Linee sfocate, fenomeni luminosi, vedute suggestive, non sono solamente le geniali intuizioni dell’Impressionismo ma potrebbero essere anche gli effetti dell’aumento delle polveri nell’aria, dovute alla prima rivoluzione industriale. A sostenerlo da diverso tempo, Jonathan Ribner, critico e professore alla Boston University, riguardo al «Turismo della nebbia» che portava i pittori francesi a Londra, «Deliberatamente per vedere la nebbia, perché amavano gli effetti atmosferici». Secondo Ribner, infatti, l’inquinamento «Fa apparire gli oggetti più confusi, offusca i loro bordi, riflette la luce visibile di tutte le lunghezze d’onda, fa apparire una scena più bianca».
A supportare la tesi di Ribner, uno studio recentemente pubblicato da PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences. Il gruppo di studiosi ha analizzato più di 100 opere, realizzate tra il 1796 e il 1901, per fornire riscontri empirici alle pioneristiche affermazioni di Ribner, osservando come esista una correlazione che va oltre l’evoluzione artistica e lo stile, poiché i dipinti riflettono le differenze nella quantità di cenere e fuliggine presenti nei cieli di Londra e Parigi, industrializzate in tempi diversi.
«avoro sull’inquinamento e, vedendo i dipinti di Turner, Whistler e Monet alla Tate di Londra e al Musée d’Orsay di Parigi, ho notato trasformazioni stilistiche nelle loro opere », ha dichiarato alla CNN Anna Lea Albright, ricercatrice post-dottorato per Le Laboratoire de Météorologie Dynamique presso la Sorbonne University di Parigi e coautrice dello studio. «I contorni dei loro dipinti divennero più foschi, la tavolozza apparve più ampia e lo stile cambiò da più figurativo a più impressionistico: questi cambiamenti si accordano alle modalità con cui l’inquinamento atmosferico influenza la luce».
La critica più reazionaria non smentisce le osservazioni basate sui dati scientifici piuttosto nega che tali innovazioni pittoriche, a partire da Turner, siano frutto di una mera osservazione dei fenomeni industriali. Aldilà delle contese critiche, il legame tra natura e arte trova ulteriori testimonianze, specialmente a fronte delle proteste ambientaliste che imperversano nei musei.
È ironico, quasi da contrappasso dantesco, come una situazione di aumento dell’inquinamento possa ispirare tali capolavori e, al tempo stesso, essere motivo di quadri imbrattati e secchiate di vernice sul Palazzo Vecchio di Firenze. Sicuramente l’arte ha sempre intercettato il sentimento comune e i problemi della società, tanto da risultare profetica, come nel caso dell’ultima definizione del museo da parte dell’ICOM: «Il museo è un’istituzione permanente […] i musei promuovono la diversità e la sostenibilità», datata il 24 agosto 2022.
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