utilizzato come sede dell’Ufficio Consolare dell’Ambasciata di Russia in Italia. Nel mezzo, una lunga serie di eventi, a intrecciare la grande storia, come quando, nel giugno del 1941, i russi divennero nemici dell’Italia a seguito delle ostilità con la Germania e furono costretti ad abbandonare la Villa, che fu rioccupata momentaneamente da un gruppo di lituani. Poi, nella metà degli anni ’40, l’Unione Sovietica fu dichiarata inadempiente sul mutuo e l’edificio venne pignorato e venduto a una società immobiliare. Il governo italiano quindi acquistò la villa per cederla nuovamente all’Unione Sovietica.
Dopo l’indipendenza della Lituania, nel marzo 1990, diplomatici lituani e funzionari statali di alto rango chiesero alle autorità italiane di restituire l’ex edificio della legazione del proprio Paese. Oggi, terminate le contese, l’edificio rimane non solo un contenitore di vicende ma anche un elemento caratterizzante nel paesaggio urbanistico storico, un punto strategico da cui osservare il Novecento.
Il progetto di Nomeda & Gediminas Urbonas
Nomeda & Gediminas Urbonas hanno incentrato il loro progetto artistico sulla ricerca della verità storica, attraverso il recupero di filmati di archivio inediti e intervistando alcuni testimoni, ma anche immaginando modalità di riparazione dei rapporti tra i due Paesi. Come nel caso dell’azione che attinge alla tradizione dei piccioni viaggiatori, impiegati anche durante i due conflitti mondiali del XX secolo per eludere i sabotaggi delle telecomunicazioni.
Nel 2007, per la Biennale d’Arte di Venezia, gli artisti proposero al Consolato Russo di ospitare una colombaia nel giardino, per ricevere i volatili portatori di un segno di pace e provenienti dal Padiglione lituano in Laguna. Al diniego si ipotizzò che la base di ritorno potesse essere ospitata all’EUR, dove a quel tempo l’architetto italiano di origine lituana Massimiliano Fuksas stava costruendo il Nuovo Centro Congressi, La Nuvola. L’architetto accolse l’idea ma, nonostante il supporto di molte istituzioni, tra le quali il Municipio IX e l’allora Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, anche quella possibilità non si realizzò. Allora gli artisti scelsero di liberare simbolicamente circa mille colombi, durante l’apertura del Padiglione lituano a Venezia.
L’installazione presentata al 2023 al Museo delle Civiltà riproduce propriouna colombaia con le sembianze di Villa Lituania, disponendo intorno cinque postazioni per la proiezione dei vari video prodotti durante il processo, a documentazione degli intrecci che raccontano una vicenda apparentemente immobile nel suo contesto ma che si rivela, invece, estremamente attuale nell’immaginare l’arte come uno strumento capace di riscrivere narrazioni e cambiare punti di vista, anche a molti anni di distanza, con dislocazioni spaziali e temporali inaspettate. Questa mostra porta infatti finalmente la colombaia immaginata dagli artisti a Roma, a qualche metro da “La Nuvola” e qualche chilometro da Via Nomentana.
Il Parlamento e il Governo della Lituania hanno proclamato il 2024 come Anno dei Diplomatici Lozoraitis. Il 2024 segna infatti il 125mo anniversario della nascita di Stasys Lozoraitis Sr, storicoMinistro degli Affari Esteri della Repubblica di Lituania e Capo del Servizio Diplomatico lituano, che nel 1940 non riconobbe il nuovo regime sovietico e continuò a rappresentare la Lituania indipendente, rifiutandosi di consegnare la Villa ai diplomatici russi.
Biografia del duo Nomeda e Gediminas Urbonas
Dal 2009, gli artisti Nomeda e Gediminas Urbonas sono professori del programma Art, Culture, and Technology presso il MIT di Boston, negli Stati Uniti. Il loro lavoro di ricerca è stato presentato presso, fra le altre mostre: documenta11 (2002), 3a Biennale di Berlino (2004), Pro-test Lab (sedi varie, Vilnius, 2005-2007), 32a Biennale di San Paolo (2016) e Critical Zones (ZKM, Karlsruhe, 2020). Gli artisti hanno anche presentato i progetti Villa Lituania e The Swamp School come Padiglioni lituani, rispettivamente, alla 52ª Biennale d’Arte di Venezia (2007) e alla 16ª Biennale di Architettura di Venezia (2018). Nel 2023 la National Gallery of Art di Vilnius ha dedicato gli artisti la retrospettiva Partially Swamped Institution.
Urbonas hanno inoltre organizzato simposi come Artistic Intelligence? Making it together in the Multispecies World presso l’Università di Bologna (2023), Zooetics+ al MIT di Boston (2018), The Future Fictions Summit ad Asbrú-Reykjavík (2016). Tra le loro pubblicazioni: Swamps and the New Imagination (Sternberg Press/MIT Press, 2023), Public Space? Lost & Found (SA+P Press/MIT Press, 2017) e Devices for Action (MACBA, 2008). Le loro opere fanno parte delle collezioni pubbliche, tra altre istituzioni, di MO Museum of Modern Art, Vilnius, MACBA, Barcellona, Museum of Contemporary Art Kiasma, Helsinki.