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Zona Blu e Tufano Studio insieme, per l’arte emergente: un nuovo progetto a Milano
Arte contemporanea
Zona Blu, associazione culturale non profit, inaugura una partnership con lo studio dell’artista Fluxus Tufano, in via Monfalcone 34, Milano. Ad aprire il ciclo di mostre è “Climax”, percorso espositivo curato da Lucrezia Arrigoni, con le nuovissime opere di Nicola Tineo. Tutti i lavori sono site specific, concepiti per questo speciale spazio espositivo. Alla base di ognuno di essi risiede l’idea di voler spronare alla rivoluzione un’intera generazione di giovani artisti e attori culturali che, negli ultimi anni, hanno dovuto mettere le proprie vite in stand by, si sono dovuti confrontare con una realtà ostile e gli è stata sottratta l’occasione di socializzare ed emergere. Nicola Tineo ci invita dunque a prendere parte attiva al cambiamento.
La prima opera ad accogliere i visitatori, tuttavia, non concepisce ancora una rivolta vera e propria, ma l’impossibilità di attuarla in una situazione contemporanea bloccata e inerme. Solo avanzando e camminando nello spazio si può percepire questo “climax” verso la rivoluzione, che alla sua acme con l’ultimo video che, mostrando scene canine, sembra volerci invitare a ritrovare uno stimolo animalesco al mutamento. Ad aprire la mostra è quindi il video We are, in cui per pochi secondi appare la figura di una persona che saluta, subito sostituita dall’immagine di un bug elettronico, a dimostrare l’impossibilità di muoversi e animarsi all’interno di una condizione contemporanea così convulsa.
Segue un tappeto blu sul quale svetta la scritta bianca “Here we don’t exist”, uno spazio immersivo dove il pubblico può distaccarsi dalla realtà indossando un paio di cuffie e, attraverso l’ascolto di una voce che guida alla meditazione, ci si può alienare dalla schizofrenia del mondo. Questo atto, se vogliamo, rivoltoso, di mettersi in contattato con il proprio io, ha qui l’obiettivo di porsi in ascolto di se stessi, per capire quale posizione si occupa all’interno della realtà, per ritrovarsi e comprendere in quali dinamiche si è presenti e attivi. Questo l’invito di Nicola Tineo, che nell’installazione pone anche una piuma come simbolo della leggerezza con cui abbiamo sempre affrontato la socialità prima che ci venisse strappata via, contrapposta dalla presenza di un ombrello chiuso, l’iconico simbolo che caratterizza la ricerca dell’artista da un paio di anni.
L’ombrello chiuso è infatti quello che vedevamo durante il primo lockdown mentre, con le mascherine e i guanti, andavamo a metterci in coda per entrare al supermercato. Camminando per le deserte vie delle città, osservavamo i negozi e i locali chiusi, gli stessi luoghi in cui eravamo soliti fermarci con superficialità apparivano ora serrati, con i tavolini e le sedie impilati e gli ombrelloni chiusi. Imponenti installazioni site specific, gli ombrelloni sono apparsi a Tineo come drappeggi antichi, ritorti su stessi, come un afflato artistico, ma anche sociale, smorzato sul nascere, o, ancora, come un ballerino sufi alla fine della sua performance, chiuso nel panneggio del suo abito.
La stessa figura è infatti anche il soggetto dell’unica tela esposta, in cui volteggiano le lettere che compongono le due parole “aulico” e “mondano”, quelle due sfere della socialità che non stiamo più vivendo ma a cui continuiamo ad aspirare.
Verso la fine del percorso vi sono poi tre fotografie, a testimonianza di un progetto che l’artista porta avanti dal 2020 e che lo seguirà ancora a lungo, “R.o.m. – Ready Out Made”. L’artista vaga per la città alla ricerca di installazioni site specific en plein air, composte dalla casualità della quotidianità e, quando le scorge, vi attacca un adesivo con il titolo e la sua firma, a indicarne l’innalzamento a opera d’arte.
Come durante il primo lockdown l’artista è rimasto folgorato da quegli ombrelloni chiusi e spenti, negli ultimi anni diverse sono state le sue fonti di ispirazione trovate per caso. Tra le foto vi è, per esempio, Sale sotto sale che illustra una scena in medias res di imballaggi e materiali di legno e carta, sui quali svetta la scritta “sale”. L’invito di questa azione diluita nel tempo è di ritrovare uno sguardo poetico attento a cogliere il bello della quotidianità, a ritrovare un aulico mondano, come direbbe Tineo, un ossimoro tanto sorprendente quanto necessario.
A concludere il climax ascendente verso l’attuazione della rivolta, è il video Apice Bilaterale. Diviso in due momenti, la proiezione inizialmente mostra due cani in un’animalesca performance sessuale riecheggiando la necessità di un’azione quasi violenta, mentre il secondo atto vede il corpo di un uomo che fa yoga nell’atto di ascoltarsi e di trovare quella fermezza d’animo che, tuttavia, ancora non abbiamo trovato, per dare vita a questa attesa rivoluzione.
La riflessione a cui ci invita Nicola Tineo è dunque tanto attuale quanto inevitabile: non è forse giunto il momento di ascoltarci, e con tutta la calma di chi ha trovato un contatto con se stesso, di attuare la rivoluzione?