Alla storia dell’UDI che, lo ricordiamo qui, nasce fra il 1944 e il 1945 dai gruppi di difesa delle donne e come campagna per il loro diritto al voto, è legata quella della «Biennale Donna», che oggi, compiuti due decenni, continua a mettere in campo un costruttivo confronto fra talenti di rilievo nazionale e internazionale, emergenti e mid-career. Una pluralità di voci e linguaggi espressivi che si declinano nel tema scelto per questa edizione, ossia quello della “solidarietà”. Tema che si somma agli innumerevoli e altrettanto importanti affrontati nelle precedenti edizioni, come ambiente, violenza di genere e marginalità, una scelta, quella sulla solidarietà che, tuttavia, mette in risalto, più che in precedenza, quella sostanziale convergenza o identità d’interessi, idee e sentimenti che legano, tanto concettualmente quanto empaticamente, i lavori delle artiste in mostra.
Sono Binta Diaw, Sara Leghissa, Muna Mussie, Bracha L. Ettinger, Amelia Etlinger e Nicoline van Harskamp le protagoniste di questo spaccato di mostra e proprio quest’ultima, come spiegano le curatrici Sofia Gotti e Caterina Iaquinta, è l’artista che con un suo lavoro ha ispirato il concept dell’esposizione: «Le tre parole che definiscono il senso della XX Biennale Donna si ispirano al lavoro di una delle artiste in mostra, Yours in Solidarity di Nicoline Van Harskamp. Il senso di vicinanza dentro spazi di conflitto che il titolo suggerisce, riferendosi al saluto finale che una rete di attivisti anarchici si rivolgeva nelle proprie missive, è ciò che questa mostra vuole raccontare: le opere si presentano, infatti, al pubblico come una sorta di scambio epistolare in cui emerge costantemente la forza delle relazioni e degli affetti che legano soggettività subalterne e ribelli oltre generi e confini. Legate per provenienza o vissuto all’Italia, all’Olanda all’Eritrea al Senegal, agli Stati Uniti, a Israele e Palestina e pur esprimendosi attraverso medium e linguaggi artistici molto differenti tra loro, le artiste in mostra hanno in comune la solidarietà come matrice di una ricerca artistica che tende alla costruzione di relazioni in termini di condivisione e creazione di comunità». Ecco allora le loro opere specchiarsi le une nelle altre, come in un sofisticato gioco di sguardi, l’intrecciarsi delle singole storie a quelle delle compagne ma anche di chi osserva, narrando in questo modo la complessità delle relazioni interpersonali.
Di Bracha Lichtenberg Ettinger, originaria di Tel Aviv, non solo artista ma anche psicoanalista e filosofa, fra le sale di Palazzo Bonacossi si osserva una serie di opere pittoriche ma anche disegni e taccuini o scratch book, immagini e parole che tessono un racconto fra traumi storici e figure femminili della mitologia antica umiliate dalla Storia stessa (Euridice, Medusa, Ofelia, Persefone). Immagini sbiadite, quasi disciolte che rimandano alla memoria dei massacri subiti dalla popolazione ebraica, la cui presenza in questa mostra, come ricorda Vittorio Sgarbi nel testo in catalogo «è molto importante a Ferrara, città consacrata alla convivenza con il popolo ebraico, una vera testimonianza di libertà e di solidarietà, nel contesto della autonomia femminile». Immagini e parole, e le parole sono il cuore di questa esposizione, che rimbalzano anche nelle pocket letters di Amelia Etlinger dove, carte, tessuti, residui di quotidiani, tutte opere degli anni Settanta, più che comunicative appaiono distruttive.
Le lettere (raccolte dal politico anarchico Karl Max Kreuger da tutto il mondo) sono anche il soggetto del lavoro video di Nicoline van Harskamp, come già detto dal titolo Yours in Solidarity movente dell’intera mostra, il cui centro è la militanza politica nell’anarchismo olandese tra la fine degli anni Ottanta e inizio Novanta. Quelle di Sara Leghissa fanno, invece, in modo palese riferimento allo strumento del manifesto, per antonomasia quello principe della comunicazione visiva e oggi soprattutto dispositivo dell’arte pubblica, che utilizzando e muovendosi nello spazio urbano, pongono «riflessioni sulla dinamiche che regolano e sorvegliano la nostra quotidianità».
Il lavoro di Binta Diaw tocca, invece, i temi del razzismo e dello schiavismo. Materiali naturali ma anche “umani” come terra, paglia, semi e capelli sono usati a costruire storie legate al colonialismo. Opere che evidenziano il rapporto uomo-natura, come nel caso di Naître au monde, c’est concevoir (vivre) enfin le monde comme relation dove l’intreccio di capelli simula la forma delle mangrovie senegalesi, suggeriscono all’artista «l’architettura di una collettività che procede insieme e che simultaneamente rivela una storia politica e culturale condivisa».
A metà strada fra arti sceniche e visive, infine, c’è il lavoro di Muna Mussie che chiude l’esposizione con un’indagine sul tema della memoria collettiva, non sinonimo di quella ufficiale, ma testimonianza dei ricordi reali delle persone. Nelle sue opere, dove il gesto del ricamo struttura l’immagine, Mussie cerca la ricostruzione di storie di comunità ma anche «riparo, protezione, cura e ritualità». Sempre nelle parole di Vittorio Sgarbi si rintraccia il senso ultimo di questa mostra, «ecco la memoria storica, che accompagna questa occasione che si è fatta istituzionale e che consacra Ferrara per responsabilità e coscienza civile».
La XX Biennale Donna è realizzata grazie all’impegno e contirbuto di Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, Fondazione Ferrara Arte, Richard Saltoun, Ida Pisani, Sirio Ortolani, Paolo Cortese, Gianni Garrera. Si avvale di un comitato scientifico composto da: Liviana Zagagnoni, Lola Bonora, Dida Spano, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Silvia Cirelli, Elisa Leonini, Ada Patrizia Fiorillo, Catalina Golban.
Dodici artisti uniti per la seconda edizione di Artists 4 Refugees, mostra evento a Roma che sostiene le attività di…
Ultimi giorni per visitare lo spazio AKNEYE Phygital di Venezia, che propone opere di 31 artisti internazionali, per un viaggio…
Un novembre ricco di eventi da segnare in calendario per la casa d’aste milanese. Ecco i pezzi forti della stagione,…
Una festa di apertura, mostre speciali, focus e workshop, un premio, tutto dedicato al disegno, linguaggio universale: ecco il programma…
Negli spazi dello Studio Trisorio di Napoli, Jenny Holzer espone documenti censurati trasformati in opere d’arte, riflettendo sulla libertà di…
Venduta per oltre $ 6 milioni a New York, Comedian di Maurizio Cattelan entra nella collezione di Justin Sun, che…