Ave Maria piena di grazia e piena di cose, alle quali vieni associata con piacere. Che sei dipinta su così tante tele o tavole che in effetti è meglio poter distinguere e nominarti diversa quasi ogni volta, pregandoti di aver pazienza. Madonna della Mela è quella del Bellini, ed è ovvio che il bambino regge in mano il frutto simbolo del peccato. Maria non lo guarda e sembra quasi volerglielo sottrarre, come se servisse a scongiurare la prevista tragica sorte.
E della Mela è anche la Madonna di Luca della Robbia, ovviamente nata da quelle terracotte invetriate che nel maestro erano così frequenti e note che furono per sempre dette robbiane.
Ma se esiste la Madonna della Mela potrebbe esserci forse anche quella della Melagrana: ed eccola che compare. L’autore è Sandro Botticelli e la melagrana pare avere un significato importante: indica addirittura regalità , proprio come ricorda la coroncina con la quale termina il suo calice fiorale in posizione apicale. Ma i rimandi sono anche quelli dell’abbondanza e della fecondità , di unità dei suoi discepoli nella chiesa, tutti racchiusi nel guscio come i suoi succosissimi chicchi acidi. E poi ancora la melagrana sottintende il sacrificio di Cristo rivisto nei suoi frutti rossi, simili al colore del sangue che scorre e che il nostro Signore è costretto a versare per sorte. Povero Gesù, e che tortura deve soffrire. Meglio berci sopra qualcosa, penso, ed ecco allora la Madonna dell’Uva. Per mano stavolta di Pierre Mignard, ma di nuovo il frutto è quello rosso scuro, che rimanda comunque al suo necessario sacrificio. E anche l’uva richiama l’adesione alla chiesa, perché del resto Gesù è la vite e noi i tralci, e chi rimane in lui porta molto frutto. Così almeno venne detto nell’ora della Passione ed è ben chiaro nell’affresco del Lotto a Trescore*.
Dunque abbiamo melagrana, mela e uva: manca la Madonnna della Pera. E prontamente ci pensò Albrecht Dürer, con una Santa Vergine che con la sinistra la impugna, mentre con l’altra regge il bambino che a sua volta tiene un piccolo fiore, simbolo del matrimonio mistico con la madre. Anche in questo caso la pera è una variante che rimanda al peccato originale, giusto per non dimenticare. L’opera, qualcuno fa notare, ha una composizione opposta a quella della Madonna del Garofano dell’Alte Pinakothek di Monaco, dove la pera viene retta da Gesù bambino mentre la Santa Vergine impugna il fiore. E del Garofano era anche una delle Madonne di Leonardo, se ben ricordo, con la bella veste e le ampie pieghe del suo mantello. Rimaniamo in tema ma cambiamo vegetale: la Madonna della Rosa del Parmigianino è un capolavoro sensuale e divino, che più che madre e figlio, paiono Venere e Cupido. Gesù ci guarda, tiene il globo e le offre il fiore, passandole sotto a un braccio in modo contorto e originale. E la Madonna elegantemente vestita lo prova ad afferrare.
Ampliando il globo o forse il cerchio, possiamo anche includere la Madonna del Rosario del Caravaggio. Con Maria e il bambino sotto al solito drappo rosso, accerchiati da Santi domenicani e altri frati, insieme al donatore e a vari fedeli. Quindi, riassumendo, abbiamo principalmente fiori e frutti, per adesso. Servirebbe un contenitore: prendiamolo dalla Madonna della Cesta, del Correggio. Dove Maria finalmente accenna un sorriso, pensando forse al ricco bottino. In verità è intenta a vestire il Cristo fanciullo con una camicia azzurra, fresca di cucitura, mentre alle spalle San Giuseppe al lavoro, concentrato, non se ne cura.
Verrebbe voglia di fermarsi qui ma la cronaca prosegue. E allora mettiamo comodi sulla Seggiola della Madonna di Raffaello, e beviamo qualcosa di caldo ancora dalla Scodella di quella del Correggio. E ammiriamo da seduti la Siepe della Madonna del Foppa e l’Abete di quella di Lucas Cranach. Mentre non vola la Colomba in Piero di Cosimo e nemmeno il Cardellino che afferra attento San Giovanni, da un’idea di Raffaello.
Infine c’è il libro della Madonna di Botticelli, che pare un libro d’ore, destinato alle preghiere quotidiane. Ma visto che nemmeno Gesù lo legge, e si volta verso la mamma, conviene voltare pagina e finire questa storia.
*L’Oratorio Suardi a Trescore Balneario, Bergamo.
Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che l’arte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle.
IG: dallapartedel_drago
Carmine e Celestina sono due "scugnizzi" che si imbarcano su una nave per l'America. La recensione del nuovo (e particolarmente…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrĂ luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…
10 Corso Como continua il suo focus sui creativi dell'arte, del design e della moda con "Andrea Branzi. Civilizations without…
Visualizza commenti
In realtĂ per la madonna con bambino e pera non ci pensa Durer, in quanto prima di lui ci aveva pensato sempre Giovanni Bellini giĂ 15 anni peima con la cosiddetta Madonna con bambino di Alzano, 1490, esposta nella Pinacoteca dell'Accademia Carrara di Bergamo.
Grazie Giacinto. Nicola