L’arte femminista cinese passa dalla calligrafia: il caso di Wu XiXia

di - 14 Luglio 2024

«Perché non ci sono calligrafe donne?». Questa è la provocatoria domanda posta dall’artista Wu Xixia 吴析夏 (1993), aggiornando e applicando alla cultura e alla società cinese il titolo del saggio di Linda Nochlin del 1971.

Nata in Cina e successivamente immigrata a Macao e negli Stati Uniti, dove ha studiato presso l’istituto d’arte dell’Università Massachusetts Dartmouth, Wu Xixia è al centro dell’attenzione della scena artistica asiatica con una serie di mostre, tra cui una personale appena conclusa a Pechino e una in collaborazione con l’artista Zhao Xiaoli visitabile a Macau fino al 3 luglio 2024.

All’incrocio tra identità e filosofia di genere, Wu Xixia lavora con una varietà di media, tra cui installazione, scultura, pittura, e performance, pratica artistica a cui integra la calligrafia.

Oltre a combinare performance e calligrafia per i molti aspetti che le due forme d’arte condividono, come il coinvolgimento del corpo e la componente spazio-temporale, l’artista utilizza la scrittura cinese per contribuire al dibattito di genere. Impiega la calligrafia come spazio di riappropriazione intellettuale e simbolo della società patriarcale in cui è cresciuta, denunciando stereotipi e cliché.

Wu Xixia∙吴析夏, 毋泉 (Non-Fountain), 2022. Courtesy of the artist

Nelle sue performance più note, l’artista, vestita con lunghi abiti bianchi e sottovesti che evocano una dimensione domestica e intima, si rinchiude in un pallone trasparente sulle cui pareti scrive in vari stili calligrafici utilizzando colori acrilici, principalmente il nero e il rosso, colori del sangue e dell’autorità. Il pallone trasparente, oltre a imporre uno stato di costrizione in cui l’artista si trova privata dell’ossigeno, evoca l’immagine di un grembo materno. La pressione esercitata durante il processo di scrittura provoca, infatti, un’oscillazione del pallone che richiama i delicati movimenti della vita prenatale, trasformando l’atto performativo della scrittura in una danza poetica di creazione e confinamento della maternità.

Una delle opere più note di questa serie è (, che corrisponde alla prima persona singolare in cinese), in cui l’artista trascrive etichette dispregiative attribuite alle donne, come “vecchia zitella”, “puttana” e “green tea bitch”, frequentemente usata nel mondo social in Cina.

Wu Xixia∙吴析夏, 我们 (Noi), 2024. Courtesy of the artist

L’opera intitolata 毋泉 (Wú quán, “non-fountain”), creata nel 2022, presenta una fontana su cui l’artista ha scritto in nüshu, la scrittura inventata dalle donne per comunicare segretamente senza l’interferenza degli uomini. Richiamando l’orinatoio di Duchamp e le provocazioni ai costrutti di genere proposte dall’artista francese, Wu Xixia ha incorporato un meccanismo idraulico che spruzza un liquido bianco, identificabile come latte o liquido seminale.

Per la recente mostra al Today Art Museum di Pechino, intitolata Dear Myself, l’artista ha proposto una serie di dipinti rappresentanti unità cellulari e sculture a forma di uova, evidenziando la capacità generativa della donna e la relazione “mater-materia”. Per il giorno dell’inaugurazione, l’artista ha concepito la performance partecipativa 我们 (wǒmen, prima persona plurale). La consueta sfera di plastica era circondata da otto specchi con superfici riflettenti su entrambi i lati. Il pubblico era invitato a utilizzare questi specchi per intervenire moltiplicando e amplificando l’esperienza collettiva di genere. Una delle visitatrici ha scritto « 今天是好人,明天不一定» (Jīntiān shì hǎorén, míngtiān bù yīdìng), che può essere tradotto come “Oggi è una brava persona, domani non è lo stesso”.  La performance si è conclusa con una rinascita metaforica tramite uno squarcio fatto con un coltello dall’interno del pallone di plastica.

Wu Xixia∙吴析夏, 我们 (Noi), 2024. Courtesy of the artist

Attualmente in mostra a Macao con l’esposizione Viral Code? A Discussion on Art and the Masses presso gli spazi City of Dreams, questa esposizione, organizzata dal centro per l’arte contemporanea Artelli e curata da Victoria Lu, segna l’esordio della collaborazione tra Wu Xixia e Zhao Xiaoli (1990). Insieme, le due giovani artiste intraprendono un dialogo che riflette sull’arte, il traffico digitale e la rappresentazione dell’immagine femminile. L’esposizione approfondisce l’affascinante relazione tra arte e pubblico nell’era digitale, concentrandosi sull’impatto dei social media nei cambiamenti culturali.

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