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Vite umane, vite vegetali: l’ultima opera di Agostino Iacurci immersa tra i colli abruzzesi
Arte contemporanea
Quando si chiede a un artista di rileggere da un punto di vista originale la storia di una tenuta vitivinicola lo si fa affidando al suo sguardo non solo la storia di un territorio, ma anche la storia della propria famiglia, di quelle generazioni che si sono passate il testimone, conservando e tramandando un sapere che resiste attraverso il tempo. Chi chiede di celebrare la propria tenuta attraverso un’opera d’arte lo fa confrontandosi con una stratificazione di narrazioni che si cristallizza nei segni (manifesti o semi nascosti) che finiscono per popolare le distese di viti e i filari da cui si origina il frutto del proprio lavoro.
È quello che succede sui colli abruzzesi – siamo a San Martina sulla Marruccina, nella provincia di Chieti, rigoglioso territorio dominato dal secentesco Castello di Semivicoli – dove la cantina Masciarelli Tenute Agricole ha avviato un’iniziativa che ogni anno accoglie un artista invitandolo, attraverso un periodo di residenza, a scoprire il proprio mondo, chiedendo di produrre un’opera site specific e l’etichetta per una linea peciale di vini. Dopo le esperienze con gli artisti Job Smeets e Marcantonio, l’edizione 2023 ha visto protagonista Agostino Iacurci, che all’ultima design week del Salone del Mobile di Milano ha trasformato la facciata esterna e gli ambienti dell’imponente torre di Largo Treves. Classe 1986, Iacurci avvia la sua carriera come illustratore, pubblicando per testate come La Repubblica, The New Yorker, per Penguin books e per marchi come Apple, Adidas, Hermès. Le sue linee nette e le sue geometrie colorate si riflettono in murales e installazioni totemiche che nel tempo realizza ed espone in musei e centri espositivi come Ex Elettrofonica di Roma, IIC di Praga Celaya Brothers Gallery a Città del Messico, Museo MACRO di Roma (2017) e Palazzo della Permanente di Milano.
Per le tenute Masciarelli ha realizzato Vite, una scultura in ferro che già dal titolo evoca la fascinazione provata dall’artista tanto per la pianta della vite, che a ogni ciclo stagionale si rinnova, quanto per le vite umane che si sono succedute e hanno contribuito allo sviluppo di questo mare verde e alla sua attività. <<Nelle mie opere utilizzo frequentemente elementi vegetali e ricerco il significato che ogni specie porta con sé. Mi colpisce come la vite sia una pianta antichissima ma allo stesso tempo sempre contemporanea. La vite fa parte anche della mia storia familiare: quando ero piccolo noi bambini andavamo nella vite con nostro padre e lo aiutavamo strappando le erbacce dal terreno. Man mano che crescevamo, invece, ci occupavamo delle parti più alte, fino ad arrivare alle fronde in cima>>, racconta a exibart Agostino Iacurci, facendo riferimento alla vicenda della tenuta, nata nel 1981 grazie all’imprenditore Gianni Masciarelli che applicò ai vitigni del Trebbiano e del Montepulciano (simbolo dell’Abruzzo) tecniche innovative apprese in Francia, dando loro un tenore internazionale. All’interno della sua residenza, Iacurci ha realizzato anche l’etichetta per la limited edition del Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva 2018. <<Masciarelli è testimone di una storia di piante provenienti da lontano ma che si naturalizzano in territori diversi da quelli di origine, si scambiano informazioni con la vegetazione preesistente per adattarsi>>, prosegue. <<La prima volta sono venuto qui a febbraio, quando la vite è dormiente e il paesaggio è spoglio. È come costruire il racconto su qualcosa che non si vede>>.
Vite è il risultato dell’incontro tra la figura umana e la pianta: è composta dallo stesso materiale che si trova in alcuni dettagli architettonici del Castello di Semivicoli, sede della tenuta, e si staglia sui filari. La sua verticalità è cadenzata da quattro dischi orizzontali in acciaio specchiante che, riflettendo cielo e terra, conferiscono all’opera un carattere mutevole che accoglie il paesaggio e si fonde con esso.