Xong è il nuovo progetto di Xing: una nuova collana di dischi (rigorosamente su vinile bianco) d’artista, di personalità – italiane e non – legate al mondo della performatività.
«La collana – ha spiegato Xing – esplora e traccia una geografia di artisti che intendono il campo sonico come una delle piattaforme in cui espandere i loro mondi e la loro immaginazione. “Lo spazio del disco” è la scena su cui focalizzare e amplificare la propria poetica come fenomeno sonico e fisico, lo spazio da performare».
«Xong è un progetto unico nel suo genere che disegna nuovi contorni per produrre una diversa comprensione del performativo, delle live arts, e del loro potenziale. Ogni disco è in edizione numerata. Il vinile accoglie la solidificazione del gesto, ma non documenta alcunché. Nell’insieme colleziona una serie di creazioni originali che costituiscono una rassegna a lungo termine. Onda su onda, Xong è una collana di “Musica-Non-Musica” per attualizzare l’immaginazione», ha proseguito Xing.
In questi giorni le prime due uscite, di cui potete ascoltare degli estratti nel sito di Xing: ONCE MORE del raggruppamento performativo Kinkaleri e l’artista e fotografo Jacopo Benassi.
«L’uscita è su vinile bianco, in edizione limitata e numerata, e contiene un booklet di 24 pagine con foto di Jacopo Benassi. Le collector’s editions contengono una fotografia b/n firmata dagli artisti».
Segue MARTELLATE. SCRITTI FIGHI 1990-2020. LYDIA MANCINELLI LEGGE MARCELLO MALOBERTI, «in cui l’attrice Lydia Mancinelli, compagna di scena e di vita di Carmelo Bene, legge “a voce scritta” la raccolta di frammenti impulsivi dell’artista visivo Marcello Maloberti. Anche questa uscita è su vinile bianco, in edizione limitata e numerata, assieme alla serie collector’s editions con le copertine realizzate a mano da Marcello Maloberti».
Le prossime collaborazioni saranno con Mette Edvardsen, Zapruder, Francesco Cavaliere, Alessandro Bosetti, Mattin e altre verranno annunciate nei prossimi mesi.
«Durante il primo lockdown, quando eravamo compressi in spazi privati e chiusi, abbiamo reagito dando forte attenzione all’ascolto. Quando è iniziata ad arrivare la valanga di richieste agli artisti di interventi on line, attaccandosi disperatamente all’immagine, per noi è stato chiaro che l’unico spazio di creazione mentale era l’ascolto e l’oralità, il suono e la parola».
«Il gesto è inattuale. Il vinile ha rischiato, come supporto, di scomparire, soverchiato dal digitale, anche se ha visto, negli ultimi anni, una vampata di ritorno non esclusivamente legata a motivi nostalgici. Si tratta di un supporto che si è rivelato piuttosto tenace. È proprio a partire da alcune vecchie collezioni degli anni ’70, e dalla loro imparagonabile resilienza, che l’idea di fare un’etichetta di dischi di artista ci è sembrata una buona idea, oggi. Xong è una collezione, una raccolta che parte dal vivente e l’attuale riconnettendosi a forme storiche. Si tratta quindi anche di storicizzare non tanto un archivio pre-esistente, quanto una scena attuale che è, allo stato dei fatti, sospesa sul vuoto vertiginoso dell’estinzione. Collezione che raccorda una ‘scena’, una sensibilità estetica, un insieme di posizioni singolari e non conformi -anche etiche-: il prodursi attuale di gesti e posizioni generazionali, colte proprio nel momento della loro sospensione esistenziale ed operativa.
È un’impresa vicissitudinaria. Minoritaria e trasversale, ubiqua e trans-mediale. Forse, meta-storica».
«Si tratta di sperimentazione di suono, gesto e ascolto. Il campo è eccentrico, e in questo Xong è un unicum. I dischi saranno molto diversi tra loro, passando dalla sound art alla poesia sonora, e ad altre pratiche che si collegano ad una certa ricerca sul suono. “Musica-non-musica” lascia intendere che non saranno canzoni, a dispetto del nome della collana, ma eventi che speriamo insospettati, dove la musica, semmai, può emergere come referenza, dallo sfondo del nostro patrimonio ambientale e culturale.
Incidere quindi, come corrispettivo di un incedere (spaziale) che è attualmente interdetto, offre la possibilità di occupare un altro spazio: fisico e non virtuale.
Storicamente le performing arts hanno accostato a una grammatologia, una grammo-fonologia: qualcosa che eccede il logos perché presuppone la centralità dell’uso del corpo nello spazio (dell’interazione). Che è quanto ci interessa esplorare ancora una volta e, pensiamo, coerentemente, a ciò che ci è sempre interessato».
«La scelta del supporto in vinile riporta a una dimensione umanistica, per difendersi dalla inevitabilità ad agganciarci sempre più strettamente al terminale digitale: un disco fa ancora lavorare le mani. Ma è poi come attività mentale e immaginifica che il processo si realizza. Forse questa scelta deriva da una certa posizione che, inizialmente ha inteso sottrarsi all’imperativo di visibilità. C’è anche un rifiuto di adeguarsi al conformismo intrattenitivo imposto dalla contingenza (e garantito dalla impossibilità fisica di compresenza, associato alla sovrabbondanza di connessione virtuale…).
Produrre qualcosa di materiale, oggettuale, in questo contesto, significava muoversi concretamente, recuperando pratiche produttive che sono lontane dalle live arts, ma non estranee.
Si è trattato quindi di eludere la posizione che implicava un “fare in attesa-di..”.
Molti hanno messo a posto gli archivi, rimettendoci mano per offrire nel frattempo un trascorso che riempisse lo spazio svuotato del presente. O hanno provato a esercitarsi fintantoché tutto ripartisse come prima.
Viceversa, con il progetto della collana Xong non abbiamo voluto documentare ciò che è stato ma portare in essere: produrre documento attuale, presente. Attività che – lo abbiamo visto in pratica – costringe a muoversi anche fisicamente tra ciò che rimane di un sistema produttivo.
A chi ascolta è consegnata la possibilità di riattivare il proprio ‘home-theatre’, allestire cioè il proprio spazio e tempo di ascolto».
«La collana esplora e traccia una geografia di artisti (personalità italiane e non) che intendono il campo sonico come una delle piattaforme in cui espandere i loro mondi. Abbiamo fatto una “foto” su un mondo trasversale, a cavallo tra arti visive, performance, suono, cinema, fotografia…
Tutto è impresso in una memoria del futuro, ossia su un piano di investimento che informa l’attualità. La dinamica produttiva è occasionale perché non nasce dalla prospettiva dello studio, ma dal campo aperto del performativo. Quindi, la lista di autori coinvolti – o da coinvolgere -, tiene conto di questo potenziale che dovrebbe trovare spazio nei prossimi tre anni. Un processo massimamente aleatorio, garantito da un serie di nomi appuntati su di una lista.
In questi giorni escono i primi due dischi: ONCE MORE di Kinkaleri e Jacopo Benassi, e MARTELLATE. SCRITTI FIGHI 1990-2020. LYDIA MANCINELLI LEGGE MARCELLO MALOBERTI in cui l’attrice Lydia Mancinelli, compagna di scena e di vita di Carmelo Bene, legge “a voce scritta” una raccolta di frammenti impulsivi di Marcello Maloberti.
I prossimi saranno Mette Edvardsen, Zapruder, Francesco Cavaliere, Alessandro Bosetti, Mattin, e ci sono vari dialoghi in corso».
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