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600 anni esatti dalla Cupola del Brunelleschi e sentire ancora i brividi
Arte moderna
Alcune epoche sono indissolubilmente legate a ciò che hanno prodotto, alle opere d’arte, di letteratura e di architettura, a tutto ciò che è destinato a perdurare nella storia. Poi ci sono alcune cose che infrangono i limiti della cronologia e diventano universali, almeno nella misura umanamente misurabile, si intende. Perché, nel caso della Cupola del Brunelleschi, stiamo parlando non solo di una forma architettonica che ha fatto da struttura portante all’intero Umanesimo, quella corrente di pensiero che doveva trovare un nuovo posto agli esseri umani nel cosmo. Ma ci stiamo riferendo anche a un monumento che, ancora oggi, lascia letteralmente a bocca aperta quando, con lo sguardo teso verso l’alto, verso quell’apertura che sembra poco più che impossibile, ci si scopre a osservare un’armonia tanto sublime quanto indicibile, sempre attuale.
Tutto iniziò il 7 agosto 1420, 600 anni fa, con la prima posa dei cantieri della Cupola, con un Brunelleschi fiducioso per il lavoro temerario che l’avrebbe aspettato. E il 7 agosto 2020 è un po’ come se qualcosa potesse iniziare di nuovo, con l’Opera di Santa Maria del Fiore che, dopo il lockdown, riapre al pubblico tutti i giorni e, per la prima volta, con orario prolungato fino alle 21.
L’impresa di voltar la cupola: il coraggio di Filippo Brunelleschi
Iniziati nel 1296, i lavori per l’edificazione della Cattedrale di Firenze si erano fermati, nel Quattrocento, al livello del tamburo ottagonale, bloccati da circa 120 anni nel tentativo di risolvere la sfida ingegneristica di «voltar la cupola», uno spazio di ciclopiche dimensioni che si apriva sul cielo. Le tecniche del tempo, che prevedevano impalcature da terra e centine di supporto, sembravano inadeguate. Troppo alta la cupola e troppo vasta. Come fare?
Con un call, diremmo oggi. E con la persona giusta. L’Opera di Santa Maria del Fiore, patrocinata dall’Arte della Lana, aveva bandito, il 20 agosto del 1418, un concorso al quale risposero in molti e che, alla fine, avrebbe visto come vincitore Filippo Brunelleschi. Che vinse sulla fiducia, visto che non volle rivelare i suoi piani nel dettaglio e ne spiegò solo la «regola costruttiva», per la quale la cupola, formata da due calotte separate ma interconnesse, avrebbe dovuto essere costruita con armatura autoportante, cioè fissata ai cerchi di mattoni che andavano via via ergendosi. Una idea avveniristica e da brividi ancora oggi.
I suoi collaboratori e gli operai non erano proprio sicurissimi di questa soluzione ma Brunelleschi si fidava delle sue intuizioni, contando anche su una mano dall’alto (da molto in alto, ben oltre la cupola): «Ma ricordandomi che questo è tempio sacrato a Dio et alla Vergine, mi confido che, faccendosi in memoria sua, non mancherà di infondere il sapere dov’e’ non sia, et agiugnere le forze e la sapienza e l’ingegno a chi sarà autore di tal cosa», riporta Giorgio Vasari, nelle sue Vite. E poi sappiamo come è andata a finire. I lavori di costruzione della Cupola termineranno il primo agosto del 1436. La lanterna con copertura a cono, su disegno di Brunelleschi, sarà realizzata solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1446, così come la palla di rame dorato con la croce, opera di Andrea del Verrocchio, terminata 20 anni dopo.
Ancora oggi la Cupola di Santa Maria del Fiore è la più grande al mondo in muratura, con il suo diametro interno di circa 45 metri ed esterno di 54,8. Il tamburo ottagonale (la base della Cupola) sorge a circa 55 metri da terra per raggiungere la spettacolare altezza di 91 metri ai piedi della Lanterna e 116 alla sommità della stessa. Un’immensa struttura, si presume costituita da più di 4 milioni di mattoni. Sarà il modello per altre cupole nel mondo, prima fra tutte quella di San Pietro in Vaticano su progetto di Michelangelo.
Ma dietro alla Cupola come la vediamo oggi, c’è non solo un’impresa architettonica e ingegneristica ma anche un’organizzazione del lavoro impeccabile, presieduta in ogni aspetto dallo stesso Brunelleschi, dalle macchine per costruire, ai ponteggi, fino agli attrezzi di cantiere, oggi visibili al Museo dell’Opera del Duomo. In anticipo di secoli saranno i progetti dei ponteggi aerei con parapetti di protezione per le cadute e vista sul vuoto per le vertigini, così come gli spazi in quota, dove gli operai consumavano il cibo e le bevande, evitando così di esporsi al pericolo delle salite e delle discese. Nei sedici anni della durata del cantiere, al quale lavoravano circa 60 persone, si ha notizia di una sola “morte bianca”, che per gli standard dell’epoca era quasi un record.
La riapertura, per un nuovo inizio
Nel 2020, l’Opera di Santa Maria del Fiore aveva previsto un ampio programma d’iniziative per celebrare questa importante ricorrenza ma, a causa della pandemia da Covid-19, sono state tutte rimandate. Dopo la chiusura dei monumenti durante il lockdown e la progressiva riapertura, nei mesi di agosto e settembre la Cupola sarà di nuovo aperta al pubblico tutti i giorni e, per la prima volta, con orario prolungato fino alle 21. Con la Cupola riapre anche la Cattedrale, dal lunedì al sabato, con ingresso gratuito.