Per la prima volta a confronto Antonio Canova (Possagno/TV 1757-Venezia 1822) e Bertel Thorvaldsen (Copenaghen 1770-1844), due giganti della scultura che nel periodo tormentato sia politicamente sia culturalmente (tra neoclassicismo e preromanticismo) in cui vivono scelgono – il primo dal 1779, il secondo dal 1797 – come seconda patria il “museo” di Roma in cui si respira la grecità attraverso la lezione di Winckelmann sull’armonica compostezza delle figure greche determinata dal dominio delle passioni e soprattutto attraverso le copie romane di tali statue: ribalta in cui operano e si confrontano non senza emulazione e competitività spesso sugli stessi soggetti acquisendo fama mondiale.
Le Gallerie d’Italia (braccio culturale di Banca Intesa San Paolo) con grande sfida e notevole impegno anche tecnico vista la monumentalità di numerose opere – grazie alla curatela di Stefano Grandesso e Fernando Mazzocca e in virtù dell’accordo con l’Ermitage di San Pietroburgo e della collaborazione del Thorvaldsen Museum di Copenaghen e di altri importanti musei italiani e internazionali – trasportano tramite questa eccellente esposizione, nel capoluogo meneghino alle Gallerie d’Italia/Piazza Scala, il visitatore in un tempio di marmo. Un tempio in cui inebriarsi di bellezza e in un’epoca tra ‘700 e ‘800 pregna di contraddizioni tra reazione e rivoluzione anche nella scultura che grazie a loro risorge aprendosi alla modernità e vincendo la secolare sfida con la pittura.
I loro atelier a Roma sono officine dalla perfetta organizzazione del lavoro e divisione dei compiti tra collaboratori e allievi con aree dedicate anche alla promozione della propria immagine e delle proprie opere come mostrano Lo studio di Antonio Canova a Roma (disegno del 1785 ca. di Francesco Chiarottini) e Papa Leone visita il grande atelier di Thorvaldsen nel giorno di San Luca il 18 ottobre 1826 (olio del 1830 di Hans Ditlev Christian Martens)… lezione sulla capacità dell’arte di superare le diversità religiose visto che il danese è un protestante nella culla del cattolicesimo. Siti in centro dove pesanti blocchi di marmo giungono trascinati da bufale lungo il Tevere e frequentati da ricchi viaggiatori, clienti stranieri, sovrani, pontefici… producono opere superbe che sparse per il mondo esaltano la loro fama entrando in varie collezioni e costituiscono poli di attrazione per i successivi artisti che nella Città Eterna apriranno i loro studi. Non è un caso che entrambi avranno in vita un museo loro dedicato.
Entrambi dal retroterra modesto, l’italiano con il padre e il nonno (che lo fa lavorare a cinque anni quando la madre si risposa separandosene) di professione scalpellini, il danese figlio di un intagliatore del legno, rivelano personalità diverse: sensibile, sensuale e dotato di profonda umanità, religiosità e morale nonché introverso Canova e più estroverso, socievole e mondano Thorvaldsen. Sarà il primo a compiere una vera rivoluzione nella scultura grazie al processo creativo in cui si riserva la fase conclusiva con il marmo: tocca a lui convinto che una scultura deve essere ammirata a 360° fare il direttore d’orchestra e infondere un soffio vitale ai suoi lavori pulendo bene le superfici in modo da renderle ‘morbide’ e palpitanti di vita, insomma più umane. Il danese, invece, lascia il marmo grezzo e demanda le fasi finali ad altri avvalendosi comunque di validi collaboratori ovviamente con risultati diversi a seconda di chi lo aiuta e se entrambi sono alla ricerca del movimento è Canova a risultare meno statico.
Il percorso espositivo con 150 opere in 17 sezioni si articola intorno al grande salone centrale che presenta in modo trionfale la sezione ‘Le Grazie e la danza’ (disciplina prediletta da Canova frequentatore di teatri): Le tre Grazie del possagnese (commissionategli da Giuseppina de Beauharnais e acquistate dall’Ermitage dopo essere giunte a San Pietroburgo per eredità) connotate da movimento, sentimento e varietà sono accostate a Le Grazie con Cupido più austere, semplici e rigorose del danese, fanno da corona quattro figure danzanti di Thorvaldsen, Gaetano Matteo Monti e Canova di cui splendida la Danzatrice con dito al mento.
Dal salone si dipanano le altre 16 sezioni da ‘Gli autoritratti’ che ne evidenziano le diversità nell’aspetto: Canova (di statura media, snello, piuttosto calvo, dallo sguardo dolce e penetrante da cui traspaiono una profonda vita interiore e una grande bontà e generosità, così lo descrive Francesco Hayez) nell’Autoritratto degli Uffizi, pur essendo già affermato come scultore, preferisce presentarsi come pittore, attività cui dedica i momenti di riposo in cui, sempre per diletto, crea anche bassorilievi in gesso da regalare, mentre Thorvaldsen ha lasciato disegni più intimi del suo bel volto nordico incorniciato da folti riccioli romanticamente scomposti. Tuttavia, l’immagine che di loro sarà riprodotta è quella dei loro busti di marmo idealizzati e auto celebrativi, autoritratti ufficiali, come ad esempio Antonio Canova sedente in atto di abbracciare l’erma fidiaca di Giove di Giovanni Ceccarini che trasfigurandolo lo raffigura come una divinità capace di infondere vita al marmo.
Il numero dei ritratti di Canova aumenta in maniera proporzionale al diffondersi della sua fama: molto diversi gli uni dagli altri, alcuni ne evidenziano le sue qualità umane come semplicità e umanità e molti sono poi tradotti in incisioni.
La sezione ‘Ritratti in scena’ evidenzia l’aspetto celebrativo con gli artisti in ricchi abiti da cerimonia: Antonio Canova nei ritratti di François-Xavier Fabre è annoverato tra le grandi glorie dell’italianità insieme a Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo.
Anche l’immagine delle loro opere più famose è stata moltiplicata in tutto il mondo sia durante la loro esistenza sia dopo contribuendo a perpetuarne la memoria.
Numerosi ‘I ritratti come specchio di un’epoca’ con cui i due artisti ci restituiscono le fisionomie e le psicologie dei personaggi più illustri del tempo. Varie le tematiche care a entrambi come la dea Venere che Canova rende più come donna mentre per il danese resta una divinità o il dio Amore nelle vesti di Cupido o di Amore e Psiche: splendido confronto fra Canova in cui il punto focale è la contemplazione della farfalla, simbolo dell’anima, e Thorvaldsen che imprime una grazia più distaccata nell’atto di contemplare la tazza della verità… fino agli straordinari gessi dei bassorilievi Rezzonico (incentrati sulle figure di Omero e Socrate) di Fondazione Cariplo.
Con questa affascinante iniziativa Milano anticipa i festeggiamenti relativi ai 200 anni dalla morte del genio di Possagno coinvolgendo pure la GAM con un’analisi sulla poetica canoviana tramite la mostra “Canova. I volti ideali” attraverso cui si evidenzia come l’artista nel suo percorso dal ritratto alle “teste ideali” abbia declinato diverse sfaccettature di bellezza femminile per magnificarne anche l’anima.
Un viaggio rasserenante che evidenzia l’intramontabile potere catartico del bello!
Wanda Castelnuovo
mostra visitata il 24 ottobre 2019
Dal 25 ottobre 2019 al 15 marzo 2020
Gallerie d’Italia – Piazza Scala
Piazza della Scala 6, Milano
Orari: da martedì a domenica 9.30-19.30 salvo giovedì 9.30-22.30
Info: www.gallerieditalia.com
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